Non è semplice dire addio a Bates Motel, una serie che è durata ben cinque stagioni ed è sempre stata caratterizzata da grande qualità di scrittura ed interpreti. Trasmessa dal piccolo network A&E e scritta dal geniale Carlton Cuse (Lost, The Strain), è partita sin da subito con delle curiose premesse: essere una sorta di prequel/reboot del celebre film Psycho di Hitchcock e al contempo discostarsene con una versione diversa ed originale della storia di Norma e Norman, per giunta ambientata ai giorni nostri. Se nel film abbiamo visto e conosciuto solo lo psicopatico Bates, nella serie vediamo lo svilupparsi del suo rapporto con l’iperprotettiva madre Norma: Bates Motel è un viaggio nella psiche dei due protagonisti, che sono costantemente uniti da un rapporto morboso ed ossessivo, (a volte) quasi ai limiti dell’incesto.
L’eredità era pesante, ma la sfida può dirsi vinta? Certamente sì! In una manciata di anni e cinque riuscite stagioni, abbiamo assistito al lento ma inesorabile declino mentale del povero Norman che, in fondo ragazzo di buon cuore, è stato schiacciato da pesanti disturbi mentali mal curati e da una figura materna oppressiva ed ingombrante.
Ma non è solo questo arduo percorso che rende questa serie una piccola chicca nel ricco panorama seriale degli ultimi anni: le vicende personali dei due protagonisti si fondono perfettamente con quelle della piccola cittadina in cui abitano. White Pine Bay è uno scenario portuale apparentemente insignificante, ma che in realtà apporta molto allo show: Norma (la divina Vera Farmiga) e Norman (il giovanissimo e promettente Freddie Highmore) hanno costantemente a che fare con altri abitanti della cittadina o con i semplici viaggiatori di passaggio che contribuiscono a far progredire la vicenda che questo serial racconta.
Stagione 1 – Norma e Norman si trasferiscono a White Pine Bay con la speranza di poter avere una vita felice gestendo il motel appena acquistato dalla donna, sfortunatamente le premesse non sono le migliori e si troveranno a fronteggiare molteplici drammatiche situazioni.
Stagione 2 – le ripercussioni della morte della signorina Watson si fanno sentire e, nel frattempo, una drammatica storyline coinvolge anche la figura della giovane Bradley.
Stagione 3 – l’arrivo in città di Caleb, fratello di Norma colpevole di un crimine indicibile, sconvolge ancora una volta la tranquillità cittadina, mentre Dylan è sempre più coinvolto nel suo giro di attività illegali.
Stagione 4 – è la stagione della presa di coscienza, quella in cui Norman cerca di affrontare i suoi problemi con l’aiuto di un terapista. Il punto di rottura è dato dall’inaspettato a drammatico finale, arrivato prima di quanto tutti si aspettassero.
Stagione 5 – rappresenta una moderna rilettura di Psycho, che viene raccontato sotto una luce nuova, moderna e diversa.
Bates Motel è un continuo crescendo che fa incominciare la nostra storia in un momento in cui Norman è ancora – più o meno – innocente, in cui il suo disturbo non è ancora così conclamato e in cui Norma pensa seriamente di poter cambiare vita in meglio dopo tante sofferenze. Le cose si fanno man mano sempre più oscure e il nostro viene risucchiato da una realtà molto complessa per essere White Pine Bay un piccolo paese di provincia: Norman è costantemente in bilico tra il mondo che ha tra le mura domestiche e in cui sua madre vorrebbe (un po’ inconsapevolmente) confinarlo e la realtà che lo chiama a gran voce. Norma è parte integrante e pedina inconsapevole del progressivo crollo mentale del figlio: il suo amore ossessivo ed eccessivo, la sua voglia di tenerlo con sé e di proteggerlo da tutto e tutti (e tutte, in particolare!) sono elementi fondamentali per lo svolgersi della vicenda.
Ma madre e figlio non sono gli unici personaggi memorabili di questa serie: lo sceriffo Romero (Nestor Carbonell), Dylan (Max Thieriot), la dolce Emma (Olivia Cooke), Chick (Ryan Hurst), Caleb (Kenny Johnson) e Bradley (Nicola Peltz) – tanto per citare i più iconici – sono importanti tanto quanto i due protagonisti e contribuiscono a dare vita alla vasta umanità che incrocia la strada dei Bates e che finisce per modificarne inevitabilmente le vite.
Bates Motel si ispira a Psycho, ma è un qualcosa in più: una rilettura più ampia che non annoia mai grazie alle tante storyline afferenti ai tanti personaggi che si sono susseguite nello show nel corso delle stagioni. Persino l’iconica scena della doccia ha subito una modifica sostanziale rispetto all’originale, senza per questo risultare sminuita o meno cruda. E anche Marion Crane, iconica vittima di Norman qui interpretata dalla pop star Rihanna, subisce un destino ben diverso dal suo alter ego cinematografico.
Insomma, questo show è e non è Psycho: vuole essere in parte un omaggio al capolavoro di Hitchcock – da notare anche come in casa Bates si respiri un’atmosfera anni ’60 che si riflette in parte nel vestiario di Norma – e in parte un qualcosa di estremamente diverso. Anche il riuscito finale si discosta nettamente dal suo predecessore e ci regala una chiusura cupa, ma al contempo un piccolo spiraglio di sole. In cinque stagioni questo show ha avuto il pregio di aggiornare alla contemporaneità una vicenda dai toni orrorifici, affiancarla ad una serie di intriganti storyline e, avvalendosi di un cast d’eccezione, dare vita ad un prodotto memorabile nel suo genere e nei suoi intenti.
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