Game of Thrones – Recensione 6×06 – Blood of My Blood

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Mentre nel web ancora si piange per il destino crudele toccato ad Hodor e si deride chi avrà il compito di tradurre in italiano la frase “Hold the door” in modo che abbia lo stesso effetto che in inglese, un’altra domenica è arrivata e con essa una nuova puntata, che ha invalidato, puntualmente, tutte le ipotesi riguardanti il titolo fatte nelle scorse settimane. Tutti si aspettavano, e un po’ ci avevo creduto anche io, che il titolo fosse il preludio della conferma definitiva della teoria che vede Jon come figlio di Lyanna. Ma sarebbe stato troppo magnanimo da parte di D&D, ancora abbiamo da soffrire e poi sappiamo che tanto fino alla fine non ce la daranno sta soddisfazione, perciò ci teniamo il dubbio e stiamo anche zitti. A mio parere ci hanno dato qualcosa di più di una conferma a un’ipotesi inflazionata, il riscatto di due personaggi che per troppo tempo sono stati rinchiusi in scene che non ne esaltavano le potenzialità: Arya e Daenerys.

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Alla fine della puntata, diretta da Jack Bender (Lost, I Soprano e Alias), comprendi che ogni personaggio in qualche modo ha fatto suo il significato del titolo. Ognuno di loro ha fatto i conti o ha ricordato il legame con la propria famiglia, il “sangue del mio sangue” appunto. Questa volta ho deciso di partire dalla terra dove splende sempre il sole, no non sto parlando di Dorne, che se anche fosse ve ne accorgereste perché userei le parolacce come fossero virgole, ma di Essos. Più precisamente dalla scena più epica di tutto l’episodio secondo me, Daenerys e Drogon (la scena è epica perché c’è il drago mica per la bionda!).

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La “Mother of Dragons, Breaker of Chains and all that” (cit. Tyrion), dopo aver conquistato il Khalasar più grande del mondo, si dirige alla volta di Meereen. A un certo punto, un po’ perché Daario le stava dando il pilotto tartassandola di domande, un po’ perché era sovrappensiero per il fatto che effettivamente il problema di convincere i Dothraki a salire sulle navi è reale, si allontana dal gruppo attirata da qualcosa. Dopo circa qualche minuto, che sono sembrati interminabili anche a noi e non solo a Daario, ritorna con il miglior argomento motivazionale del mondo, Drogon. A cavalcioni del suo drago preferito, imbastisce un discorso talmente convincente, che al confronto quello di Oliver Queen sulla speranza sembrava scritto da un dilettante. A parte che mi sto mangiando le mani perché non l’ho schierata al Fantagot, vederla così fiera e sicura di sé in sella a Drogon, mi ha dato non poca soddisfazione. Secondo la tradizione Dothraki dovrebbe scegliere tre fratelli di sangue (e nulla mi toglie dalla mente che il titolo si riferisse soprattutto a questo, ma quei maledetti di D&D mai che ti spieghino qualcosa!), ma dato che lei è quello che ho scritto all’inizio del paragrafo e le tradizioni non le sopporta proprio, decide, anzi proclama, che ogni componente del khalasar sarà suo fratello di sangue. Non c’è che dire, una vera e propria abile mossa politica. Dimostra di essere una degna erede dei Targaryen, con i quali cerca da tutta una vita di ricucire il legame parentale tentando di riconquistare l’Iron Throne. Personalmente, ora che ha riacquistato un po’ di spessore, più che vederla sul Trono di Spade, vorrei vederla volare verso La Barriera, bruciare il Night King e vivere una vita felice e piena d’amore insieme a Jon. So che non succederà mai ma voi lasciatemi sognare.

