Game of Thrones non è la gallina d’oro solo di HBO, ma anche di Sky, visto che quest’ultima lo trasmette in Europa in esclusiva grazie all’accordo multimilionario sottoscritto dai due canali. Non è una sorpresa quindi, che, come la HBO sia alla ricerca del prossimo grande e planetario successo, Sky stia cercando di produrne uno proprio. Britannia, tuttavia, è molto lontano dal diventarlo, secondo me.
La serie creata da Jez Butterworth, più che prendere esempio da Game of Thrones, avrebbe forse dovuto ispirarsi a Vikings e avrebbe dovuto cercare di creare quell’atmosfera misteriosa, ma tentando di mantenere almeno una sottile patina di verità storica. Invece tutta la storia appare come un’accozzaglia di decisioni prese per motivi ignoti non solo agli spettatori, ma suppongo allo stesso autore.
Andiamo con ordine, Britannia è ambientata nel 43 d.C., quando i Romani, dopo l’invasione andata male di Giulio Cesare, decidono di riprovare a conquistare quest’isola. Roma è incarnato dal generale Aulo Plauzio (il governatore di The Walking Dead, David Morressey), mentre i Celti ci sono presentati come una popolazione divisa, a causa di conflitti interni. I Cantii, governati da Re Pellenor (Iain McDiarmid) e dall’altra parte i Regnensi con la Regina Antedia (Zoe Wanamaker). E poi ci sono i Druidi, creature misteriose, la cui lealtà e il cui vero scopo rimangono avvolti nel mistero per tutti i 9 episodi.
Potenziale sprecato.
Game of Thrones è una serie fantasy che, come già affermato da George R. R. Martin, prende spunto dalla storia europea e in particolare dalla Guerra delle Due Rose per poi ricamare sopra un mondo intero con regole proprie e altri elementi fantasy. Britannia invece, a parte azzeccare l’anno della seconda invasione romana, cioè il 43 dopo Cristo, e far comparire qualche personaggio realmente esistito, di storico non ha più nulla. E la cosa più tragica è forse che sarebbe stato meglio attenersi alla verità storica piuttosto che ricamarci sopra una storia senza capo né coda. E dire che alcuni colpi di scena sarebbero potuti essere interessanti: tradimenti, politica, accordi. Invece molto viene lasciato senza spiegazione e di conseguenza molte azioni appaiono prese a caso, senza una logica.
Ad esempio. Quali sono le vere ambizioni di Aulo Plauzio? E perché si consegna praticamente subito ai Druidi? Perché a questo punto, Veran, il leader dei Druidi non ne approfitta per aiutare i Celti a vincere anche questa invasione? Oppure ancora, perché Divis è stato allontanato dai Druidi? Qual è il suo ruolo nella storia? Per non parlare di Cait, che dovrebbe essere questa grande svolta nella lotta contro i Romani e in 9 episodi non ha un solo minuto di crescita personale, l’abbiamo vista all’inizio come una ragazzina spaventata e la lasciamo esattamente nello stesso punto, una ragazzina spaventata che non conosce il suo posto nel mondo.
Tutto questo è un peccato, perché, senza raccontare troppo, per chi deve ancora vedere la serie, ci sono tantissimi spunti per una storia eccezionale, anche alcuni colpi di scena sono davvero interessanti e sarebbero potuti davvero essere un punto di svolta per la storia in generale. Invece tutto viene spettacolarizzato, come se lo spettatore medio di oggi volesse solo violenza ingiustificata senza un minimo di contesto e/o di trama che giustifichi tale violenza.
Una lancia a favore della produzione di Britannia mi sento di spezzarla per quanto riguarda la scenografia e la fotografia: entrambe suggestive e piene di fascino e simbolismo. Proprio come ci si aspetterebbe da un mondo magico e selvaggio come deve essere stato quello dei Druidi e dei Celti.
Britannia va in onda ogni lunedì su Sky Atlantic, in Italia.