Game Of Thrones 8: La recensione finale

Il percorso di Game of Thrones era tracciato, il finale doveva esserci. Piaciuto o no? Era quello che meritava una serie che resterà per molti anni nei nostri cuori?

Game of Thrones: una scena dell’episodio 8×04.

Forse era tutto prevedibile ma…

Forse era tutto prevedibile ma un conto è saperlo altro conto è vederlo. In cuor mio ho sempre pensato che alla fine sarebbe finito a tarallucci e vino e non sono andato troppo lontano da questa previsione.

Oggettivamente, non è un finale da Game of Thrones e cercherò di spiegarvelo man mano procederò nella recensione delle ultime 3 puntate di questa serie HBO che è andata ben oltre ogni più rosea aspettativa da parte della rete, conscia di avere per le mani un qualcosa di prezioso, un diamante che nel tempo è diventato una miniera di diamanti.

Game of Thrones
Onore ai caduti della battaglia con il Night King.

Se partiamo dal presupposto che Martin scriverà il finale sui libri fra qualche anno? Mese? Non si sa. Quel che è certo non sarà così tremendamente affrettato come questo. Lo dico non perché sappia i fattacci di Martin, ma perché non riesco ad immaginarlo scrivere un finale simile per dei libri che hanno avuto e hanno un tipo di gestione della storia e dei personaggi assolutamente priva di qualunque volontà di voler andare di corsa alla fine.

Martin va sempre per la sua strada. Ha creato un mondo immaginario pieno di decine di personaggi in lotta in un mondo che non ha spazio per sentimenti leggeri e vacui, non può lasciarsi andare a tenerezze. In questo un po’ ricorda le lotte intestine che si svolgevano nell’antica Roma.

Game of Thrones: i dilemmi di Daenerys.

Ecco Game of Thrones ha squarciato il velo della gestione dei fantasy, rompe gli schemi del lieto fine, spacca ogni più piccola speranza che in un mondo in lotta per il potere ci sia spazio per fedeltà, giustizia. Esattamente come, chi studia storia romana di età imperiale, sa che accadeva quando morto un imperatore se ne doveva eleggere un altro. Avvelenamenti, suicidi, pugnalate, aborti violenti e le sviolinate erano molto false e lontane dalla realtà.

Ma tanto Jon Snow continua a non sapere nulla.

Da un punto di vista prettamente tecnico, un grande lavoro, una sceneggiatura sofferta e scritta per lasciare frasi che resteranno per molto tempo e che già vari social stanno facendo propri.

Tre episodi finali che potremo descrivere con tre parole: Rabbia, Vendetta, Giustizia.

Rabbia.

L’episodio 8×04 è forse stato il peggiore in assoluto e il termine rabbia non indica solo lo stato d’animo di Daenerys, ma anche il mio nel vederlo. Tutto mi è parso come quei sogni in cui tutto deve per forza combaciare per essere perfetto, persino le cose assurde, tanto chi se ne frega? Dopotutto è un fottuto sogno no?

Cersei mostra il suo ghigno cattivo.

Quindi Cersei verosimilmente incinta di almeno 6 mesi non ha pancia, In pochi mesi (giorni?) fa costruire decine di balestre sui torrioni e sulle navi di Euron, e ha il culo di centrare non con una ma con due frecce giganti, il drago di Daenerys, in continuo movimento, tirando da circa 400/600 metri, da una nave, scossa dalle onde, ma è un sogno meraviglioso questo episodio e non è finita qui.

Missandei è nella nave degli Immacolati. Cioè ad occhio circa 500 metri dalle navi di Euron. Di regola si sarebbe dovuta salvare nella spiaggetta dove la corrente porta Verme Grigio e i superstiti…eh no, hanno detto Weiss e Benioff…ci serve una testa da tagliare importante da dare a Cersei e quindi magicamente, fregandosene delle correnti, delle distanze e delle tempistiche, ritroviamo Missandei in mano a Cersei.