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Rimanendo ad Essos, passiamo ad un personaggio che io non è che adoro, di più, Arya, e sono così felice per la trasformazione che ha subito in questa puntata. Ancora intenta a compiere la missione che le è stata affidata da Jaqen, cioè uccidere Lady Crane (Essie Davis), la troviamo nei pressi della compagnia teatrale, dove riesce ad avvelenare la bevanda dell’attrice. Tutto sarebbe andato secondo i piani, se non si fosse fermata a parlare con lei e Lady Crane non si fosse rivelata la prima persona che, dopo tanto tempo, le dimostra un po’ di umanità. Capisce che tutta questa storia delle uccisioni è assurda, ma soprattutto che lei non è Nessuno, ma Arya Stark (molto odissiaca questa cosa). Ritrova sé stessa, anche se dubito che si fosse mai abbandonata del tutto, ma, cosa più importante, ritrova Ago. Ve lo ricordate Ago? Io sì, ed ogni volta sono infiniti feels. Attraverso lo spadino che gli regalò Jon, Arya recupera il legame con la sua famiglia, e noi speriamo che recuperi anche la sua sete di vendetta e si diriga a Westeros a spaccare un po’ di c***! Passatemi il francesismo perché qui era d’obbligo.

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Passiamo a Westeros e partiamo dal sud, Samwell e Gilly. Lo so che le sue scene sembrano più un’intercalare tra le varie storie, ma credetemi quando vi dico che questo personaggio diventerà molto importante prima o poi, e se non volete credermi sulla parola, pensate a quanto la conoscenza sia un’arma potente nel mondo di Game of Thrones. Sam e Gilly arrivano finalmente ad Horn Hill, casa della famiglia Tarly. Vengono accolti in modo caloroso dalla madre e dalla sorella di Sam, un po’ meno dal padre, Randyll Tarly (il grande James Faulkner). Randyll, come padre, non è molto diverso da Roose Bolton o Tywin Lannister. E’ senza mezze misure, arrogante, pretende di essere rispettato senza rispettare, il nome della sua famiglia è la cosa più importante per lui e non sopporta le persone deboli, soprattutto fisicamente. Neanche mezzo secondo di cena che inizia ad attaccare e ad umiliare Sam, che per paura che buttasse fuori anche Gilly, incassa tutti i colpi senza proferire parola. Ma Sam non è più il ragazzo grasso e insicuro che un giorno partì per La Barriera, ora è grande, sicuro di sé, ha salvato Gilly ed ha anche ucciso un’ Estraneo. Decide così di portare via con sé Gilly, con la quale sta instaurando un rapporto sempre più profondo, e la spada in acciaio di Valyria, rompendo così di fatto, ed è l’unico personaggio della puntata che lo fa, il legame con la sua famiglia, che ormai gli andava stretto. Un timido riscatto certo, ma sempre meglio di niente. Dai Sam, io sono dalla tua parte da sempre!

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Dirigiamoci controvoglia a King’s Landing, che per me, finché non vedrò la testa dell’High Sparrow su una picca, rimarrà la parte noiosa di questa stagione, che nemmeno la presenza di tre donne forti riesce a risollevare. Tommen, che non commento perché sarebbe come sparare sulla croce rossa, si fa convincere da Margaery a fare comunella con l’Alto Passero. Una vera rosa con le spine la ragazza, infatti, non sapendo se qualcuno l’avrebbe aiutata ad evitare la Walk of Shame, decide astutamente di stare al gioco del Passero, emblematica la sua faccia sollevata quando vede apparire il padre e la nonna. Un po’ meno sollevato e più incazzato è Jaime, pronto a dare battaglia, che non riesce proprio a concepire che il figlio abbia fatto la cavolata di allearsi con il religioso, che dal canto suo, pur sicuramente sospettando il doppio gioco della ragazza, è soddisfatto della pubblica dichiarazione di sottomissione della corona alla religione. Jaime, costretto da Tommen a dirigersi a Riverrun, va a sfogarsi dalla sorella, che però gli dice di fare come chiede il figlio, che ogni cosa a suo tempo, che un giorno faranno pagare tutto con gli interessi, che tutto quello che hanno passato è servito a rafforzare il loro legame familiare, e incestuoso, e quindi non potranno mai perdere perché loro sono i Lannister. E che vi devo dire, io non vedo l’ora che arrivi quel giorno in cui Cersei restituirà tutto il male che le è stato fatto.

