Fear The Walking Dead – Cosa ci aspetta nello spin-off di TWD?

AMC non ha ancora annunciato una data per la première dello spin-off di The Walking Dead (sappiamo solo che sarà dopo l’estate), ma intanto abbiamo degli scoop direttamente dal produttore dello show!

Per la prima volta, lo showrunner di Fear The Walking Dead Dave Erickson si sbottona riguardo il concetto centrale, il tono distinto e il genere più “fresco” di zombie dell’atteso spin-off. Erickson inoltre dice la propria sul tanto discusso titolo e sulla possibilità che Rick, Carol & Company possano fare un cameo nella serie ambientata a Los Angeles.

Kim Dickens as Miranda and Cliff Curtis as Sean - Fear the Walking Dead _ Season 1, Episode 1 - Photo Credit: Justin Lubin/AMC

Kim Dickens as Miranda and Cliff Curtis as Sean – Fear the Walking Dead _ Season 1, Episode 1 – Photo Credit: Justin Lubin/AMC

Per la cronaca, qual è il presupposto di base dello spin-off?
Stiamo coprendo il periodo di tempo in cui Rick era in coma, quindi riusciremo a vedere le cose andare allo sbando in un modo che lui non ha visto. E raccontiamo la nostra storia attraverso il filtro di questa famiglia amalgamata in modo altamente disfunzionale [guidata da Cliff Curtis (Gang Related) e Kim Dickens (Deadwood)]. Riguarda il pericolo nascosto e l’educazione dei nostri personaggi in base a ciò che sta succedendo in generale, come il mondo sta andando a rotoli e quello che sta succedendo alla gente.

In che modo sarà diversa, dal punto di vista del tono, dalla serie madre?
Sarà diversa in tanti modi… Riguarda l’ansia e l’attesa. Non andiamo, per mancanza di terminologia migliore, a tutta zombie. C’è una crescita un po’ più graduale della storia. Non arriviamo ad un punto in cui ci troviamo in una vera e propria apocalisse in piena regola se non verso la fine della stagione. Robert Kirkman [anch’esso showrunner] voleva davvero dilungarsi su com’è commettere un atto violento – soprattutto nel nostro mondo, perché è così presto, ed i nostri walkers sono più freschi e molto più umani. È [emotivamente] difficile ucciderli, anche quando qualcuno ti sta inseguendo… In termini di tensione emotiva, quando mettiamo uno dei nostri personaggi di fronte ad un momento in cui devono commettere qualche brutalità per difendere loro stesso o altri, ne soffriranno.

Immagino che non siano nemmeno tanto sicuri di cosa non vada in loro…
Già. Stanno scartando le varie opzioni di cosa possa essere questa strana cosa: questa persona è drogata? È malata di mente? Si tratta di un virus? Stanno cercando di capire con cosa esattamente si stanno confrontando. L’ultima possibilità che questi personaggi vogliono vagliare è quella che il pubblico si aspetta – cioè che queste persone non sono più vive. E devono elaborare il fatto. Alla fine si renderanno conto di quello di cui Rick si è reso conto nel pilot di The Walking Dead: queste persone non sono più delle persone.

Ci sarà qualche differenza sostanziale tra gli zombie di Fear e quelli di The Walking Dead? I vostri saranno più veloci?
Vorrei più di ogni altra cosa che fossero più veloci. [Ride] Quando Rick esce dal coma, quattro o cinque settimane dopo, abbiamo davanti dei walkers che sono putrefatti e atrofizzati in modo da sembrare mostri. Un sacco del nostro lavoro è concentrarci nel dare agli zombie un’essenza simile ai cadaveri. Il sangue non scorre più, stiamo lavorando su alcuni effetti per gli occhi… Dal momento che non stiamo avendo a che fare con un certo livello di decomposizione [come succede per la maggior parte di zombie di TWD], io credo fortemente che c’è una possibilità che ci sia una maggior forza in loro. Quindi alcune di quelle scene possono essere più fisiche, ma per quanto riguarda il comportamento e i movimenti, quella parte sarà la stessa.

Il set dello show a Los Angeles preclude qualsiasi crossover con il cast di The Walking Dead?
Mai dire mai, ma non ci sono piani in questo momento. La geografia è un ostacolo, e francamente, andando avanti nel cammino, diventerà un ostacolo ancora più grande.

Dato che è ambientato nei primi giorni dell’epidemia, avremo modo di dare uno sguardo allo sforzo di contenerla a livello governativo?
No. Una delle cose che ho amato della serie originale, e una delle cose che qui manterremo, è che vedremo attraverso gli occhi della famiglia i postumi delle decisioni prese a livello governativo. Non racconteremo mai una storia dalla prospettiva del CDC o della FEMA [Federal Emergency Management Agency]. Non sarà mai come World War Z.

Quando è stato annunciato il titolo, molte persone speravano fosse uno scherzo. Qual è la tua onesta opinione sul titolo?
Era importante mantenere elementi del titolo originale ed avere quella connessione. E non volevo fare The Walking Dead: Los Angeles. Credo sia un titolo solido ed onesto, e credo anche che Fear sarà l’abbreviazione.

Questi primi 6 episodi saranno come una sorta di mini serie?
È scritta come un film da sei ore ed è questa la sensazione che vogliamo avere. Detto questo, per i nostri personaggi stiamo costruendo delle fratture emotive e ci stiamo dirigendo verso un luogo in cui sicuramente stabilire i conflitti emotivi che, durante la seconda stagione, vogliamo sia guarire che continuare a rompere. Saremo pronti da un punto di vista emotivo a lanciarci verso la prossima stagione, ma sarà anche un finale soddisfacente.

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