Contest – The Fault in our Pizza

The Fault in our Pizza

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Blaine era annoiato.

Anzi.

Blaine era assolutamente, completamente, irreversibilmente annoiato. Non c’era una sola, minuscola cellula di tutto il suo essere che sembrasse capace di godersi la settimana di vacanza che si era ritrovato ad avere prima che cominciassero le prove del suo prossimo spettacolo.

Nonostante avesse passato i sei mesi precedenti a rivedere e riorganizzare ossessivamente anche i più piccoli dettagli del suo sesto spettacolo, quasi senza avere il tempo di tornare a casa per dormire o dare la buonanotte a Tracy e Alfie – o baciare suo marito, e quella parte era stata particolarmente difficile perché Kurt era stato impegnato per la prima volta in uno spettacolo in cui Blaine non era coinvolto e avevano dovuto imparare a stare lontani tutto daccapo -, sembrava che Blaine non fosse capace di rilassarsi.

Se ne stava semplicemente lì. Sul divano. A fissare il soffitto.

Tracy si stava divertendo con i suoi libri da colorare in camera sua, e persino Alfie stava dormendo nonostante fossero le cinque e mezzo del pomeriggio – cosa che, ovviamente, non era mai successa prima.

Era piuttosto evidente che l’universo stesse lavorando contro Blaine per testarlo finché non avesse raggiunto il suo limite di noia. O qualcosa del genere.

Blaine sospirò.

Kurt non sarebbe tornato a casa prima delle nove, dio.

Si distese sul divano con aria drammatica e passò in rassegna le proprie opzioni: avrebbe potuto chiamare Sam e convincerlo ad uscire per prendere un caffè, ma realizzò velocemente che a, si sarebbe dovuto fare una doccia e b, avrebbe dovuto convincere Tracy ad andare con loro. Cosa che non sarebbe mai successa, perché Tracy tendeva a comportarsi da regina del dramma quando si trattava di passeggiare – Blaine ruotò gli occhi. Aveva parte del DNA di Rachel, in fondo.

Si guardò attorno ruotando la testa dalla sua posizione distesa sul divano: non c’erano libri da leggere. Film da guardare. Pasti da cucinare.

Blaine spalancò gli occhi e si mise a sedere con uno scatto.

C’era sempre la cena.

Gli sarebbe bastato trovare un piatto che richiedesse qualche ora ad essere cucinato e avrebbe saputo come occupare il proprio tempo.

Esultò silenziosamente quasi congratulandosi con se stesso e recuperò l’iPad dal tavolino di fronte al divano per cercare qualche ricetta.

Kurt sarebbe stato entusiasta e lui avrebbe avuto qualcosa da fare.

Era perfetto.

*

-Papi?- Tracy fece capolino dalla porta della cucina coi ricci scuri che le circondavano il viso ricadendole sulle spalle e un unicorno di peluche stretto al petto; osservò attentamente tutte le ciotole che Blaine aveva disposto sul tavolo e il suo viso si illuminò: -Stai cucinando?- gli chiese, le s che fischiavano leggermente nello spazio tra un incisivo e un canino.

Blaine sollevò lo sguardo dalla farina che stava pesando e le sorrise, gli zigomi alti e gli occhi stretti: -Sto preparando la cena per fare una sorpresa a papà. Che te ne pare? Un buon piano?-

Tracy si avvicinò al tavolo con espressione estasiata e si arrampicò su una delle sedie per poi mettervisi in ginocchio, così da avere una buona panoramica di tutto il tavolo: -Un ottimo piano.- approvò con un sorriso che le premeva due fossette nelle guance.

-Lo penso anch’io.- annuì Blaine con aria orgogliosa; -Mi vuoi aiutare?- le chiese poi, quando notò che Tracy stava guardando gli ingredienti disposti sul tavolo come se fossero regali di Natale arrivati in anticipo.

Tracy spostò su di lui i suoi occhi dorati che stavano quasi letteralmente brillando: -Posso?- chiese, la voce alta per l’entusiasmo mentre già si arrotolava fino ai gomiti le maniche della maglia.

-Certo scimmietta.- ridacchiò Blaine; -Ah, aspetta!- la fermò quando si accorse della farina già sparsa sulla superficie liscia del tavolo; ruotò gli occhi con aria divertita quando notò che Tracy lo stava già guardando con aria implorante: -Devi prima cambiarti la maglia; papà non sarà affatto contento se la sporchiamo di farina, mh?-

Tracy lanciò un’occhiata al tavolo e incrociò immediatamente le braccia contro il petto, guardando con aria quasi risentita la farina che minacciava di finire sulla sua maglia: -Hai ragione.-

-Mh-hm.- Blaine finì di pesare la farina: -Perché non prendi la maglia blu? Quella che ti piace tanto?-

-Quella morbida?- chiese Tracy con rinnovato entusiasmo, il suo incisivo mancante di nuovo in mostra.

