Fargo – Recensione 2×01 – Waiting for Dutch

Come preannunciato dai vari teaser e dal trailer, questa seconda stagione di Fargo si apre con uno spaccato molto auto-ironico sui manierismi della televisione e del cinema anni Settanta. Il preambolo ci offre un improbabile set cinematografico su una battaglia tra indiani e truppe americane in Minnesota, con un Ronal Reagan tra i protagonisti. La battuta dell’aiuto regista (o il regista?) sul fatto che la sua condizione ebraica gli fa comprendere i vari soprusi subiti dagli indiani, introduce uno spezzone di un discorso di Reagan e qualche filmato d’epoca sui venditori d’auto e sui prezzi del gasolio.

Per ora i personaggi vengono presentati in una serie di patchwork non ricomponibili tra loro, se non per mezzo dell’omicidio. Due gang di speculazioni edilizie si fanno le scarpe, riprendendo il tema del preambolo, l’America sudista contro quella nordista. Il capostipite di una fazione viene colto da malore, mentre uno dei suoi tre eredi ci viene descritto come un tipino nervoso, dal grilletto e dall’arrabbiatura facile, nonché affetto dalla sindrome da “short-man“. Dall’altro lato della barricata abbiamo uno sceriffo alle prese con la favoletta della buona notte per sua figlia, in una serata come tante della provincia americana, assediata dall’ovvietà e dalla neve, ed una coppietta qualunque, piuttosto imbolsita dalla mediocrità delle loro esistenze. Il fulcro dell’azione, che permette allo spettatore di giustificare la presenza di questi diversi fili narrativi, si svolge in una tavola calda specializzata in waffle.

trasferimento

Il tipino nervoso (vedi foto), Rye Gerhardt, cerca di minacciare una giudice, venuta alla tavola calda per mangiare un burger con patatine e latte (latte? Accoppiata nauseante!) per cambiare un ordine del suo partner di investimenti. Il diverbio, forse proprio perché la signora colpisce proprio nel complesso di Rye, sfocia in una vera e propria mattanza: il sangue si mescola con il bricco di caffé della proprietaria, con il latte della giudice e con la retina di un dipendente che cerca di sorprendere Rye alle spalle con una spadellata in testa. La giudice intanto cerca di accoltellare Rye, il quale, dopo aver sgraffignato la grana, accoppa la proprietaria, uscita nella neve alla ricerca di un’agognata salvezza. In tutto questo si inserisce anche un avvistamento di un UFO, cosa che fa confondere non poco le idee dello spettatore, così come quelle di Rye, che si trova infatti investito da un’auto in corsa.

Il sipario si chiude e si riapre con la coppietta insulsa. Lui ritorna dal turno nella salumeria della quale sta progettando di rilevarne l’attività. Vari “Ok then” scambiati tra lui, il proprietario, la cassiera e un commesso ci lasciano intuire la vivace e brillante [sic!] vita all’interno della macelleria, tanto che le teste di maiale sembrano unirsi al coro. Tornato a casa dalla petulante mogliettina, il loro dialogo sulla possibilità di concepire un bambino quella sera stessa viene interrotto da rumori sincopati provenienti dalla rimessa. Scopriamo insieme al maritino che la servizievole mogliettina ha in realtà investito Rye, il quale viene finito senza pietà dall’apparente pacifico maritino. I due, dopo un parlottare privo di pathos, si dicono che sarebbe meglio pulire tutto, onde evitare la galera e quindi la mancata realizzazione del concepimento. È proprio il caso di dire “Ok then“…!

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Il primo episodio astutamente si conclude con un bel “Approved” pronunciato dal boss di una delle due fazioni. Il tutto contornato da canzoni anni Settanta e da inquadrature doppie di due scene diverse o della stessa scena, con simmetrie alla Wes Anderson e uno scimiottamento volutamente sarcastico di Hitchcock. Per ora questo Fargo mi sembra molto improbabile, ma, proprio per questo, preannuncia di essere molto, molto divertente. In lizza per essere approved.

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