Chiamiamolo pure “Chuck Versus il decimo Anniversario.” È difficile da credere ma è passata ben una decade da quando Chuck andò in onda per la prima volta facendo conoscere questo adorabile geek della porta accanto, Chuck Bartowski, interpretato in modo indimenticabile da Zachary Levi. All’inizio del promettente episodio pilota, un’email da un vecchio amico, divenuto un agente del governo trasforma questa persona che non sfrutta appieno le sue potenzialità e che ha mollato Stanford in un semplice impiegato del Buy More che è anche la spia più pericolosa del pianeta.
Insieme alla sua bellissima responsabile della CIA/interesse amoroso Sarah (Yvonne Strahovski), al burbero partner dell’NSA Casey (Adam Baldwin), e al suo appiccicoso migliore amico Morgan (Joshua Gomez), Chuck ha passato cinque stagioni e 91 episodi ad affrontare Superman, Chevy Chase, ex-ragazze, intersect rivali, amnesia e cancellazioni. Nonostante fosse in bilico ogni anno, la piccola serie dell’NBC è riuscita a sopravvivere con l’aiuto dei panini di Subway e un fanbase molto appassionato.
Per celebrare il 10 anniversario (il 22 settembre), Entertainment Weekly ha parlato con Zachary Levi sull’interpretare l’imbracato Bond americano, diventare un’icona geek e i suoi continui sforzi per rendere un film di Chuck una realtà.
Partendo dal principio, cosa ti ha attratto inizialmente nell’interpretare Chuck Bartowski?
Voglio dire, aparte il fatto che avevo davvero bisogno di un lavoro? [Ride] L’ho letto e mi sono visto nel personaggio, mi sono relazionato con lui. Crescendo, ero un po’ un escluso socialmente, e un nerd del teatro, e non mi sentivo a mio agio tra i ragazzini popolari o in gradi di arrivare alla ragazza più bella – e porto ancora molto di questa situazione con me. Ma questo tipo aveva un buon cuore e gli succedevano di ogni e si trovava spesso in depressione non sapendo cosa fare nella vita. Anche nella mia carriera a quel punto, mi sentivo un po’ così. Ho trovato il pilot così divertente ed una cornucopia di generi. C’era azione, commedia, drammaticità, amore, mistero e sci-fi. Di tute le cose che stavo leggendo in quella stagione di pilot, questo sembrava quello con più vita e ho voluto provarci.
Quanto in fretta hai capito che voi avevate qualcosa di speciale?
Ad essere onesto, eravamo speciali, ma eravamo speciali in un modo speciale. Non eravamo un colosso nei rating, sopravvivevamo a malapena ogni stagione, e non era proprio un preferito dell’industria. Aveva un seguito cult che si è costruito ed è cresciuto e cresciuto ancora di più con Netflix. Ma penso che la prima volta che ho capito che era qualcosa almeno nei confronti di un certo tipo di fan che amava davvero tantissimo il nostro show è stato al nostro primo Comic Con. È avvenuto prima che andassimo in onda, eravamo in una delle sale di San Diego e grazie a Dio per Adam Baldwin e i suoi seguaci sci-fi che lo seguivano da Firefly. Perché io, Yvonne, Sarah, Josh e il resto del cast nessuno di noi aveva quel tipo di super appassionato fanbase che aveva Adam. L’intera sala era piena e posso garantire che fossero tutti fan di Firefly. E loro hanno mostrato il pilot e c’è stata una standing ovation. Non potevo crederci, ero tipo “cosa sta succedendo? Questo è fantastico.” Poi nel corso degli anni tutti gli incontri con i fan di Chuck si facevano sempre in sale più grandi al San Diego Comic Con, e tutto il divertimento che avevano noi sul set era grandioso. Era uno show difficile. Orari folli e non c’era abbastanza tempo o abbastanza denaro per fare uno show del genere, ma ce l’abbiamo fatta. E i fan erano semplicemente incredibili e di supporto. Era una sorta di dono che continuavamo a ricevere. I Chuckster, come li chiamiamo in modo affettuoso, sono delle persone fantastiche. Ogni volta che incontro uno di loro, mi aiuta a credere in me stesso e in quello che lo show è riuscito a realizzare, particolarmente quando è qualcuno che mi racconta che tutta la sua famiglia lo guardava insieme. È un po’ quello che l’industria delle televisione era. Questo significa davvero tanto per me. E in molti lo hanno capito e questo mi scalda davvero il cuore.