Blaine annuì con un sorriso che gli addolcì la linea delle labbra: -Quella morbida.-

Tracy annuì vigorosamente: -Torno subito!-, scese dalla sedia con un piccolo salto e scomparve correndo lungo il corridoio, la coda viola dell’unicorno che ondeggiava dietro di lei.

-Fai piano!- la richiamò Blaine con un piccolo sbuffo e un sorriso, ascoltando il rumore delle ante dell’armadio che venivano aperte e richiuse mentre metteva la farina nell’impastatrice.

Tracy ritornò in cucina qualche secondo dopo, indossando fieramente una vecchissima maglia della Dalton che era appartenuta a Blaine e che Kurt aveva riadattato alla forma minuta della loro figlia, che era sempre stata innamorata dell’indumento.

-Come posso aiutarti?- chiese con aria entusiasta, arrampicandosi sulla sedia più vicina a Blaine.

Blaine fece scorrere la punta dell’indice sullo schermo dell’iPad per rileggere la ricetta: -Puoi … – istruì lentamente mentre leggeva, prolungando la o, -Passarmi quell’acqua.- concluse, sollevando lo sguardo e indicando la brocca trasparente alla propria sinistra.

Tracy annuì con aria professionale e chiuse entrambe le mani attorno al manico per far scivolare la brocca verso Blaine senza sollevarla completamente dal tavolo – un incidente con la brocca precedente l’aveva turbata molto, tanto che non osava mai sollevarla abbastanza da poterla rompere nel caso fosse caduta.

-Molte grazie.-, Blaine strinse le mani attorno alla brocca e aggiunse l’acqua alla farina nell’impastatrice.

-Molto bene, adesso il — –

Blaine fu interrotto improvvisamente dal pianto di Alfie che eruppe dal baby monitor sistemato sul bancone della cucina; -Vado a prendere tuo fratello e poi continuiamo.- comunicò a Tracy, chinandosi velocemente per lasciarle un’impronta di farina sul naso.

Tracy arricciò esageratamente il naso e gli fece la linguaccia: -Forse vuole aiutare anche lui!-

Blaine ridacchiò, passandosi le mani sul grembiule per ripulirle dalla farina mentre camminava lungo il corridoio: -E’ molto probabile.-, rispose.

Alfie si calmò non appena Blaine lo prese in braccio accarezzandogli lentamente la schiena, mormorando dolcemente nel silenzio della stanza. -Vuoi venire ad aiutare me e Tracy con la pizza?- gli chiese, con la voce più alta e soffice che usava sempre per parlare con i propri figli.

Alfie si limitò a stropicciarsi un occhio azzurro con una mano, le labbra separate in un piccolo suono soffice e inarticolato; Blaine sorrise automaticamente, sfiorandogli il naso con la punta dell’indice, e lo risistemò meglio sul proprio fianco per tornare in cucina: -Lo prenderò come un sì.-

Fece sedere Alfie nel seggiolone e lo avvicinò al tavolo e a Tracy, sorridendo quando vide i suoi occhi azzurri muoversi velocemente sugli ingredienti e le ciotole e l’impastatrice, come se tutto lo meravigliasse.

-Stiamo facendo la pizza per papà, Alfie.- lo informò Tracy con aria allegra, porgendogli un dito che Alfie non esitò a stringere.

-Sale, prego.-

Tracy gli allungò la saliera usando solo una mano, e Blaine ridacchiò e sentì il cuore crescergli nel petto.

-Olio?-

Dopo aver aggiunto anche l’olio e aver lasciato che l’impastatrice lavorasse per qualche minuto, Blaine rimosse attentamente la ciotola dal resto del macchinario e la sistemò di fronte a sé prima di sollevare l’impasto con un po’ di esitazione, storcendo il naso quando lo sentì appiccicoso contro le proprie dita.

-Uhm.- Blaine soppesò per un attimo la palla di farina, acqua e olio che aveva in mano. -Tracy, mi metteresti un po’ di farina sul tavolo?-

Tracy annuì con aria diligente e si sporse per riuscire nell’impresa, una mano ancora stretta tra le dita di Alfie, e Blaine si affrettò ad usare la farina appena rovesciata sul tavolo per cospargerci la palla di impasto, sperando che si asciugasse un po’ e cominciasse a somigliare a quella delle foto sull’iPad.

-Un altro po’ …?-

Tracy rovesciò un altro po’ di farina sul tavolo, macchiandosi inavvertitamente il braccio quando dal sacchetto ne scivolò via più di quanta non ne avesse prevista.

Sembrò rifletterci un secondo, poi strofinò il polso contro il gomito di Blaine con un ghigno già colpevole.

