Il nostro trash estivo preferito è tornato con un nuovo episodio e, in quanto a trashaggine, continua a non deludere! Prima di addentrarci nella recensione dell’episodio Cricketcentrico, vorrei solo fare una considerazione a caldo: non credo che a fine anni 80 esistesse il concetto di stalker – e questo lo dico in riferimento a Cricket e alla sua “He’s stalking me” riferita a Ozzy Osburne che intanto le prendeva di santa ragione da Rasputin. Chi ha familiarità con le mie recensioni, sa che quando il trash si fa duro mi piace sdrammatizzare con qualche soprannome.
L’episodio segue la struttura di quelli precedenti e, attraverso dei flashback, ci fa conoscere il passato di Cricket – facendoci scoprire anche il suo vero nome. Anche in questo caso i flashback sono la parte più interessante dell’episodio, complementari di ciò che avviene nel presente: infatti sembra che nel presente accadano le stesse identiche cose, come prova per dimostrare quanto i personaggi siano cambiati o rimasti gli stessi, a seconda dei casi. Come nello scorso episodio Alex ha GUARDA CASO incontrato un ragazzo russo che si trovava a vivere le stesse difficoltà che ha vissuto anche lui alla sua età – e, come avevo sospettato, Anton non si è più visto – Cricket si è avvicinata a due ragazzi che hanno messo alla prova la sua morale e uno è proprio lo stesso Alex che ha infine rifiutato. Sono proprio questi gli avvenimenti che mi portano a dire che in Dead of Summer è tutto troppo artificiale e costruito.
In definitiva Cricket è esattamente ciò che sembra: una ragazza insicura del proprio corpo, che nutre il desiderio di non essere trasparente e, per rendersi visibile agli occhi del prossimo, scrive cattiverie sul proprio conto per dare un’immagine di sé che non corrisponde alla realtà. Anche in questo caso non c’è proprio nulla di nuovo, ma ormai lo sappiamo.
Nel presente vediamo Cricket con gli stessi problemi dei flashback, la troviamo ad attirare l’attenzione delle persone sbagliate e, proprio come le era già successo, a trovarsi in una situazione scomoda.
Purtroppo qui c’è ben poco da dire. L’introspezione dei personaggi è molto superficiale e si limita esclusivamente al poco che si vede nei flashback. Gli eventi passati dei personaggi li perseguitano a Camp Stillwater e credo che questo sia il fulcro di tutta la stagione, ma questo non significa che tutta la personalità dei personaggi debba ruotare intorno a questo.
In “Mix Tape” abbiamo un tentativo di approfondimento dell’aspetto sovrannaturale della serie tv, assolutamente mal riuscito. Sbrigativo, approssimativo, in poche parole non ci si capisce nulla ma non nel senso figo del termine. Non è quel “non ci capisco un accidente” che ti fa aspettare con ansia la puntata successiva, ma piuttosto un “sì, ok, che diavolo sto vedendo?!?!“.
Dietro gli eventi a Camp Stillwater, molto probabilmente, vi è il lavoro di una setta. Si è capito che i ragazzi – e in particolare una delle supervisore – hanno un ruolo fondamentale in ciò che sta accadendo, ma dalla confusione degli ultimi secondi dell’episodio non si è capito molto. Hanno compiuto un rito? Hanno evocato uno spirito? Non sono queste le domande che dovremmo porci, queste cose dovrebbero essere chiare. Non è così che si crea suspense, così si crea solo confusione e “Mix Tape” di confusione ne ha creata fin troppa.
Tutto lascia intendere che Amy sia morta perché colpita da un fulmine e perché a quanto hanno asserito i metallarozzi “non è lei” – qualunque cosa voglia significare nel quadro più ampio – ma non riesco a credere che la biondina sia davvero morta.
In definitiva questo terzo episodio ha sollevato molte domande e ha instillato molti dubbi, seguiti da una confusione che lascia presagire che questa stagione avrà ben poco senso, ma dopotutto siamo ancora agli inizi ed è probabile – nonché è mia speranza – che nel corso delle prossime sette puntate si arrivi ad un epilogo che quantomeno abbia un senso.
In attesa della prossima puntata, vi invito a passare dalla pagina di Dead of Summer.