BEST. EPISODE. EVER.
Forse è un’affermazione un po’ troppo forte; forse sto esagerando; forse il pugno di episodi andati in onda finora hanno fatto rinascere dalle ceneri come l’araba fenice tutto l’amore che provavo per questo show fino alla terza stagione; forse non sono davvero pronta a dirgli addio a fine marzo perché, nonostante abbia sbraitato contro i RIB più e più volte e li abbia insultati in tutte le lingue che conosco, Glee rimarrà SEMPRE un pezzo di cuore; forse sono solo una nostalgica del cacchio che dovrebbe farsi curare da uno bravo invece di stare qui a scrivere scemenze, ma fatto sta che questo Child Star mi ha fatto letteralmente sganasciare dalle risate come non mi succedeva dai tempi della prima stagione, quando quel genio assoluto di Sue Sylvester teneva sotto ricatto il preside Figgins o quando se ne usciva con insulti fantasiosi sui capelli di Will Shuester.
Lo so che rischio di essere ripetitiva, noiosa e pedante, ma fatemelo dire un’altra volta ancora: FANTASTICO, MERAVIGLIOSO, UNO DEI MIGLIORI EPISODI DI SEMPRE.
Okay. Ora me la smetto e torno in me.
Iniziamo subito col dire che c’era effettivamente bisogno di un episodio che fosse interamente dedicato ai nuovi membri delle New Directions, mettendo per un po’ in stand-by le storyline dei veterani. Con i Klaine e le Brittana in luna di miele, l’occasione è stata servita su un piatto d’argento e – ringraziando tutte le cose sacre e i Sette Dei di Westeros – gli autori non hanno sprecato quest’opportunità. Temevo che il destino di questi poveri cristiani fosse del tutto simile a quei poveracci che li hanno preceduti, di cui tutti noi abbiamo dimenticato i nomi perché troppo random e mal gestiti e caratterizzati. Invece mi sono dovuta ricredere, non sui personaggi che mi sono piaciuti fin dalla loro prima comparsa, ma sul lavoro degli scrittori, che per una volta hanno dimostrato di saper fare il loro lavoro. Ciò che però mi fa salire l’Avada Kedavra è che questi egregi signori si sono svegliati dallo stato di coma vegetativo PROPRIO ADESSO che Glee sta per calare il sipario. Questo proprio non riesco a perdonarglielo; non ce la faccio proprio a farmelo andare giù, nemmeno con dosi da cavallo di digestivi.
A dominare la scena ci pensa però una piccola new entry, un tal Myron Muskovitz del quale – GRAZIE A DIO – sentiremo ancora parlare. Anche se per poco.
No, miei cari lettori. Fermate le lacrime.
Per i pianti verrà il giorno Ma non è questo il giorno.
Il pretesto per introdurre questo piccoletto ruota attorno a Sue Sylvester che, tra una crociata e l’altra contro il Glee club e i piani di vendetta contro Will Shuester tornato all’ovile, è impegnata a entrare nelle grazie del sovrintendente scolastico, acconsentendo che suo nipote si avvalga dell’aiuto delle New Directions per festeggiare in modo memorabile il suo Bar Mitzvah.
Il marmocchio – figlio segreto dei Klaine con Rachel Berry come mamma surrogato – è una bomba carichissima, un concentrato esagerato di DIVAGGINEH misto a un tocco di bitch che non guasta mai. ADORO.
Ho amato il fatto di come sia riuscito a tenere tutti per la gola, Sue compresa, per ottenere ciò che voleva; per come sia riuscito a comandare tutti a bacchetta per poi rivelarsi la piccola peste dispettosa, comportamento tipico di un bambino della sua età. Mi è sembrato di rivedere la Rachel Berry della prima stagione, fiera e combattiva, determinata a portare avanti i suoi progetti nonostante tutti le remassero contro. Una new entry molto gradita, sicuramente perché ogni Glee Club che si rispetti ha bisogno della sua DIVAH e alle rinate New Directions questo quid mancava proprio, nonostante i membri di cui è composto quest’anno siano riusciti a conquistarmi positivamente sin da subito.
