Siamo giunti al season finale della terza stagione di Better Call Saul, finora la migliore in assoluto da quando lo show ha debuttato per la prima volta. Ad episodi ormai terminati, sembra giusto riconoscere che la serie ha definitivamente abbandonato quella lentezza, per taluni esasperante, che ha fatto sì che gli eventi si sviluppassero con un lento climax; ormai gli eventi si susseguono ad un ritmo incalzante, perlomeno se si considerano gli standard degli show di Gilligan&co., senza però rinunciare ad un elevatissimo livello qualitativo.
Come sempre, il titolo dell’episodio parla da sé ed infatti la primissima scena di Lantern vede Jimmy e Chuck da giovani, intenti a campeggiare proprio alla luce della lanterna, con un affiatamento ormai scomparso. Con grandiosa circolarità, nelle ultime scene è proprio la lanterna a tornare a suo modo protagonista, causando l’incendio della casa di Chuck, ormai prostrato dalla malattia e privo di qualsivoglia volontà di andare avanti dopo l’allontanamento forzato dalla HHM: sarà sopravvissuto? Lo scopriremo nella prossima stagione, ma bisogna ammettere che, anche se il dolore di dire addio ad un attore del calibro di McKean sarebbe notevole, la scomparsa del suo personaggio sarebbe quella molla in più per il percorso in divenire di Jimmy.
Inoltre, la lunga sequenza di scene che lo ha visto protagonista è un grandioso tributo ad un personaggio che ha dato tantissimo allo show, complice colui che lo interpreta: seppur nel silenzio quasi totale, salvo le parole di Howard prima ed i colpi del martello poi, ogni momento è stato denso di emozioni, poiché sono stati lo stesso corpo ed il volto di McKean ad incarnare alla perfezione il tormento di un uomo giunto al limite.
In questo episodio abbiamo visto il nostro protagonista alla presa con i rimorsi delle tante malefatte commesse ultimamente, quando più che mai abbiamo cominciato a vedere l’ombra di Saul Goodman su di lui. Cerca di ricucire (vanamente) con Chuck, aiuta Kim nella convalescenza, risolve le problematiche che lui stesso aveva causato nella vita relazionale della povere Irene; tuttavia, le parole di suo fratello maggiore, sebbene pronunciate nel delirio di un uomo disperato e privo di ogni ragione per mantenersi diplomatico, fanno male nella loro veridicità: Jimmy agisce senza curarsi degli altri, poi torna e finge rimorso. Non che non lo provi davvero, ma è un sentimento fine a se stesso, poiché serve solo a tenerlo sulle spine per un po’, fino a che non torna a palesare la sua natura a scapito di qualche altro malcapitato. Ed il circolo vizioso continua, ancora ed ancora. Proprio nel loro dialogo, però, c’è la chiave del futuro del giovane McGill: stop caring, gli dice Chuck, e lui, quando abbandonerà l’identità con cui lo conosciamo ora, seguirà proprio questo dettato.
Degna di nota anche la parentesi del Cartello, con il malessere di Salamanca, sempre più arrogante e fuori di testa, e lo sguardo consapevole di Fring verso Nacho. Che abbia capito il trucco? E questo incidente quante ripercussioni avrà sul personaggio di Hector, le cui condizioni fisiche future sono ben note ai fan di Breaking Bad?
Come di consueto, Better Call Saul va visto e affrontato più che altro come un lungo film, difatti questo episodio non ha propriamente il sapore di un season finale, così come le première non danno mai esattamente l’impressione di esserlo. Quando lo show tornerà, sarà come non essersene mai andati e la continuità della narrazione regnerà sempre sovrana.
A voi è piaciuta questa stagione di Better Call Saul? Ritenete anche voi che sia stata la migliore finora? Ditemi la vostra nei commenti!