Vorrei esordire dicendo che non stavo così male per un episodio di Game of Thrones da quando hanno cucito la testa di Vento Grigio sulla testa del mio Robb. Ci tenevo a dirlo subito perché sia chiaro che questa recensione potrebbe non essere sempre e completamente logica o sensata; dentro di me io sto ancora urlando con Ellaria.
In breve il riassunto della puntata si può trovare in questo bellissimo collage trovato su Tumblr:
Pensavate che questa settimana non vi avrei parlato della sigla? Poveri illusi! Devo menzionarla, perché come sempre abbiamo un indizio nuovo, vediamo infatti il Moat Cailin, abbiamo un’anticipazione su un nuovo posto in cui le vicende si svolgeranno. Avevate skippato anche questa settimana, vero? Eretici!
La puntata si apre con un attacco dei Bruti a città della talpa la cui unica utilità ai fini della trama è far capire ai Guardiani della notte che sono molto vicini – Ma va? Forse Jon ve lo sta dicendo da inizio stagione ma nessuno gli dà retta perché è solo il bastardo di Ned Stark, voltagabbana, metamorfo e tutti gli altri appellativi che lo rendono degno avversario di Danaerys in quanto soprannomi? Abbiamo, se non altro, occasione di notare che Ygritte ha un cuore e risparmia Gilly e suo figlio. Quest’ultima si dimostra decisamente uno dei personaggi più fortunati della serie; muoiono tutti da Re a Cavalieri a prostitute… ma lei la scampa sempre. Beh, non vi dico nulla se non che: ha un ruolo in tutto questo, quindi era prevedibile che scampasse all’attacco.
La chicca di una delle prostitute che rutta le ballate più note è stato un dettaglio che mi è piaciuto; non per la volgarità in sé quanto più perché con un semplice espediente si è riuscito a rendere chiaro il tipo di degrado della città e del luogo che è frequentato anche da alcuni confratelli che ogni tanto, occasionalmente, dimenticano il loro giuramento e vanno a sbevazzare e sollazzarsi.
E poi fanno la predica al povero Jon, che se non altro lo ammette e si pente.
Passiamo quindi alla prossima scena riempitivo che se possibile appare – al momento – anche più inutile della scena precedente. Spiegatemi il senso di tutta la prima scena a Mereen con Verme Grigio che guarda Missandei nuda e soprattutto spiegatemi il senso di quello che succede dopo, con la schiava seduta e niente meno che la Khaleesi che le acconcia i capelli. Va bene abolire la schiavitù, ma qui stiamo un attimo confondendo i ruoli. Anche nel tipo di dialogo che Daenerys e Missandei hanno sembrava di vedere qualche traccia della prima stagione in cui Dorea si rivolgeva alla stessa Madre dei Draghi. Io non so voi, sono un po’ confusa. E anche a voler guardare lontano non trovo l’utilità ai fini della trama di mostrare una possibile relazione tra due servitori. Avete teorie? Vi sembra che possa portare a qualcosa? Nei libri non c’è nessun accenno – Anche perché Missandei è una bimba – quindi aiutatemi a capire, vi prego, perché io mi sto perdendo nel mare delle scene inutili, quando poi tutti sappiamo che in questo episodio succederà qualcosa di enorme.