Tyrion ha visto la morte in faccia durante l’assedio di Stannis e vorrebbe evitare che sangue innocente venga sparso (Fonte HBO).

Pure il clima è strano. L’incontro fra Daenerys, Tyrion, Cersei e gli altri sotto le mura di Approdo del Re si svolge in un clima quasi desertico, torrido. Nelle puntate successive e non parlo della cenere che sembra neve, il clima sembra diventare di nuovo freddo tanto che Jon Snow e altri indossano pellicce pesanti anche alla fine del conflitto.

Qualcuno potrebbe dire: ma che ti importa di queste sciocchezze se poi tutto il resto esprime la drammaticità e la forza espressiva che è tipica di Game of Thrones? Potrei dire che hanno ragione in parte. Alcuni buchi narrativi, alcune incongruenze ci hanno portato verso scene ineccepibili dal punto di vista visivo e della drammaticità, ma la decapitazione di Missandei a me è parsa talmente ridondante ed inutile che persino una cattivissima come Cersei avrebbe evitato e che invece la sceneggiatura l’ha costretta a fare.

Balestre piazzate su navi e torri a tempo di record (Fonte HBO).

La storia stessa del personaggio è contraria ad una morte come quella di Missandei ed é inconcepibile che sceneggiatori che hanno ascoltato, letto, seguito per 7 stagioni, che sono stati a stretto contatto con l’autore dei libri, abbiano potuto fare quella porcheria dell’esecuzione di Missandei. Cersei è la maestra del sotterfugio, dello spingere altri a sporcarsi le mani, fosse per denaro (vedi Bron), per amore (vedi Euron e Jamie), per devozione (vedi la Montagna). Se deve muoversi direttamente (vedi morte Alto Passero) lo fa ben lontano e di certo non è personaggio che ama agire apertamente.

Non scordiamoci mai che Cersei sul patibolo di Ned Stark, è quella che cerca di frenare la follia di Joffrey per restare fedele al patto che era stato stretto per evitare la decapitazione del capofamiglia degli Stark.

Sotto i ponti sono passati nel frattempo sette stagioni, ma quella scena è emblematica di come Cersei non sia mai stata personaggio da esecuzioni pubbliche, da patiboli o ceppi per il boia. Un personaggio come Cersei non sarebbe nemmeno apparso sopra questa specie di palco che sa tanto di teatro per dare l’ordine diretto di uccidere Missandei.

Euron e Cersei.

Sarebbe rimasta dietro le quinte, avrebbe osservato da una torre vicina e soprattutto, cosa più importante, una donna furba come lei non avrebbe mai provocato due volte una Targaryen.

Dal punto di vista della madre dei draghi, il problema era trasformare una quasi eroina in un pezzo di merda in due puntate. Serviva l’utile cretina, la già nominata Cersei, per far salire l’incazzo a Daenerys, una regina probabilmente stanca di guerre, di sangue e di morte.

Reduce da un viaggio lunghissimo, ha punito sempre e comunque persone che potevano essere una minaccia per lei, per le persone a cui teneva o perché davvero malvagie come gli schiavisti di Meeren.

Come…centri un drago a centinaia di metri e poi non vedi bene? Euron…dai su.

Lo stesso Tyrion riconosce che Daenerys è stata spietata solo con coloro che avevano scelto di non accettarla come loro Regina e questo anche in situazioni limite che non rischiavano di uccidere degli amici o i draghi ma addirittura lei stessa.

Eppure non si è mai lasciata andare a quella crudeltà insensata a quella sete di sangue che poi vedremo esplicata meglio nella sezione Vendetta. Quello che serve a noi per capire o tentare di capire la 8×04 di Game of Thrones, è che Daenerys voleva cercare una resa che le risparmiasse l’ennesima guerra e questo forse giustifica ma non del tutto, la leggerezza imperdonabile, con cui approccia la capitale a Sud di Westeros.

Un massacro senza senso persino per una regina folle e assetata di vendetta.

