Il secondo episodio della terza stagione di Better Call Saul, “Witness”, ci fa entrare immediatamente nel vivo della narrazione, presentandoci ben due colpi di scena che sicuramente caratterizzeranno la trama di quest’anno.
Chi, come me, era rimasto perplesso dalle scene che nella première avevano visto Mike protagonista ha già avuto una mezza risposta al quesito. Difatti, non solo la sua storyline si è finalmente riunita a quella di Jimmy, sebbene in modo parziale, ma abbiamo avuto anche il piacere di rivedere una faccia nota prima del previsto; gli autori avevano già preannunciato che avremmo rivisto Giancarlo Esposito nei panni di Gus Fring, vero e proprio colosso di Breaking Bad, ma di sicuro quasi nessuno si aspettava che questo grandioso momento arrivasse così in fretta. Neanche a metà episodio, invece, ecco fare capolino l’insegna di Los Pollos Hermanos, seguita, poco dopo, dal volto familiare del nostro boss preferito. Ovviamente non si smentisce mai e la manfrina recitata da Jimmy non lo inganna, anzi, è celere nello scoprire il collegamento fra i due: quali saranno i suoi piani? Ed il suo impero a che punto è arrivato? Di sicuro la sua introduzione cambia le carte in tavola e fa entrare il gioco nel vivo.
Per quanto concerne Jimmy, invece, in questo episodio il protagonista ha dovuto soffrire un duro colpo, con la scoperta che Chuck, il fratello da lui sempre idolatrato ed ammirato, ha usato metodi sporchi tanto quanto i suoi per ottenerne la confessione e poi per usarla a suo vantaggio, in maniera perfettamente legale (ah, l’abilità di manipolare le leggi da parte di coloro che le conoscono è precisa e puntuale!). Più che i dilemmi legali, che certo non vanno sottovalutati, quello che fa e farà più male a Jimmy è la consapevolezza che il legame fraterno è davvero ai minimi storici. Il tradimento brucia e continuerà a bruciare e chissà che non sia proprio questo il motore definitivo per abbandonare il nome con cui lo stiamo conoscendo e trasformarsi in Saul Goodman.
A parte le speculazioni sul futuro, trovo sia opportuno notare come la rappresentazione che gli autori continuano a darci di lui sia volutamente ambivalente. Difatti, tralasciando la sua tendenza ad agire al di fuori da ogni regola, Jimmy è gentilissimo con i suoi anziani clienti, badando parecchio al rapporto umano, si preoccupa per Kim ed è il primo fra i due a voler dare una chance alla segretaria, dandole immediata fiducia. Potrà anche avere una morale un po’ ambigua, ma chi ha un po’ di familiarità con l’universo di Breaking Bad sa che il cattivo non è di certo lui. La stessa Kim, che ha un senso del giusto ben più ferreo, in questa circostanza non riesce a rimproverarlo dell’ingenuità commessa e, anzi, gli offre subito appoggio. È evidente che la loro partnership non potrà durare a lungo, viste le divergenze strutturali che li caratterizzano, ma i suoi tentativi di apertura meritano di essere riconosciuti.
In conclusione, l’episodio è stato ben calibrato e ha mantenuto l’elevato standard qualitativo cui lo show ci ha abituati finora. La lentezza eccessiva che poteva talvolta essergli rimproverata in passato sembra ormai definitivamente alle spalle, quindi aspetto con ansia l’episodio della prossima settimana per scoprire gli sviluppi di entrambe le vicende, quella di Mike e quella di Jimmy (ormai quasi due co-protagonisti!).
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