Andiamo finalmente ad una scena utile e sensata: Ramsay che dopo aver riportato Theon al suo vecchio splendore (?) lo invia al Moat Cailin per consegnare i termini di resa della fortezza. Se dapprima il comandante rifiuta i termini, sputando sangue in faccia al povero messaggero – che sta per avere una tremenda crisi di identità – qualcuno dei sottoposti pensa bene di piantargli un’ascia in testa e andarsene con tutta la pelle al suo posto. Ottima scelta. Ramsay può quindi consegnare la fortezza al padre, che se lo porta su una collina ed in una scena che ricorda un po’ il Re Leone (“Simba, tutto questo un giorno sarà tuo”) gli comunica che è stato riconosciuto ed ora è Ramsay Bolton, erede di Lord Bolton, di Forte terrore e anche prossimo guardiano del nord. Tutti gli Stark che riposano nelle cripte di Grande Inverno si sono rivoltati nella tomba e devo ammettere che anche io mi sono un po’ contorta sul divano. Ma a prescindere da simpatie ed alleanze c’è da ammettere che come sempre la recitazione, in questa sezione dell’episodio, è di altissimo livello. L’algido Lord Bolton sembra venuto fuori proprio dai libri, imperturbabile come il paesaggio freddo che circonda la sua armata. Ma spicca ancora una volta Alfie nel ruolo di Theon; il momento in cui di fronte agli uomini di ferro ha quasi un cedimento nella sua farsa, cioè fingersi se stesso, e borbotta tra le labbra “Reek, Reek” dà i brividi ed è una felicissima intuizione per dare, ancora una volta con un piccolo particolare quasi trascurabile, una caratterizzazione forte e inappellabile a cosa lui stesso è diventato. Assolutamente da applauso. Così come la battuta su Ramsay sul farsi un bagno, ma meglio che mi zittisca o ritorna fuori la fangirl del sesto episodio.
E andiamo al cuore dell’episodio che si svolge nella Valle di Arryn. Ditocorto viene interrogato circa la morte di Lady Lysa. Nei libri ad andarci di mezzo è un povero cantastorie ma nella serie si è deciso di eliminare questo personaggio e imputare il volo ad un suicidio. Dapprima il buon Petyr cerca di farlo passare come il gesto disperato di una donna instabile, ma viene chiamata in causa Sansa a cui viene chiesto di testimoniare. E il buon uccellino canta tutta la canzoncina per com’è realmente, rivelando la sua vera identità e il fatto che sua zia fosse gelosa del fatto che Ditocorto l’aveva baciata – ma dice sulla guancia – e che per la disperazione si sia suicidata. Di fatto, quindi, Sansa protegge Petyr e lo sceglie come suo alleato. Sophie Turner non è mai stata brava come in questo episodio, in cui riesce a trasformare definitivamente la piccola dolce Lady di Grande Inverno in una donna cosciente del proprio potere (che nel suo caso è l’ascendente su Ditocorto) e che si decide ad entrare a tutti gli effetti nel gioco del trono. La scena in cui finalmente, castana e con indosso un magnifico abito scuro, scende le scale della fortezza di Nido dell’aquila per raggiungere Petyr e il cugino Robin che si apprestano a partire, rappresenta uno dei plot twist più belli della stagione, se volete la mia umile opinione.
Tutto di quella sequenza di scene è stato costruito a regola d’arte, dalle luci – splendide – al leggero sottofondo musicale che trasmette quella leggerissima ansia fino a quando parte degli intrecci non vengono svelati. E in questo caso concedetemi anche un plauso al reparto costumi, perché lo ripeto, l’abito che indossa Alayne Stone, nero, con piume scure sulle spalle, è bellissimo e soprattutto è da donna e mette in risalto la sensualità e il potere femminile che finalmente Sansa ha capito di possedere (per dettagli in merito qui). Margaery sarebbe profondamente orgogliosa e approverebbe saltellando come davanti ad una torta nuziale!
Restiamo un attimo solo nella Valle perché alla porta insanguinata si presenta la strana coppia: Il Mastino e Arya. Il nostro Sandor tutto contento è convinto che finalmente riceverà un riscatto per essersi scarrozzato la ragazzina appresso per tutto questo tempo, ma una volta giunti lì vengono informati che Lysa è morta. La risata di Arya è semplicemente impagabile così come la faccia di Clagane. Alla faccia di chi dice che in Game Of Thrones non si ride mai… il trolling in quel momento raggiunge livelli inimmaginabili.
