Damien – Recensione 1×05 – Seven Curses

Non ho parole…

Caro Damien, pensavi veramente che fosse così semplice liberarsi dalle grinfie di papà Satana, più vecchio e furbo di te, lui sì che ne sa una più di sé stesso! Se non ti decidi ad assumere il ruolo a cui sei destinato papà è costretto a fare sul serio e ti farà passare delle giornate infernali! Tornando seri, il Diavolo in persona ci mette lo zampino per convincere Damien che lui è davvero l’Anticristo, e che il suicidio non è un’opzione calcolabile per sfuggire al suo destino.

The Beast is coming”, niente come questa frase può descrive al meglio l’episodio. Premetto che per me ospedali e bambini indemoniati sono una miscela esplosiva, se ci metti pure delle protesi di vari arti che pendono dal soffitto, capite bene che quella scena non è che l’abbia seguita molto (e no, non me la vado a riguardare!). Nonostante questo, è stato subito lampante che le parole recitate da quella specie di gruppo di recupero per satanisti, che sinceramente non sembrava funzionare molto, sono un taglia e incolla di alcuni passi dell’Apocalisse, scritta da Giovanni sotto effetto di LSD, per l’esattezza dei capitoli 13 e 14. Ovviamente Lucifero fa vivere questa allucinazione a Damien per fargli capire, ancora una volta, chi è realmente, dato che l’Apocalisse contiene la famosa descrizione dell’Anticristo che esercita il male in nome di Satana e che può essere riconosciuto dai tre-sei, che infatti vengono ripetuti molte volte.

Visto che sono puntigliosa, ma soprattutto perché ormai mi sono andata a rivedere l’Apocalisse e quindi devo premiare questo sforzo peccando di superbia, in realtà il numero non è inciso sul corpo dell’Anticristo, ma deriva dall’analisi del suo nome, il marchio vero e proprio ce l’hanno gli esseri umani che verranno soggiogati da lui (ahia Glenn mi cadi sui dettagli!). Quindi, se siete credenti, non andate in giro a ispezionare le teste delle persone perché non è così che lo troverete.

Non vi distraete, continuate a leggere!

Comunque, tornando a noi, anche in questa puntata si dà molta importanza al percorso psicologico del protagonista. E mai come adesso è effettivamente palpabile lo sforzo che sta facendo per dimostrare che lui non è il cattivo. Vuole credere fortemente che tutto quello che sta accadendo sono solo allucinazioni, una sorta di PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder), conseguenza del suo lavoro. Lui nella morte ci ha vissuto da quando è nato, l’immortala ogni volta che fa una foto, è quindi ragionevole pensare che non riesce a spiegarsi molte cose perché non ha una visione normale della vita, e che in qualche modo i suoi sensi sono alterati.

Io gli darei almeno 8 per lo sforzo, peccato che l’ha fatto invano. Sì perché se la famigliola con problemi ma felice, aveva quasi miracolosamente acceso una fiammella di speranza, subito dopo Alex (Jose Pablo Cantillo) gli sbatte in faccia la cruda realtà della vita. Alex, il padre del bambino salvato da Damien nella metropolitana, è un veterano con la spina dorsale lesionata che decide di suicidarsi e vuole che Damien documenti l’atto con la sua macchina fotografica e lo renda pubblico, per denunciare il disagio che le persone come lui vivono ogni giorno e l’atto estremo a cui vengono costrette per non pesare troppo sulle loro famiglie. Damien si rifiuta ovviamente, cerca di fargli cambiare idea, ma a niente valgono i suoi sforzi contro una verità così inattaccabile. Così decide di assistere, perché la morte l’ha scelta come lavoro, nonostante lui affermi di non riuscire più a gestirla, accetta perché la morte fa parte di lui.

E si insinua in lui l’idea che forse è proprio la morte, che lui tanto rifugge, la soluzione ai suoi problemi. E ci prova, nella casa dei suoi genitori ormai abbandonata. Ma gli va male, perché lui è destinato a diventare l’Anticristo e non può sottrarsi, non glielo permetteranno mai. Un finale dal sapore amaro per chi si è appassionato allo show, perché la verità è che ci siamo affezionati a Damien e ci piace che lotti con tutte le sue forze per andare contro il suo destino, che non è, come in quasi tutte le storie, quello di sconfiggere il drago, salvare la principessa ed essere riconosciuto come eroe, ma quello di diventare lo strumento principale del male.

Questo è stato un episodio pregno di significato per capire lo stato d’animo del personaggio, ma soprattutto perché la lotta tra bene e male cade in secondo piano, così come la gelosia di Ann, o i sospetti di Simone e, oserei dire, anche l’inettitudine della chiesa romana. No la vera cosa importante è la possibilità di scegliere, se hai abbastanza coraggio, puoi decidere di non essere un peso per la tua famiglia o di non diventare il distruttore del mondo, e Damien sta disperatamente tentando di fare questa scelta ogni giorno. Rimpiango un po’ la lentezza innata del telefilm, perché non vedo l’ora di sapere se alla fine Damien sceglierà di adempiere al suo destino o si farà uccidere, entrambe scelte interessanti secondo me.

E con queste riflessioni (pesanti, I know) sulla vita e sulle scelte vi saluto e vi lascio il promo.

Per altre notizie e curiosità sulla serie passate da Damien Italia.

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About Serendipity

Per descrivermi basterebbe dire che sono un'accozzaglia di immaginazione, sogni e passioni. Archeologa con settordicimila interessi come la lettura, il cinema, il basket, la danza e la fotografia. Sono cresciuta a pane e serie tv. In tempi non sospetti ero già un'addicted di telefilm come Stargate SG1, Streghe, Buffy-l'ammazzavampiri, Xena:la principessa guerriera, Hercules, Sex and the city... fino ad arrivare ad oggi dove riconosco i giorni della settimana solo in base alla puntate che devo vedere.

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