Almeno fino alla metà di “Sabrosito”, quarto episodio di questa terza stagione di Better Call Saul, la sensazione è di essere stati nuovamente catapultati in Breaking Bad.
Tantissimi volti noti ai nostalgici del famoso show AMC appaiono sullo schermo tutti quanti assieme in una sequenza di scene che ricorda più che mai la serie madre, sia per quanto riguarda colori e regia, sia a livello di atmosfera. Il consueto gioco di potere fra membri del Cartello si svolge con le consuete dinamiche e ci presenta, su lati contrapposti della scacchiera, Hector Salamanca e Gus Fring; ci viene quindi data la possibilità di approfondire le dinamiche di un rapporto conflittuale, di rivalità ed odio che i due porteranno avanti nel tempo, fino alla fine, con le conseguenze a noi ben note. La svolta arriva al termine dell’episodio, quando Fring – dopo aver dato l’ennesimo sfoggio della sua abilità di adattarsi alle situazioni, prima nel confronto con Salamanca, poi nel rassicurare i propri dipendenti – si reca nuovamente da Mike per offrigli stavolta di lavorare al suo fianco.
Questa parte della storyline è definitivamente decollata e conferma la funzione primaria di Better Call Saul: approfondire e costruire le fondamenta dell’universo di Breaking Bad, che nella serie madre ci era stato presentato già in una fase evoluta. Personaggi come Saul/Jimmy, Gus e Mike hanno un vissuto troppo interessante per vedere solo il finale del loro percorso evolutivo, e Gilligan e soci ne hanno compreso appieno il potenziale.
Dall’altro lato, il nostro avvocato e la sua situazione rimangono in pieno divenire. Le parole che ha rivolto al fratello, volutamente ambigue (formalmente le stava pronunciando lui, ma da un punto di vista sostanziale è ben possibile che si trattasse di quanto lui avrebbe voluto sentirsi dire e che Chuck lo abbia a sua volta compreso), marcano sempre di più l’avvicinarsi ad un punto di non ritorno. Lui e Kim sono sul piede di guerra, così come la HHM, e la sua metamorfosi non è ancora giunta alla fase clou. Tuttavia, data la situazione sul versante Ehrmantraut, è più che probabile che presto cominci una fase acceleratoria anche per il più giovane dei McGill, di modo tale che, nella prossima stagione, questi possa prendere il posto che gli spetta nel Breaking Bad-verse.
Con questo quarto episodio, il migliore della stagione finora, Better Call Saul conferma di essere uno show assolutamente ben fatto, nel quale una regia sapiente la fa da padrona e dove perdere anche un singolo dettaglio può fare la differenza fra l’averne capito ed apprezzato la qualità e l’averla, invece, messa da parte a causa della sua – solo in apparenza eccessiva – lentezza.
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