L’episodio ha dovuto portare Daenerys verso il germe della follia tipico dei Targaryen e lo ha fatto con un sotterfugio narrativo di cui abbiamo detto sopra, forzando fino all’inverosimile le situazioni per portare tutto verso la strage compiuta nella 8×05 da Drogon.

Vendetta.

La saggia regina, quella che si circonda di persone sensate per contemperare la sua rabbia, per permetterle di fare scelte adeguate, di punto in bianco diventa sorda e insensibile alle voci di chi come Varys o Tyrion, le consigliano di non fare un massacro, di dare la possibilità alla città di arrendersi.

Nemmeno Jon Snow , che in teoria sarebbe dovuto essere il miglior deterrente per placare le ire di Daenerys, riesce nel suo intento. Lei non vuole un regno, lei non si sente amata, non si sente seguita, insomma di punto in bianco colei che fino a quel momento aveva scelto di essere la paladina dei deboli, colei che salva il Nord dal Night King sacrificando le sue armate per amore di Jon e vede cadere Jorah Mormont per questo, non avrebbe mai dovuto dubitare del fatto di essere amata.

Arya diventa la buona samaritana?

“La gente non mi ama, mi teme…lascia che mi temano allora”. Esiste in tutta la galassia di Game of Thrones un re che non sia temuto? Robert Baratheon? Joffrey? Tommen? Stannis? Cersei? Persino il mite Ned Stark è temuto. Anche Jon Snow per quanto acclamato dai più, incute timore. Una cosa normalissima nel mondo fantasy creato da Martin, un posto in cui il più buono e meritevole dei re o degli aspiranti re ha spiccato almeno la testa di qualcuno.

Tutto questo per dire che il motivo del massacro e cioè la sete di vendetta di una Regina poco amata, non regge davvero. Così come per Cersei, si muove il burattino Daenerys in direzioni che, almeno così repentinamente, hanno il sapore della forzatura.

Sempre in tema forzatura la strage di Approdo del Re credo sia l’apice dell’assurdo e mi riferisco all’evoluzione dei personaggi sempre dentro la serie TV visto che Martin mi pare lontanuccio dal punto di vista letterario.

Dal ghigno alle lacrime…una donna come Cersei si dimostra d’improvviso poco saggia e avveduta proprio nella lotta con Daenerys. Jamie potrà solo morire con lei.

Tyrion ha fiducia nel fatto che, sciolte le campane, si eviterà la morte del popolo. Sappiamo già che in Game of Thrones le cose non vanno mai come ci si aspetta, ma fino a quando i libri hanno potuto aiutare la sceneggiatura, questi colpi da teatro, seppur sorprendenti, a mente fredda e con lo sviluppo delle vicende successive, avevano un senso.

La morte di Ned Stark imprevedibile ma logica se si ragiona nell’ottica dell’eliminazione di una potenziale minaccia alla corona. Avvelenamento di Joffrey atteso da troppo tempo ma sorprendente per la tempistica e logico per tutte le conseguenze che ha portato.

Tyrion e Varys. Due ottimi consiglieri che hanno tentato inutilmente di rendere la madre dei draghi degna regina.

Tutto questo non esiste nella sciagurata decisione di Daenerys. Solo la morte di Euron, la distruzione delle sue navi, la sconfitta della compagnia Dorata, la distruzione delle mura e delle balestre, la morte di Cersei e di tutti coloro che gli erano fedeli, tutto questo era sufficiente a placare una Regina ormai a un passo dal Trono di Spade.

Invece no. D’improvviso il germe della follia, la fa muovere contro il popolo, lo stesso popolo che si era arreso poco prima, con il suono delle campane, dando il via ad una carneficina che in questo preciso contesto non ha ragione di essere se non per giustificare ulteriormente e frettolosamente la sua pazzia.

Daenerys vuole vendetta e l’ha sempre ottenuta, ma mai massacrando degli innocenti.

Probabilmente Martin arriverà alla stessa conclusione ma sono certo, ci arriverà per gradi, facendo scivolare il personaggio di Daenerys verso quella strana e folle paura che tutti i Re che aspirano al Trono di Spade presto o tardi hanno.

