Ellen Page: “Mi è stato espressamente detto che la gente non poteva sapere che ero gay”

Nel febbraio 2014, durante una conferenza della Human Rights Campaign, l’attrice Ellen Page ha pubblicamente dichiarato la sua omosessualità, mossa ispirata dal suo ruolo nel film del 2015 Freeheld. Anni dopo, la Page, 32enne, è felicemente sposata con la ballerina e coreografa Emma Portner, ma non sempre ha pensato che questo futuro potesse avversarsi.

La Page, durante un’intervista con Net-a-Porter, ha rivelato le difficoltà affrontate con i membri della macchina di Hollywood, che la pressavano a non rivelare la sua sessualità.

“All’inizio della mia carriera, mi è stato chiaramente ed espressamente detto che la gente non poteva sapere che ero gay. E mi mettevano pressione ed ero obbligata ad indossare vestiti e tacchi alti per eventi e photo shoot”, aggiungendo “come se le lesbiche non indossassero vestiti e tacchi. Non permetterò più a nessuno di mettermi in situazioni in cui mi trovo a disagio”.

Dal coming out, la Page ha partecipato a film come Into the Forest con Evan Rachel Wood, Tallulah di Netflix, il film horror The Cured, e il remake di Flatliners. Ora compare come una delle protagoniste nell’adattamento di Netflix del fumetto The Umbrella Academy. Ma, a quanto pare, questa pressione, è un sentimento comune per gli attori della comunità LGBTQ di Hollywood.

Proprio questo mese, infatti, Matt Dallas, l’attore 36enne protagonista di Kyle XY, ha raccontato un’esperienza simile in un video ai fan.

“Mi hanno detto di non parlare della mia sessualità, di presentarmi sul red carpet accompagnato da una ragazza, perché non si può avere successo se si è dichiaratamente gay nell’industria cinematografica; quanto meno davanti la cinepresa” ha rivelato l’attore.

“A causa di questo consiglio, mi sono disconnesso dal mio vero essere, e spesso ancora mi succede di pensare di comportarmi troppo da gay, perchè così mi è stato insegnato”.

“Lascia che ti vedano”, gli ha detto Blue Hamilton, marito di Dallas.

La Page sta lavorando anche a Tales of the City di Netflix, e, nonostante sia “grata di essere parte di qualcosa che offra una grande rappresentazione”, puntualizza che “tutto questo non fa altro che grattare solamente la superficie”.

“C’è ancora così poco in giro” ha riferito riguardo l’inclusione della comunità LGBTQ nel settore dell’intrattenimento. “E ciò che ne deriva è una perpetuazione di stereotipi negativi e incomprensione degli altri su ciò che ancora dobbiamo affrontare”.

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