Di Nuovo Peggy
Le prime luci dell’alba iniziavano ad abbracciare e colorare delicatamente il cielo fuori.
Sembrava tutto così eterno e tranquillo, di una pace che quasi non ti aspetti da un mondo che è sempre in lotta con se stesso.
Un po’ come me.
Era la mia ennesima notte insonne passata a tormentarmi per cose di cui non avevo colpa, o almeno non del tutto. Passata a chiedermi perché tutte quelle assenze mi facessero ancora così male.
E mentre io lottavo con quei demoni interiori, proprio accanto a me, Daniel sorrideva.
I momenti come questo erano speciali, ciò che di più prezioso conservavo quando mi mancavano le forze.
Non lo vedevo così sereno da talmente tanto tempo che avevo quasi dimenticato come fosse il suo sorriso.
Dopo aver scoperto della morte di Jack, prima del suo ritorno a New York, Daniel non faceva altro che lavorare a questo caso. Non voleva arrendersi e non lo avrebbe fatto neanche se fosse rimasto l’ultimo uomo della sua squadra.
Chi si era sbarazzato di Jack doveva pagarla, e anche cara.
In ufficio non andavano sempre d’accordo, e anch’io lo avrei strangolato a mani nude alcune giornate, ma era pur sempre un amico e gli volevamo bene nonostante tutto.
Così la sera prima Daniel mi confidò gli ultimi risvolti delle indagini e il fatto che fossero vicinissimi a beccare il colpevole.
Ecco spiegato il suo sorriso leggero e i suoi sonni tranquilli di quella notte.
C’erano volte in cui provavo ad odiarlo, dico sul serio, perché lui non doveva portare addosso il fardello di tutte quelle morti. Non sapeva come ci si sentisse ad avere dietro una scia di gente che ormai non c’era più solo perché avevano provato ad amarmi o anche solo ad avvicinarsi a me.
Era straziante, però era pur sempre Daniel.
Dopo Steve, era l’unico che era riuscito a scalfire la corazza di puro ghiaccio che mi ero creata negli anni.
A furia di vagare tra tutti quei pensieri e perdermi ogni tanto nei suoi sorrisi, non mi ero accorta che fossero le sette passate e di quanto fossi già in ritardo.
Rimanere a letto non mi avrebbe di certo aiutata a mandare avanti le indagini del nuovo caso affidatomi.
Così decisi di scendere giù in cucina e provare a preparare del caffè, con scarsi risultati ovviamente.
Odiavo già quella giornata, mi sentivo dannatamente insoddisfatta di me stessa, quasi come se fossi un disastro.
Erano rari i giorni come questo, ma sono umana e fragile anch’io, purtroppo.
Bevvi un sorso di quell’intruglio di caffè e iniziai a ripetermi che per poter tornare in gioco, e dare il centodieci percento di me stessa, dovevo combattere ma soprattutto vincere la mia guerra personale.
Dovevo trovare la forza di lasciare andare chi non era più al mio fianco, anche per causa mia, e rinchiuderli nei meandri più nascosti del mio cuore.
Dovevo dire addio ad Angie, a Jason e soprattutto a Steve.
Non credevo di poter mai soffrire così tanto per qualcuno, per uomo poi. È stato difficile, all’inizio ancor di più, e lo è ancora ma credo sia il momento di passare oltre con tutta la forza che mi è rimasta in corpo…
Mentre continuavo a tormentarmi i capelli perché troppo presa dai miei pensieri ecco Daniel spuntare silenziosamente in cucina col suo solito fare impacciato da appena sveglio.
“Hai preparato del caffè? Davvero? Fammi assaggiare ti prego!”
“Daniel smettila, dico davvero. È più che ehm…quale parola potrebbe essere peggio di orribile? Non vorrei uccidere anche te…”
Quelle parole mi uscirono distrattamente di bocca, come se una parte di me avesse ancora troppa paura di lasciarsi andare del tutto. Non riuscivo ancora a credere di averle pronunciate, quando me ne resi conto provai a scappare verso il salotto ma lui fu’ più veloce, talmente veloce che mi afferrò forte per il braccio e la mia tazza cadde a terra frantumandosi completamente…
Mi tirò a sé, non era un abbraccio vero e proprio, ma ci andava vicino.
Oh Daniel, sempre così impacciato tu.
“Peggy, non so contro cosa tu stia lottando veramente, ma non sei sola. Se è una di quelle indagini che stai seguendo che non ti fa dormire la notte sai che puoi sempre parlarne con me. O se ancora ti tormenti col passato beh…io non me ne vado. Non sarò mai all’altezza di Steve, o chiunque altro, ma non ho intenzione di lasciarti affrontare tutto da sola, di qualsiasi cosa si tratti.”
Lo fissai negli occhi, intensamente, e non facevo altro che pensare quanto in tutta la mia vita non avessi mai avuto bisogno di un uomo al mio fianco per sentirmi protetta o più forte.
Mi bastavo da sola per quel che ero.
Però capitavano quei giorni bui e orrendi in cui non si fa altro che cercare qualcuno che ti abbracci e ti stringa forte e che ti ripeta che tutto andrà bene alla fine.
Non so se fosse l’uomo giusto da avere al mio fianco ma Daniel in quel momento sembrava proprio quel qualcuno da cui farsi stringere talmente forte da dimenticare anche le paure del proprio passato.
E così mi lasciai andare senza timore.
Un respiro dietro l’altro, minuto dopo minuto, ed eccomi sempre più come prima.
Tutto sommato non ho mai smesso di essere Peggy Carter, non ho mai smesso di credere nei miei valori e di sapere quanto valgo in realtà, avevo solo chiuso per un po’ ciò che sono realmente dietro una porta senza più una chiave.
Agnese Naselli