Giunti ad un passo dalla fine dell’era di Moffat, in World and Enough Time sentiamo la pressione dell’avvicinarsi di quel momento tanto temuto, al quale ogni volta sembra non esserci mai abituati.
Ne abbiamo un assaggio, un piccolo stralcio di Twelve, prima della dolorosa rigenerazione, che tutta d’un tratto sembra essere reale e tangibile e che vede il nostro Dottore ancora una volta da solo in questo triste momento, prima di tornare indietro e mostrarci cosa sia accaduto durante questo episodio.
Come al solito Moffat ci pone davanti un episodio dalla linea temporale complessa, che spesse volte assomiglia ad un cubo di Rubik e solo al termine riusciamo a capire quale sia il posto reale di un determinato tassello.
Vediamo così Missy, nelle vesti del Doctor Who, al quale nome affibbia lei stessa un’etimologia lievemente differente e fuori dalle righe e i suoi nuovi companion Bill e Nardole, alle prese con Jorj, l’addetto alle pulizie di una nave spaziale.
Una serie di gag con protagonista la nostra Michelle Gomez ci rallegrano momentaneamente, facendoci quasi dimenticare il destino nefasto già preannunciato, e ci distraggono soprattutto da quello che mai avremmo immaginato.
D’altronde The Angels Take Manahttan sembrava averci insegnato una lezione, che però noi fan di Doctor Who fatichiamo ad imparare, ovvero mai sottovalutare la dipartita prematura e inaspettata di una companion.
Ed è Bill a farne le spese, vedendo il suo cuore disintegrato, proprio dallo stesso Jorj.
C’è da fare un plauso a Pearl Mackie , per aver reso questa stagione di Doctor Who fresca e attuale, di fatti il personaggio si avvicina molto alla cultura pop moderna ed è riuscita a darle lo spessore che meritava, senza mai risultare l’ombra di Capaldi.
La forza e dinamicità di questo episodio sono le due linee temporali differenti, ma sincroniche, su cui viaggiano i protagonisti. Da un lato una più veloce, dove Bill, alla quale viene dato un cuore nuovo e viene accompagnata nella riabilitazione da Razor, dall’altro quella più lenta dove il Dottore cerca di comprendere cosa sia accaduto alla sua companion, cercando un contatto mentale con lei.
Personaggio emblematico è il nuovo amico di Bill, che sembra volerla aiutare in questo suo percorso di riabilitazione e non solo, nei fotogrammi in cui li vediamo insieme, pare abbiano costruito un rapporto di amicizia, ma in realtà nasconde una trappola, che risulta agli occhi di noi spettatori bene più dolorosa proprio a causa di questa connessione.
Di fatti dietro la maschera di Razor del tutto irriconoscibile, si nasconde il Maestro, al quale come ben sappiamo, piace giocare con i travestimenti.
Abbiamo aspettato il grande ritorno di John Simm per dieci lunghi anni e ancor più lunghi sono sembrati i trenta minuti prima della sua apparizione in qualità di Maestro, possiamo dire quasi che con la sua rivelazione l’episodio sia esploso, mettendo tutto in secondo piano.
World and Enough Time risulta come un espediente narrativo ben riuscito, che fa da premessa al flashforward iniziale e alla preannunciata caduta di Capaldi e alla Genesis dei Cybermen, come il pianeta Mondas ci ricorda.
Anche se per un breve momento abbiamo sperato che la fine di Bill fosse stata scampata, Moffat sa bene come farci del male, ma sa ancora meglio come perpetrare il nostro dolore, infatti come se non bastasse è proprio lei a diventare il primo Cyberman, strizzando un po’ l’occhio alla controparte dalekiana (passatemi il termine) con Asylum of the Daleks.
A complicare le cose è sicuramente la presenza dei due Maestri, riusciremo a vedere Missy continuare il suo percorso sulla via della redenzione o si lascerà sedurre dalla sua controparte, tornando a remare contro al Dottore?
L’episodio è sembrato come una sorta di celebrazione di questo ritorno, tramite le conversazioni tra Bill e Twelve, nel quale rivela quanta fiducia avesse nei suoi confronti alla sua scettica companion. Commovente e innovativo è il modo in cui il Maestro viene definito come “man crush” dal Dottore, abbattendo le barriere della sessualità, ma soprattutto dello schema binario dei generi, del Time Lord, mostrandoci la sua probabile pansessualità, ma soprattutto che la rigenerazione possa ribaltare persino la loro genetica. Si tratta di un messaggio di impatto, che trovo sia giusto passare in una serie tv consumata da un pubblico così vasto.
E con questo continuiamo a fare il conto alla rovescia, non vediamo ancora più l’ora di goderci lo spettacolo, in attesa del gran finale.