In primis i gemelli Ryan e Sharpay Evans Lannister, come Kitty li ha genialmente ribattezzati. Mason si trova a dover fare i conti con la sua cotta per Jane e con la presenza soffocante di sua sorella Madison, maniaca del controllo che ha il timore di vederlo allontanarsi e di perderlo.
Storyline molto carina, ma non forte come quella di Spencer e di Roderick, che se ne escono come vincitori assoluti dell’episodio.
Il nostro gay postmoderno – Sua Grandiosità e Genialità Sue Sylvester ha parlato! – si è preso una bella sbandata per un capellone di nome Alistair (ma uno con un nome normale, tipo HARRY o LEONARD no eh?!), grande amico di Roderick. Tutti i tentativi spocchiosi e da macho rubacuori messi in atto dal nostro Spencer si rivelano un totale e completo fallimento. Era andata meglio a Blaine Anderson con il suo GAP attack per conquistare il cuore di quel tizio con le balle di fieno in testa durante la seconda stagione. Mi piace questo personaggio, specialmente perché si discosta prepotentemente dagli stereotipi del gay tipico, con cui hanno infiocchettato e bardato Kurt e Blaine come fossero unicorni pronti per la fiera dei My Little Pony. E mi piace soprattutto perché sotto quella maschera da macho e da duro che si è creato per poter sopravvivere in una società dove la diversità non viene apprezzata e valorizzata come meriterebbe si nasconde in realtà un ragazzone dal cuore tenero che vuole avere esattamente ciò che hanno gli altri. Vuole potersi innamorare e vivere l’amore senza vergognarsi. Perché l’amore è amore, non importa chi ami, basta che lo fai con il cuore. Un piccolo ma grande insegnamento per il quale non smetterò mai di ringraziare Glee. E rimanendo in tema di ringraziamenti, se Roderick riesce finalmente a sbloccarsi e a lasciarsi andare, questo passo avanti, lo deve grazie a Spencer.
MENZIONI D’ONORE
– I Want to Break Free miglior performance dell’episodio. Hands down. I Queen sono il mio tallone d’Achille, il mio punto debole e Ryanno&Co. sanno bene quali corde andare a toccare quando hanno intenzione di rientrare nelle mie grazie. E Billy Lewis Jr l’ha interpretata molto bene. Certo, non può assolutamente competere con Bohemian Rhapsody di Jonathan Groff, ma ho apprezzato lo sforzo.
Unico neo: mi aspettavo che Mason eseguisse il pezzo con tanto di parruccone e aspirapolvere. A questi dettagli ci tenevo particolarmente. Meno 5 punti a Grifondoro!
- Sue Sylvestrer che impreca contro i suoi studenti con il megafono.
- Sue che prende per i capelli Will Shuester. FA-VO-LO-SA. Era ciò che aspettavamo tutti da ANNI e finalmente, prima che arrivasse una nuova glaciazione e gli alieni ci mandassero a estrarre ferro su Marte, ci hanno dato la catfight più attesa della storia. Mancavano solo il fango e la pioggia per giungere al livello della perfezione.
Ma chi si accontenta gode. E io ho goduto come un riccio. #SueFacceSognà
- Myron Muskovitz e lo strappo dei vestiti. Una scena che mi ha ricordato moltissimo Not The Boy Next Door e che ha avvalorato la mia ipotesi circa la paternità dei Klaine.
- L’outfit jeans + maglietta monocolor della performance finale Cool Kids è stato un colpo basso. BASSISSIMO. Gridava a pieni polmoni Don’t Stop Believin’.
Questi parallelismi fanno male ai sentimenti. Non si fanno.
Episodio promosso a pienissimi voti che finalmente dà spazio alle new entries e non ci fa sentire troppo la mancanza dei veterani.
Vi lascio con il promo del prossimo episodio e vi invito a passare dalle nostre pagine amiche Kepp calm and love DARREN CRISS., •You’re kιllιng me now. Anιmαl ιnsιde of you•, Keep Calm and ship Klaine;, Chord Overstreet Italia e Fσяєνєя Glєє ~!