Banshee – un capolavoro da non perdere

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Non è semplice parlare di Banshee e rendere piena giustizia a quella che è una delle serie migliori degli ultimi anni, ma vale la pena provarci per celebrarne la chiusura e farlo conoscere a chi non l’ha ancora visto. Creato da David Schickler e Jonathan Tropper, prodotto da Alan Ball (True Blood) e in onda sulla rete Cinemax per quattro brevi ma intense stagioni, questo show vede un ex galeotto (interpretato da Antony Starr) arrivare nella piccola cittadina di Banshee per ritrovare l’amata Ana (Ivana Miličević) e prendere – un po’ per caso e un po’ per azzardo – l’identità del nuovo sceriffo della comunità, Lucas Hood. Ma Banshee non è la classica tranquilla cittadina della provincia americana che siamo abituati a vedere lucas hoodin tanti film e serial tv, poiché in essa convergono più forze ed è teatro di scontro tra fazioni assetate di potere: in uno scenario in cui la polizia non ha vita facile, la fanno da padrone pericolosi nativi americani, gangster vendicativi, neonazisti invasati, Amish e Mr. Proctor, un uomo che merita un capitolo a sé.
Già, perché una buona parte del fascino di questa serie sta proprio in quello che è l’antagonista per eccellenza che ne attraversa serafico le stagioni, vedendo passare davanti ai propri occhi mille pericoli e rimanendo sempre una certezza e un pilastro per la comunità: Kai Proctor (magnificamente interpretato dal danese Ulrich Thomsen) è un self-made man che, cresciuto nella bigotta comunità Amish della cittadina, ha avuto il coraggio di allontanarsi da essa e l’astuzia per diventare un ricco commerciante di carne invischiato in affari tutt’altro che leciti. Kai non è il solito cattivo monodimensionale che troppe volte abbiamo visto, Kai è in primis un uomo tutto d’un pezzo che è stato costretto dalla vita a compiere scelte dure e infelici e che conosce solo la legge del più forte per mantenere il proprio status sociale e per sopravvivere in un mondo dove il pesce più grande mangia quello più piccolo. Ad accompagnarlo costantemente come fidi segugi ci sono l’inquietante assistente Burton, ovvero l’ultima persona al mondo che vorremmo trovarci contro in una rissa, e la graziosa e giovane nipote Rebecca che, scappata anch’ella alla propria comunità d’origine, ha trovato nello zio una sorta di figura paterna verso la quale ha una mal celata e ricambiata attrazione.
A parte Proctor, anche altri personaggi meritano di essere citati: Hood, Ana, Sugar, Job e Brock su tutti, entrano nel cuore dello spettatore. Lucas Hood, l’alias con cui conosciamo il nostro protagonista “senza nome”, è un duro dal cuore d’oro. Un uomo di poche parole e molti fatti che si ritrova a diventare per caso tutore della legge dopo 15 anni passati in prigione e che arriva in città con lo scopo di riprendere con sé l’adorata partner di vita e furti Anastasia, ormai madre e moglie sotto falsa identità e con una vita nuova di zecca. Lucas e Ana (o Carrie, come ci tiene lei stessa a precisare nel series finale) sono una coppia legata da un sentimento profondo, ma anche due persone che il tempo e le traversie della vita hanno cambiato profondamente: lui intento a lottare per ciò che era suo e sempre più invischiato nella nuova professione di sceriffo e lei decisa a mantenere in vita l’esistenza che si è faticosamente costruita lontano dalle proprie origini, ma consapevole che il passato – nel bene o nel male – può affacciarsi da un momento all’altro a reclamare ciò che gli spetta.
A rendere le cose un po’ più leggere ci sono i due sidekick dei nostri, pronti ad aiutarli quando necessario. Job e Sugar sono due opposti che trovano una dimensione di rispetto e stima reciproca e che non si risparmiano mai quando si tratta di dare una mano contro i bad guys che infestano la cittadina. Job, genio informatico sboccato ed estroso nelle sue mille mise, è l’artista della fuga nonché l’eccellente picchiatore che tutti vorrebbero avere al fianco in caso di bisogno, mentre Sugar è il classico barista bonaccione ma saggio che non vede l’ora di ritirarsi in una meritata pensione.
Brock, invece, poliziotto integerrimo e aspirante sceriffo con un’iniziale diffidenza verso i modi e la figura di Hood, entra nel cuore proprio per l’intera sua essenza. Ligio al dovere, oltremodo innamorato di Banshee e intenzionato ad estirparne la criminalità, dà tutto se stesso alla causa sino a capire che a volte il pugno duro è l’unica arma vincenteProctor Rebecca in certe situazioni: Brock è un nemico-amico per Hood, di cui è l’opposto, ma anche il riflesso.
A gravitare attorno ai nostri, tanti personaggi che lasciano il segno come il temibile Albino, il vendicativo gangster russo Rabbit, l’erculeo indiano Chayton e il fanatico neonazi Calvin, solo per citarne alcuni. Banshee non è una serie per tutti: sesso, violenza e crudezza uniti ad un netto gusto per l’eccesso sono il marchio di fabbrica di uno show costruito sulla polvere e sul sangue, su personaggi veri nella loro finzione e su una cittadina che sembra chiamare a sé tutti i mali del mondo, quasi sorgesse su una delle Bocche dell’Inferno. E difatti, alla fine spunterà anche una ex Cacciatrice a fare la sua parte: l’agente Veronica Dawson interpretata dalla bella Eliza Dushku, alias Faith in Buffy the Vampire Slayer.
Da non perdere, per i fan più accaniti, la webserie Banshee: Origins che ci narra retroscena inediti di trama e personaggi (la trovate qui).

Vi lascio con due bellissimi video fanmade, il secondo dei quali realizzato da Banshee Italia, che ringraziamo per aver collaborato con noi.

About Clizia Germinario

Grande appassionata di cinema, serie tv e cucina, ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dei telefilm a fine anni ’90, ma ne sono diventata addicted solo diversi anni dopo. Non ho un genere preferito, pur avendo una spiccata predilezione per gli show (come i film, del resto!) che parlano di vampiri e licantropi o, più in generale, di soprannaturale: non per niente il mio serial preferito è l’ineguagliato “Buffy the Vampire Slayer”.

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