Intanto torniamo a Meereen dove finalmente succedono cose utili e interessanti, come ad esempio un Ser Barristan Selmy che viene a sapere del tradimento di Ser Jorah. Chi avrà mai mandato quella lettera? Oh, via, cominciamo col toto scommesse e non fermiamoci finché non ce lo diranno. Intanto possiamo gustarci Daenerys che fa la regina, come le compete. Ser Jorah cerca di giustificarsi, di spiegare le sue ragioni, ma la Madre dei draghi è sorda ad ogni cosa e l’unica concessione che fa al suo cavaliere più fidato è quella di andarsene via prima del tramonto o il suo tradimento gli sarebbe costato la vita. La tensione della scena in sé è alta e tuttavia mi è mancato un po’ lo struggimento e l’autentico senso di dolore che c’è nella stessa scena nei libri. Dany è davvero distrutta al pensiero che Ser Jorah l’abbia spiata per conto dei suoi nemici e come se non bastasse, attraverso questo accadimento ha modo di verificare una delle profezie che le furono fatte nella casa degli eterni secondo cui sarebbe stata tradita per tre volte. Ma non disperate, per il nostro cavaliere c’è ancora tanta strada da fare e certamente lui non troverà pace finché non riuscirà di nuovo a dimostrare alla Khaleesi il suo amore e la sua devozione, che purtroppo sono stati messi a dura prova da questa delazione misteriosa.
Un’altra parte della puntata che non ho ben capito – ma credo sia voluto – è il dialogo tra Jaime e Tyrion riguardo al cugino un po’ tocco dei due che aveva come hobby quello di schiacciare gli scarafaggi. Si potrebbe pensare ad una metafora circa il fatto che il più forte, anche se stupido, schiacci il più debole e tuttavia è tutto qui? O forse c’è un messaggio implicito che ci porta alla scena finale dell’episodio, il cardine centrale di questa puntata?
Lo scontro tra Oberyn e Clagane è stato più breve di quanto mi sarei aspettata. Speravo in una scena più lunga, in un duello più sofferto.
Invece Oberyn che si muove con grazia serpentina e da ballerino mette presto in difficoltà la Montagna e siamo tutti pronti ad esultare quando gli pianta la picca nello stomaco. Tanto che con sorpresa e un po’ di sgomento ho pensato “ma, aspetta… nei libri…” e nemmeno ho avuto il tempo di finire la frase che quel bestione si rianima ed in trenta secondi mi uccide La Vipera Rossa davanti agli occhi in una maniera così terribile e straziante che mi sono ritrovata ad urlare insieme ad Ellaria, nello stesso tono sconcertato e con il cuore che ha detto semplicemente “I quit”. Era dalle nozze rosse che non stavo così male e santa miseria, questa volta ero preparata, vi avevo anche accennato che non ero affatto intenzionata ad affezionarmi ad Oberyn perché sapevo che fine avrebbe fatto. Ma è stato impossibile. Pedro Pascal è stato così straordinario da conquistare cuore, stima e affetto e ancora una volta nel vederlo morire mi sono chiesta: ma a me chi me lo fa fare? Perché non guardo le comedy? Non le guardo perché per quanto sia odiosa Cersei, l’espressione di puro compiacimento sul suo volto è l’ennesima prova che a Lena Headey non servono battute, le basta essere inquadrata per rendersi sadica protagonista di scelleratezze.
Tyrion è condannato a morte, quindi. Vedremo il nostro amato folletto morire o lui è un altro di quei miracolati che scamperà alla forca? Lo scopriremo settimana prossima. Intanto più o meno come lui abbiamo questa faccia:
Vi ricordo di passare dalla nostra pagina facebook per ogni tipo di aggiornamento e di visitare le bellissime pagine dedicate a Game of Thrones:
- Game of Thrones – Italian Fans e Game of Thrones – Italian Fans Blog
- Game of Thrones – Italy e la loro pagina sui libri A Song of Ice and Fire – Italian Addicted
- Nikolaj Coster – Waldau Italia
- Le migliori frasi de “The Game of Thrones”