Se in sei episodi, non puoi rendere tutto questo, hai due strade: Chiedi ad HBO 10 episodi in più o chiedi una nuova stagione. Vista così la puntata 8×05 è stata forse la più deludente di sempre.

Giustizia.

Game of Thrones televisivo deve chiudere il cerchio e deve farlo in circa un ora e mezzo. Deve tirare le fila di una serie TV che ha portato milioni e milioni di persone a seguirla, a leggere i libri della saga, ad amare, odiare i suoi numerosi protagonisti.

Arriva quindi il momento in cui interviene la giustizia, la divina provvidenza manzoniana è molto lontana da tutto ciò. Non c’è il Cardinal Borromeo a perdonare il male come fa con l’Innominato, ma c’è Jon Snow, che pur ripetendo la sua solita solfa, pianta nel cuore di Daenerys un bel coltello.

Tyrion Lannister resta alla fine di tutto, un grande personaggio.

Una scena anche questa volta molto teatrale, molto Shakespeariana nella sua tragica spettacolarizzazione, ma forse troppo breve, troppo irrispettosa della forza dei due personaggi coinvolti e ancora una volta scelta non condivisibile anche se piuttosto sorprendente se la vediamo dal punto di vista del fan service.

La morte di Daenerys diventa così il capolinea di una corsa che inevitabilmente doveva terminare in modo tragico. Capisco la delusione di non vedere questa donna, protagonista di una crescita ed un’evoluzione che l’ha condotta da giovanissima sposa di un potente Dothraki a diventare padrona del suo destino, salire sul Trono di Spade.

Jon Snow decide il destino di Daenerys in una scena ancora una volta frettolosa che non ha concesso allo spettatore di metabolizzarla a livello di emozioni.

Ma giunti in questo modo, forzato, deludente e affrettato alla conclusione, la sua morte era qualcosa di inevitabile, di già scritto, determinato dagli eventi di un singolo episodio. Un atto di follia che la condanna ad essere una pessima aspirante al trono, forse giustamente, ma se penso al tempo occorsogli per maturare verso la consapevolezza di essere la predestinata legittima al trono, tutto assume i contorni di un qualcosa di troppo brutto per essere vero.

Alla fine si è preferito dare spazio e potere agli Stark, quelli veri, quelli puri, le vittime fino a quel momento della lotta per il potere. Bran lo spezzato diventa Re dei Sei regni, Sansa come la Svizzera, ottiene l’indipendenza del Nord, Arya diventa finalmente libera di esplorare il mondo sconosciuto… e Jon?

Jon torna lì dove il padre adottivo lo aveva mandato. A nord fra i bruti e i guardiani della notte, lui, ultimo dei Targaryen ancora in vita, l’ultimo erede legittimo al Trono di Spade, l’unico meritevole di sedere come regnante, più di Bran Stark a mio avviso.

Bran lo spezzato è la scelta migliore? Alla fine direi di sì, ma il come ci si è arrivati è un altro discorso

Jon Snow è forse il personaggio che ha subito meno evoluzioni, restando abbastanza fedele al personaggio visto nelle prime stagioni. Certo, la sua permanenza nei Guardiani della barriera e poi fra i bruti dopo, la guerra con il Night King lo hanno maturato, lo hanno reso popolare e amato dalla gente, sempre pronto a lottare in prima linea, ma in fondo è rimasto il ragazzone mezzo bastardo che abbiamo visto nella stagione 1, magari con lo sguardo meno innocente.

Conclusioni su Game Of Thrones 8.

Ci sarebbe tanto da dire su questa stagione 8 di Game of Thrones e forse dedicherò dei pezzi su ogni singolo personaggio per spiegarvi il mio punto di vista con più spazio e in modo più completo.

Sicuramente c’era bisogno di mettere un punto e non mi scaglio più di tanto contro le scelte di Benioff e Weiss, quanto sul fatto che forse è mancato in modo decisivo l’apporto di George R.R. Martin a questi episodi finali.