Blaine spalancò gli occhi e la bocca con finta aria oltraggiata e lasciò cadere velocemente l’impasto sul tavolo con un soffice tonf prima di avventarsi sui fianchi di Tracy per farle il solletico, riempiendo di farina la maglia blu con lo stemma dalla Dalton e stringendole le braccia attorno alla vita per essere sicuro che non cadesse dalla sedia.

Tracy cominciò a ridere incontrollabilmente, dimenandosi per cercare di sfuggire alle dita di Blaine senza lasciare la mano di Alfie, che li guardava dal seggiolone con le guance paffute sollevate in un sorriso e gli occhi brillanti.

-Ti arrendi?- chiese Blaine con un sorriso, continuando a pizzicarle i fianchi e a disegnare arabeschi di farina sulle sue braccia.

-Sì!-, esclamò Tracy senza fiato, con gli occhi lucidi e la traccia di una risata ancora nella voce, solo per approfittarsi dell’attimo in cui le venne concessa una tregua per passarsi una mano sulla guancia sporca di farina e lasciare un’impronta bianca sul collo di Blaine: -Così siamo pari!- dichiarò velocemente, prima che suo padre potesse decidere di farle di nuovo il solletico.

Blaine fece finta di rifletterci per qualche secondo, e alla fine annuì; si sporse e sfiorò con l’indice una guancia di Alfie, lasciando un alone bianco sulla sua pelle liscia: -Ecco. Ora siamo tutti pari.-

*

(Ripulirono la cucina mentre l’impasto della pizza lievitava: Blaine lavava le ciotole e Tracy le asciugava, un dito sempre stretto tra quelle di Alfie mentre canticchiavano tutte le canzoni della Disney a cui riuscivano a pensare.)

*

Blaine studiò con occhio critico la focaccia bassa e dura che aveva appena estratto dal forno.

-Papi.-, commentò Tracy con aria altrettanto critica: -La pizza di solito non è così.-

Blaine dovette darle ragione.

La pizza di solito non sembrava una mensola.

-Uhm.- Blaine recuperò l’iPad dal tavolo e scorse velocemente la ricetta, cercando di capire dove avesse sbagliato. -Abbiamo preparato l’impasto, l’abbiamo lasciato lievitare — –

Si interruppe.

Il lievito.

L’aveva lasciata lievitare senza lievito.

Ecco perché l’impasto alla fine era sembrato così poco.

-Non è venuta tanto bene, vero?- sussurrò Tracy.

-Mi sa che mi sono dimenticato una parte abbastanza importante.- sussurrò Blaine di rimando.

Controllò l’ora: le otto e venti.

-Tracy, potresti andare a prendere il cappotto di Alfie …?-

*

Blaine finì di sistemare le posate proprio quando Kurt entrò in cucina, l’espressione stanca ma le labbra incurvate in un piccolo sorriso che gli arricciò gli angoli degli occhi quando Tracy gli corse incontro con un sorriso enorme per abbracciarlo; Alfie si mosse un po’ contro il petto di Blaine ma continuò a dormire beatamente.

-Guarda papà!- Tracy lo trascinò verso il tavolo: -Ti abbiamo fatto la pizza!-

Kurt ridacchiò piano posandole una mano sui ricci: -E’ venuta benissimo!- esclamò, chinandosi per schioccarle un bacio sulla guancia: -I miei tre magnifici cuochi!-, sollevò lo sguardo su Blaine prima di avvicinarglisi, sfiorando delicatamente la schiena di Alfie prima di sporsi e baciarlo con dolcezza sulle labbra; quando si allontanò i suoi occhi stavano scintillando, e sussurrò: -Quindi immagino che i cartoni della pizzeria in fondo alla strada abbiano deciso di fare una gita nel nostro cestino?-

Blaine scrollò le spalle per quanto poteva, sorridendo candidamente: -Suppongo che non lo sapremo mai.-

Roberta

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About Jeda

Jeda
Top 5 : Banshee, Twin Peaks, Son of Anarchy, Homeland, Downton Abbey. Nata e cresciuta in mezzo al verde e alla campagna nel lontano 1990, Jeda sviluppa sin da piccola l’innata capacità di stare ore ed ore seduta di fronte un qualsiasi schermo a guardare serie tv - che, in età infantile, erano cartoni animati. È una dote che le tornò utilissima con l’avvento dello streaming, riuscendo a vedere telefilm senza stancarsi mai, ignorando completamente lo studio e i risultati si vedono: fuoricorso da circa mille anni, la sua preoccupazione principale è quella di riuscire ad essere in paro con i recuperi, almeno una volta nella vita. Le piace leggere, scrivere ed ha una passione quasi ingestibile per le cose oscene.

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