Ridotto il numero di episodi da 10 a 7, il terzo fa parte del blocco centrale di questa stagione e le acque si iniziano a smuoversi fortemente, dipingendo, già più minuziosamente, quale sarà il leitmotiv degli ultimi atti di questa saga.
The Queen’s Justice rappresenta un incrocio per diversi aspetti, in primis e forse il più atteso, quello del Ghiaccio e del Fuoco, ad opera di Melisandre, che per quanto abbia avuto solo poco screen-time, ci rivela interessanti profezie riguardo la propria morte e quella di Varys a Westeros.
Come ben sappiamo, la dama rossa non è sempre stata in grado di leggere il fuoco con precisione, ma qualcosa ci fa credere che questo riferimento possa essere un indizio verso una possibile fine dei giochi. Ciò può saperlo solo R’hllor.
L’incontro tra Jon Snow e Daenerys, che ha rappresentato gran parte dell’episodio, non è solo da considerarsi emblematico, ma perfetto sotto ogni punto di vista.
La contrapposizione tra la maestosità di Daenerys e l’umiltà di Jon è stata resa perfettamente da dettagli davvero appropriati, a partire dall’entrata spettacolare della Madre dei Draghi e i suoi numerosi epiteti e quella maldestra e improvvisata di Jon, al quale sembrava essere strano attribuirgli persino il titolo di Re del Nord.
Sarà sicuramente difficile costruire un rapporto di stima reciproca partendo da queste basi ed entrambi sembrano avere le loro inattaccabili ragioni. Forse solo Tyrion e Davos sono le persone adatte ad allargare la mente troppo schematicamente chiusa dei loro sovrani. Da una parte Daenerys sembra proprio non credere all’arrivo dei White Walkers, offuscata dalla sua sete di potere e dall’avere finalmente tra le sue mani quello che desiderava ormai da tempo immemore.
Dopo troppe stagioni ho visto nei suoi occhi un’ambizione ferma e posata, non la follia ereditata dal padre, che pensavo stesse ormai prendendo piede.
Questo non mi dispiace, sebbene credo che la pretesa di avere ciecamente la spada di Jon sia una richiesta abbastanza arrogante, considerando quelle che crede siano le sue origini.
Jon è figlio di quella ribellione e accettare senza compromessi di schierarsi da parte dei Targaryen sarebbe come uno spunto in faccia alla sua famiglia e alle persone che lo hanno cresciuto (ci tengo a precisare che Bradon Stark non è morto bruciato, ma strangolato, mentre tentava di salvare Rickard, che stava cuocendo nella sua armatura).
Ho apprezzato molto il tempo dedicato ai primi cavalieri, quasi se ne sentiva la mancanza, specialmente di Davos, del quale trovo i consigli sempre naturalmente giusti. Interessanti sono gli intrecci che hanno riportato inevitabilmente l’attenzione su ricordi lontani come Blackwater, dove entrambi si sono scontrati e Tyrion ha ritenuto necessario sottolineare la sua vittoria, anche il riferimento alla citazione di Bronn, ha sicuramente divertito.
Di vitale importanza però è stata la figura del Lannister, a calmare le acque e a rendere Daenerys più flessibile nei confronti del Re del Nord, che sembra l’unico preoccupato dell’eventuale fine di Westeros.
Altro grande atteso ritorno è quello di Bran Stark a Winterfell. L’incontro con sua sorella Sansa è stato assolutamente commovente, ma abbastanza confuso: spiegare di non poter essere erede di Grande Inverno, ma il Corvo a Tre Occhi, non è facile, ma dimostrarlo ricordando a sua sorella il giorno del suo stupro, mi ha un po’ inquietata, se devo essere sincera.
Ma dopo essermi dilungata fin troppo, ritorniamo a King’s Landing e quella che sembra essere (ma non lo è affatto) una semplice cornice di questo episodio.
A dimostrare la sua importanza è proprio il titolo, The Queen’s Justice, da ritenere appropriato proprio per le piccole/grandi vendette che Cersei è riuscita finalmente a prendersi.
Potrà essere mal vista, ma finalmente credo che abbia acquisito lo status di villain ben scritto, come suo padre e Roose Bolton prima di lei, a dispetto del titolo di malefica di turno.
Quella che sembrava solo sete di potere è distintamente un dolore per tutto ciò che ha perduto e nonostante abbia tentato di nasconderlo dietro il suo abito/armatura, con questo episodio abbiamo rivisto la madre disperata che farebbe di tutto per i propri figli.
La vendetta contro Ellaria può considerarsi crudele, ma la perfetta chiusura di un cerchio, è stato straziante vedere il dolore di una madre inflitto da una madre ancor più devastata e la scena con Tyene per me rimarrà una delle più forti a livello emotivo che abbiamo avuto il (dis)piacere di goderci.
Altra vendetta proviene da Highgarden, dove Jamie, al fianco di Bronn e Randyll Tarly, prende la roccaforte e si confronta per un’ultima volta con Olenna, prima di servirle il veleno che l’avrebbe uccisa. La scena avrà toccato gli affezionati ai Tyrell (come me), che hanno visto questa casata finire ufficialmente, ma non senza le spine d’acciaio della Lady, che anche prima di lasciarsi morire si prende il merito di aver ucciso Joffrey davanti gli occhi sgomenti di Jamie.
Per ora possiamo stilare già una sorta di bollettino di guerra, nettamente sfavorevole per Daenerys, che ottiene solo Castelry Rock ormai quasi del tutto sgombrata, a dispetto delle due vittorie di casa Lannister, corredate da sfilata trionfante di Euron e la promessa di concedersi di Cersei quando la guerra sarà finita, un po’ mi viene da sperare nella loro vittoria, per godermi questo momento.
Ovviamente quattro episodi possono di gran lunga cambiare le carte in tavola e ribaltare completamente la sorte della guerra in atto.
Personalmente ho trovato le tattiche di entrambe le parti estremamente intelligenti e diciamo che era da tempo immemore che non ci godevamo un po’ di sana strategia, forse proprio dalla morte di Robb Stark e dal Bosco dei Sussurri.
Non c’è da nascondere che questo episodio aveva un sapore passato, un po’ come anche i primi due, e questi ricorsi non fanno altro che enfatizzare la bellezza della magnifica creazione di Martin, con la speranza che D&D non tornino ad allontanarsi dalle orme del maestro.
E con questo è tutto,venite a commentare con noi e passate per le pagine di
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