Da spaurita adolescente a Regina. Sansa ha meritato il suo trono.

In fondo due scrittori per la televisione si sono ritrovati per le mani un canovaccio di finale che Martin probabilmente seguirà anche nei suoi libri, ma per arrivarci a quella fine, alla meta, le strade da prendere possono essere le più diverse pur giungendo alla medesima conclusione.

A mio modesto avviso la versione televisiva è arrivata alla conclusione nel modo peggiore, snaturando e forzando personaggi, scombinando le minime regole del tempo, le leggi della fisica, il calcolo delle probabilità e cosa più grave, dando l’impressione di esserci arrivati con una tale fretta da togliere allo spettatore gran parte del lato emozionale che certe scene avrebbero meritato.

La morte di Daenerys per esempio, così carica di pathos, così forte anche dal punto visuale, una scena che sarebbe dovuta essere centrale nell’episodio finale, dura pochi minuti e non mi ha trasmesso nulla di quella tragicità, non ha portato in me sgomento o emozioni forti, perché non ho avuto tempo di elaborare il tutto. Mi è parsa questa una cosa antipatica se la rapportiamo ad altre morti eccellenti di Game of Thrones.

Daenerys resta uno dei mie personaggi preferiti malgrado tutto. Lo è perché è una donna che ha lottato per qualcosa che da sempre ha considerato suo di diritto e se prima era mossa da furia e rabbia per ciò che le era stato tolto (vedi stagioni 1 e 2), con il tempo, con l’aiuto di persone come Jorah, Missandei e poi lo stesso Tyrion e Varys, ha imparato il mestiere della regina, ha imparato a essere spietata ma compassionevole, ad amare e farsi amare, ad essere temuta dai nemici e osannata dai suoi sudditi.

Jon Snow lascia la sua famiglia per il suo esilio.

Ecco perché credo che il vederla quasi di punto in bianco folle massacratrice di innocenti stona per la frettolosa evoluzione a cui la scarsità di episodi ha costretto gli sceneggiatori. Forse con una stagione in più il cambiamento verso la Daenerys di Approdo del Re, sarebbe stato più naturale conseguenza degli eventi portandoci ad accettare la sua morte come qualcosa di ineluttabile certamente, ma con più consapevolezza.

Chiudo questo lunga recensione certo di aver tralasciato molte cose, ma certo di aver esplicato al meglio i motivi per cui questa stagione 8 non mi è piaciuta.

Almeno Spettro seppur malconcio si è salvato e di questo siamo tutti felici credo.

Le attenuanti sono molteplici, ma con il materiale accumulato in queste sette stagioni, si doveva e poteva fare meglio, anche arrivando sempre e comunque alla stessa conclusione.

Mi mancherà Game of Thrones per la forza devastante della sua storia, per la violenza quasi splatterosa di scene ormai ben salde nella mia memoria, per la girandola di emozioni forti vissute fin dalla prima stagione.

Dare vita a personaggi nati per i libri, non è mai semplice e pur criticando fortemente alcune scelte, devo dire grazie a HBO, a Weiss e Benioff per aver avuto, pur sbagliando, il coraggio di dare un finale a Game of Thrones senza poter contare troppo sull’apporto del creatore stesso della saga.

Adesso urge trovare qualcosa che almeno in parte sostituisca il vuoto lasciato da Game of Thrones. The Witcher, Il signore degli Anelli spim-off e soprattutto gli spin-off della stessa serie HBO, sembrano all’orizzonte, i più probabili candidati e almeno per The Witcher i libri ci sono tutti.

Passo e chiudo.

About Michele Li Noce

Nato nell'universo alternativo di Fringe diversi secoli fa. Mio padre alternativo mi ha iniziato alla visione delle serie tv fin dal 1975 con Kojak. Da quel momento le serie TV sono entrate nella mia vita. Top 5: Castle, Fringe, X files, Game of Thrones, Once upon a time. Hobby: Archeologia, misteri, cinema, anime e manga, lettura e scrittura.

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