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Approdiamo finalmente al nord, dove ritroviamo Meera e Bran che scappano dagli Estranei. Mentre Meera si fa il sedere per trasportare Bran, lui è immerso nel passato e nelle sue visioni, che riguardano principalmente il Re Folle e le sue manie di distruzione. Per commentare ogni fotogramma avrei bisogno di fare un altro articolo, perciò mi concentro su quelli che ritengo più importanti. Il primo è Aerys II che ripete incessantemente la frase “Burn them all“, impossibile non fare un collegamento con quello che abbiamo visto nella scorsa puntata, cioè l’incessante ripetizione di “Hold the door” che ha portato Hodor a perdere la testa. Forse sarà un tantino estremo come confronto, ma è più plausibile di quello che pensate. E se qualcuno, con il potere simile a quello di Bran, o anche lui stesso, avesse fatto impazzire Aerys II per innescare gli avvenimenti che si sono poi svolti? Forse questo era l’unico modo per  far si che chi dovrà sconfiggere il Night King si possa trovare in quel momento preciso. Il secondo riguarda l’immagine di un ventre di donna insanguinato. Esplosione di internet a parte, è un po’ pochino per poter affermare che si tratti di Lyanna, visto che dall’inquadratura sembra più la conseguenza di una ferita che non di un’emorragia post parto. Comunque, in soccorso dei due ragazzi arriva un cavaliere misterioso, che si rivelerà poi essere Benjen Stark (yaiii), Joseph Mawle, salvato da morte certa dai Figli della Foresta con lo stesso metodo con cui hanno trasformato il Night King. Bran, dopo tanto tempo, ritrova finalmente un legame con la sua famiglia attraverso lo zio, che inoltre gli dice che adesso è lui il Corvo con Tre Occhi e che deve imparare a controllare il suo potere perché è l’unica speranza che hanno contro il Night King. La domanda che sorge spontanea è: ma Benjen tutte queste cose come le sa? Che gli Estranei abbiano in qualche modo ereditato la stessa potente magia dei Figli della Foresta? Essendo stati creati da loro non sarebbe così inconcepibile.

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Ma ci sono anche altri ritorni. Infatti, riappaiono sulla scena le Torri Gemelle e con esse Walder Frey (Valar Morghulis Walder, Valar Morghulis!), che è un tantino incacchiato perché i figli hanno perso il controllo di Riverrun. Per costringere Brynden Tully (Clive Russell) a farsi da parte, nel suo solito stile meschino, decide di giocare la carta del nipote del Pesce Nero, Edmure Tully (Tobias Menzies, che sicuramente chi, come me, segue Outlander alla sua vista avrà sussultato), fratello di Catelyn e legittimo Lord di Riverrun.

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Una puntata da molti definita “di transizione”, dopo la bomba che ci hanno tirato addosso alla fine del quinto episodio. Sicuramente il continuo riferimento a Riverrun è finalizzato a preparare il terreno per la battaglia, o le battaglie, che vedremo nelle prossime puntate. Una cosa è certa, i nodi stanno per arrivare al pettine, verrà versato molto sangue e il legami familiari diventano ora più importanti di quanto non lo siano mai stati, perché senza di essi vendette e rivincite perdono valore.

E dopo questo papiro vi saluto, vi invito a lasciarci un vostro commento e a passare alla pagina ~ Le migliori frasi de “The Game Of Thrones” ~

Valar Morghulis

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About Serendipity

Per descrivermi basterebbe dire che sono un'accozzaglia di immaginazione, sogni e passioni. Archeologa con mille interessi come la lettura, il cinema, il basket, la danza e la fotografia. Sono cresciuta a pane e serie tv. In tempi non sospetti ero già un'addicted di telefilm come Stargate SG1, Streghe, Buffy-l'ammazzavampiri, Xena:la principessa guerriera, Hercules, Sex and the city... fino ad arrivare ad oggi dove riconosco i giorni della settimana solo in base alla puntate che devo vedere.

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