Per il suo ultimo giro di boa, Banshee torna ad essere la serie tv che abbiamo sempre amato, torna a rivestire i panni di serie tv cruenta e spietata, e per questo sono genuinamente esaltata. Allo stesso tempo, mi sembra anche impossibile che siamo arrivati a metà della stagione conclusiva; ora più che mai i quattro episodi che rimangono mi sembrano davvero pochi per terminare tutti gli archi narrativi – considerate le scoperte fatte in questa puntata così mozzafiato. Ma forse, questa è solo la parte nostalgica di me che sta parlando, quella parte di me irrazionale che vorrebbe che Banshee non finisse mai. Quando una serie tv che amiamo giunge al termine ci piace ricordarci che ogni cosa belle deve finire ed è così anche in questo caso. Io me lo ricordo, ma non sempre lo accetto… soprattutto quando posso godere di un’ora di televisione così ben fatta.
In Innocent Might Be a Bit of a Stretch ho percepito la stessa perfezione raggiunta nella scorsa stagione, quel perfetto equilibrio tra scene toccanti e assolutamente malate, cosa che, secondo me, racchiude alla perfezione il cuore della serie.
Il citazionismo in Banshee non finisce mai: mentre veniamo a scoprire che gli omicidi delle giovani donne sono ad opera di una setta satanica, per un attimo ho avuto la sensazione di trovarmi catapultata nell’universo di Hannibal, dove Mads Mikkelsen sforchettava carne umana con la maestria di un artista. Bella, bellissima scena, suggestiva ed evocativa, che ha instillato nel pubblico il dubbio che ci possa essere uno sfondo di cannibalismo. L’assassino di Rebecca, dunque, non è qualcuno di nostra conoscenza e questo non può che farci piacere. Dopo soprattutto una seconda puntata troppo incentrata su Rebecca, che aveva fatto storcere il naso in primis a me che avevo visto gli equilibri e le priorità della serie completamente sballati. Adesso invece mi rendo conto che la strada imboccata permette di ampliare la storia da narrare e permette di presentare dei nuovi personaggi e di inserirli non solo in un contesto già esistente, ma di renderli circoscritti al loro ruolo. Essendo una stagione conclusiva, non possono aprirsi troppe domande perché il rischio è quello di non trovare mai la risposta. E dunque, non ci importa tanto sapere qual è l’origine di questa setta satanica ma piuttosto che fine gli faranno fare Proctor e Hood quando li avranno scoperti. A Banshee, alla fine dei conti, i personaggi vengono presentati senza dare troppe informazioni sul loro passato, te li inseriscono nella storia e te li fanno piacere (o dispiacere, a seconda dei casi), senza troppi fronzoli di specie, ma lo fanno perché è quello che vogliono.
Sta succedendo anche con la nuova arrivata Veronica Dawson, interpretata davvero bene da Eliza Dushku. Considerandola nel suo insieme, la Dawson è sicuramente il tipico personaggio alla Banshee, di quelli che ami e odi allo stesso tempo; l’ennesima donna con le palle che fumano che arriva giusto in tempo per mettere i bastoni tra le ruote. Poco da dire, su di lei, se non che non vedo l’ora di vederla in azione, più infognata nelle questioni di Banshee che, lo sappiamo, sanno risucchiare il corpo e l’anima.
E in fatto di donne cazzute, Carrie si conferma ancora come miglior personaggio della puntata. Forte e decisa, anche lei ha imboccato la strada dell’autodistruzione che prima o poi tutti si trovano a percorrere quando raggiungono quella città, ma lo sta facendo in maniera così perfetta e così pulp che quasi non vedo l’ora di vederla crollare sotto il peso di ogni azione che sta compiendo. Perché, distruggere il laboratorio di meth di Proctor dopo che quest’ultimo aveva fatto progetti con il cartello, avrà le sue conseguenze, date retta a me! Il duo Carrie/Job attualmente è il mio preferito. La forza e la fragilità che si scontrano, che si mescolano, perché nella forza di Carrie sono contenute tutte le fragilità nel mondo e nelle debolezze di Job si manifesta tutta la forza che questo personaggio ancora conserva.
Vediamo anche il padre di Maggie, suocero di Calvin, capo del culto ariano, che fino ad adesso abbiamo conosciuto solo per fama. Vedete come Banshee riesce a tirare fuori il meglio da quello che ha? E infatti è qui che io riconosco la serie che ho amato, nelle relazioni familiari disfunzionali, nei padri patriarchi, in Hood che se le scopa tutte, in Carrie che sfoga lutto e la rabbia in azioni a dir poco magnifiche, in Burton che si toglie gli occhiali e tutti sappiamo quello che significa. Vorrei che Banshee si concentrasse di più su questi aspetti e che l’assassinio di Rebecca diventi un mezzo per tirare fuori queste cose piuttosto che la colonna portante dello show.
Nel salutarvi, infine, vi invito non solo a farmi sapere la vostra opinione sull’andamento della stagione, ma anche di passare dalle nostre amiche di Banshee Italia.