Ottime notizie per tutti coloro che sono rimasti intrigati dal primo episodio di American Gods! Abbiamo già il rinnovo per la seconda stagione, grazie a Starz, che lo ha annunciato la scorsa settimana. The Secret of Spoons è un altro strano, ma intenso episodio nel quale ci addentriamo un po’ più nella trama; i nostri protagonisti si lasciano alle spalle la tomba di Laura, la moglie infedele di Shadow Moon e si dirigono verso il cuore dell’America, iniziando dalla Città del Vento: Chicago.
A Chicago incontriamo un po’ di divinità, prima tra tutti Media – un’indimenticabile Gillian Anderson perfetta nel suo ruolo – che cerca di attirare Shadow Moon dalla parte delle nuove divinità. Invece insieme a Mr. Wednesday facciamo la conoscenza di Czernobog (interpretato da un grottesco Peter Stormare), intimidatorio quanto intrigante, costui è un dio Slavo che potremmo tradurre con “Dio Nero” e di solito è messo in contrapposizione con il fratello Belobog, citato più volte, che noi invece chiameremmo il “Dio della Luce”. Forse l’introduzione di questo personaggio e delle “Sorelle” è il punto più dolente di tutto questo episodio di American Gods, in quanto a meno che lo spettatore non sia un appassionato di mitologia globale, difficilmente riesce a cogliere le sfumature di queste divinità e soprattutto a riconoscerle. Anche le tre sorelle non sono di facile individuazione, si chiamano Zorya e anche loro fanno parte della mitologia slava: sono delle dee guardiane che proteggono la terra dal mastino del giorno del giudizio, chiamato Simargl. Nella mitologia questa bestia sarebbe legata alla Stella Polare, nella costellazione dell’Orsa Minore, e se dovesse mai liberarsi divorerebbe la costellazione e l’universo andrebbe incontro alla sua fine. Le tre sorelle Zorya sono: Zorya Vechernyaya, la Stella della Sera, Zorya Utrennyaya, la Stella del Mattino e Zorya Polunochnaya, la Stella di Mezzanotte, ed è proprio quest’ultima a non fare la sua apparizione in quanto è quella che cercano di non svegliare.
Il tema dell’episodio è chiaramente il razzismo ed è introdotto da un bravissimo Orlando Jones nei panni di Anansi, un Dio dell’Africa occidentale, il quale aizza i prigionieri di una nave negriera olandese a darle fuoco con un discorso sul passato, presente e futuro dell’Uomo Nero negli Stati Uniti d’America, alla fine del quale lui riesce comunque a sbarcare su suolo americano. Ed in effetti, proprio come predetto da Anansi, anche Shadow Moon deve piegarsi ed “essere fottuto” dall’uomo bianco, in questo caso Mr. Wednesday, che pur di vincere l’appoggio di Czernobog nella sua guerra è disposto a mettere a repentaglio la vita del suo aiutante. Sono piuttosto sicura – come immagino tutti voi, anche quelli che non avessero letto il libro – che le cose evolveranno per il meglio per il nostro eroe, visto che trovo difficile uccidere il protagonista principale al terzo episodio con già una seconda stagione ordinata.
Ed infatti nel terzo episodio di American Gods, intitolato Head Full of Snow, Shadow Moon riesce a sfuggire al suo destino di morte e ad incontrare Zorya Polunochnaya, l’ultima delle tre sorelle, che per fortuna ci spiega anche un po’ la mitologia dietro questi personaggi. Continuo a credere tuttavia che questa spiegazione sarebbe stata molto più utile nell’episodio precedente piuttosto che in questo. La conoscenza non è l’unico dono che l’ultima delle sorelle Zorya fa a Shadow, ma gli regala anche la consapevolezza di aver cominciato a credere non solo nel potere di Mr. Wednesday, ma soprattutto nel suo di potere. “You are on a path: from nothing to everything”, ora Shadow Moon deve solo scoprire quale sia il suo “tutto”. Certo che portare un non credente ad essere credente deve dare una carica di potere non indifferente in questo mondo dove la fede è tutto, ma questo non è ancora molto chiaro. Anche Mr. Wednesday scopre un pochettino le sue carte e confessa la sua più grande paura: essere dimenticato. E ormai abbiamo capito che quello di cui ha più bisogno una divinità è la fede, qualche essere umano che creda in loro ciecamente, ed in questa prospettiva niente può essere più terrificante dell’essere messo da parte dall’umanità.
Il momento centrale dell’episodio non appartiene ai due protagonisti, ma ad una vignetta su un’altra divinità: il Jinn. La storia di Salim e del Jinn è quella di due persone che trovano l’una nell’altra una comprensione quasi immediata: Salim riconosce la parte divina del Jinn, grazie a dei vecchi racconti di sua nonna. Ma la sua comprensione non si ferma qui, infatti oltre a riconoscere chi e cosa sia, ne comprende anche il valore come divinità e lo accetta come entità a cui vale la pena riporre la propria fede. Il Jinn invece comprende la natura omosessuale di Salim e soprattutto la sua difficoltà ad essere accettato. Non è molto chiaro se il ragazzo non sia accettato solo nella cultura mussulmana o anche in quella americana; personalmente io ritengo che questo senso di estraneità sia dovuto ad entrambe. Come per la Regina di Saba, anche questo momento di lussuria del Jinn è assolutamente rivolto verso se stesso e non verso il benessere dell’essere umano che si trova con lui. Tuttavia in questo caso, sembra che l’anonimato che ne ricava Salim da questo incontro sia proprio quello di cui aveva bisogno, quindi tutto sommato in questo caso entrambi gli interessati ricevono un beneficio da questa adorazione.
Arrivati ormai al terzo episodio abbiamo molto chiaro come stiano andando le cose nella società moderna, infatti tutti i Vecchi Dei che stiamo incontrando, li vediamo in condizioni di povertà assoluta, cercano in tutti i modi di raccattare qualche granello di fede dall’umano di turno su cui riescono a mettere le mani. In un certo senso queste vecchie divinità sono alla ricerca del loro posto in questo nuovo mondo, nell’evoluzione della società, e stanno avendo molta difficoltà a trovarlo. Invece ogni volta che vediamo uno dei Nuovi Dei (Media e Technical Boy ne sono esempi lampanti) questi sono in una situazione di agio e ricchezza, venerati da milioni di persone senza che queste ne siano effettivamente a conoscenza. La contrapposizione ormai è netta e visibile. Ed è chiaro anche che Mr. Wednesday sta disperatamente cercando di ricordare non solo ai suoi compari, ma anche a se stesso, che un altro stile di vita è non solo possibile, ma anche raggiungibile.
Un altro aspetto da menzionare assolutamente è la bellezza cinematografica di American Gods. Le scene, le scenografie e gli effetti speciali sono assolutamente da togliere il fiato, di una perfezione straordinaria ed è proprio quello che ci aspetteremmo da una serie che parla di divinità.