A causa di Chuck sei diventato questa icona geek. Come tu ti sei relazionato al personaggio, mi sembra che molte altre persone si siano riviste in Chuck. Com’è stato essere improvvisamente un simbolo per questo gruppo appassionato?
In alcuni aspetti è stato fantastico perché era un mondo che conoscevo già. Come ho già detto, sono cresciuto giocando moltissimo ai video game, leggendo fumetti e graphic novel, e faccio ancora queste cose, quindi mi sono sentito onorato. Quando le persone ti innalzano come una sorta di loro rappresentante, tu diventi una voce per loro, e non prendo questo onore alla leggera. Volevo creare delle cose per questo mondo, come la Nerd Machine e Nerd HQ, che è l’evento che ho fatto durante i San Diego Comic Con per molti anni, perché volevo rappresentarli. Che ti piaccia o no, se ti viene data una piattaforma in questo business, devi identificare cosa questa piattaforma ti permette di fare e cosa puoi realizzare positivamente. Dal momento che Chuck era nel mondo geek, lì era dove volevo cominciare e voglio continuare a costruire qualcosa. Ma è anche una parte di quello che rende difficile la mia carriera. Come per tutti coloro che interpretano qualcuno che diventa iconico e poi tutti vogliono assumerti per quel personaggio, ed è stata dura. Non voglio rifiutare il lavoro, ma anche non voglio interpretare il nerd ogni singola volta, perché c’è di più in me – almeno spero ci sia di più in me – che solo questo.
Recentemente ho parlato con Jason Alexander e lui ha menzionato come il fatto di interpretare George Costanza sia stata una grande esperienza per lui, ma come gli sia costato anche delle opportunità dopo Seinfeld perché molti produttori non volevano avere a che fare con il paragone con George.
E non riescono a toglierselo dalla testa. Guarda chiunque abbia fatto Friends. Erano le star più grandi del mondo e sono sicuro che loro continuano a sentire come se fossero scritturati esattamente negli stessi ruoli che avevano in Friends. E guarda, a volte anche gli attori hanno una zona di comfort, quindi a volte ci scritturiamo noi stessi negli stessi ruoli, qualche volta non usciamo fuori dal seminato perché è molto sicuro guadagnare sapendo di fare una cosa che ci riesce bene. Ma dobbiamo provare.
L’hai detto prima, ma come è stato doverti preoccupare ogni stagione che sarebbe potuta essere l’ultima? È ancora incredibile che Subway, una compagnia di panini, sia dovuta intervenire e salvare un telefilm.
Era difficile. Personalmente ritengo che in televisione sia meglio essere un successo o un flop, mai una via di mezzo. O si dà tutto quello che si ha e si viene cancellati dopo una stagione o essere un successone e trovare un traino e andare avanti per sempre. Ma se ti trovi nel mezzo, allora ti trovi sempre a chiederti se ci sarà un futuro oppure no. E nel nostro caso, il budget veniva tagliato ovunque in modo da rendere lo show più abbordabile per la NBC, in modo che fossimo ancora in grado di farlo lo show, ma rendeva il fare lo show molto più difficile. Finivamo ogni anno e non sapevo se stavo dicendo addio a tutti o solo arrivederci alla prossima stagione. E questo fa schifo. È un modo di vivere molto da limbo. Ti manda in pappa il cervello e anche il cuore, ma ho cercato di trovare tutta la pace che potessi su questo argomento. E Subway, è stata una cosa interessante sicuramente. Fare il piazzamento di alcuni prodotti è una cosa, a quando devi farlo molto e l’audience lo sa, abbiamo fatto una sorta di occhiolino agli spettatori e penso che abbiamo aiutato molto. La verità è che i fan si sono inventati tutta la campagna “Footlong Finale”. Non so se Subway sia stato davvero il cavaliere nella scintillante armatura o se sia stata la campagna dei fan a cambiare le carte in tavola, ma è stato qualcosa; ha decisamente attirato l’attenzione della stampa e dei manager della Warner Bros. e della NBC. Ancora oggi, è la campagna dei fan più intelligente di cui abbiamo mai sentito parlare. Perché non era una campagna fatta solo per dare noia al network o allo studio con tonnellate di lettere. Questa era, “Cerchiamo uno sponsor. Se Subway è uno sponsor, andiamo a spendere soldi e facciamogli sapere che apprezziamo il fatto che siano uno sponsor.” Quindi era una mossa davvero intelligente, molto scaltra, e sicuramente ha mosso tutti gli ingranaggi. E ancora, ha incitato ancora di più la nostra relazione con i fan. Li amo e credo veramente che siano dei mecenati dell’arte, loro sono i produttori. Se vogliono che una serie tv rimanga in onda, allora devono guardarla. Se vogliono ancora di un certo film, o di un franchise di film, devono comprare i biglietti. Non possiamo dire “Il mio voto non conta, è solo un voto.” No, se abbastanza persone credono che il loro unico voto conti qualcosa, allora quelli sono abbastanza voti. Dobbiamo credere nel nostro potere collettivo di far sentire la nostra voce e bisogna ricordarlo ai fan.
Considerato che hai fatto 5 stagioni e 91 episodi, potrà essere difficile sceglierne uno, ma c’è qualche tuo ricordo preferito dello show?
L’ultimo episodio che abbiamo girato è stato così intenso perché Chuck stava dicendo addio a tutti i personaggi, mentre Zach stava dicendo addio a tutte le persone. Sono un lacrimoso sentimentale quando si parla di queste cose, quindi ci furono tantissime lacrime versate quel giorno e quella settimana. Ma se dovessi scegliere un episodio, sarebbe “Chuck versus The Beard”, che è stato il primo episodio che io abbia diretto ed è quando Morgan scopre il segreto di Chuck. È stato un’emozione e un onore che ho potuto dirigere il mio primo episodio, ma una delle cose frustranti di questo show era il continuo mentire e dover tenere segrete tutte queste cose dal mio migliore amico e dalla mia famiglia. Anche dal punto di vista di Zach, l’ho odiato perché non volevo che questi due mondi fossero separati; volevo includere Ellie [Lancaster], Capitan Fantastico [Ryan McPartlin], Morgan, e tutti in queste missioni. Sentivo come se fossi un disco rotto tutto il tempo. Gli elicotteri stavano volteggiando sopra il nostro complesso di appartamenti e sono tipo “non so chi sia.” Quando Morgan è stato introdotto nel nostro mondo, è stato molto divertente poter finalmente unire questi due mondi.
Nessuna intervista di Chuck sarebbe completa senza chiedere di un possibile film. Qualche aggiornamento su dove siamo?
Mi piacerebbe un sacco farlo. Da quello che so, sono l’unico persona che è associato allo show che sta cercando di farlo accadere in qualche modo. Ho avuto incontri con varie persone. Ci sono troppe parti coinvolte. La risposta è che mi piacerebbe moltissimo farlo accadere, anche se dovesse essere tra 10 anni. Potrebbe ancora essere possibile. È solo difficile. Warner Bros. detiene i diritti, io non ancora un copione. E per ottenere i diritti, ho probabilmente bisogno di un copione, ma per ottenere un copione, devo pagare un autore, ma se devo trovare i soldi allora per avere i soldi devo essere sicuro di avere i diritti. È come un gatto che si morde la coda. [Ride] Sono andato da tutto il cast anni fa e ho chiesto “Se mai riuscissi a mettere insieme un film, lo faresti?” E tutti mi hanno risposto: “Ci stiamo assolutamente!” Molte persone mi hanno chiesto se potessi fare un’altra stagione. Ma penso che Chuck come premessa funzioni benissimo come film di quando in quando magari. È un Bond americano imbranato. Abbiamo avuto i nostri cattivi della settimana, possiamo avere i cattivi da film. Ci aggiungi un pochino di soldi, un pochino più di tempo, magari possiamo andare a girare in qualche destinazione internazionale, si può fare un film divertente di 90 minuti e rilasciarlo online. Penso che possiamo farlo, ma ci sono alcune parti in movimento e io sono l’unico che sta cercando di metterle insieme. Quindi, vedremo.