L’anno scorso Good Behavior è stata una delle nuove serie tv che ho più apprezzato e la mia felicità nel vedere che la seconda stagione ha mantenuto gli stessi standard è stata grandissima. Piuttosto che ricalcare i meccanismi della prima stagione, Good Behavior va avanti, mostrandoci Letty, Javier e Jacob nei giorni immediatamente successivi alla fuga. La parola d’ordine della premiere, nonché quello che sembra essere il mood della stagione, è “nuova vita“, concetto che racchiude in sé la possibilità per tutti e tre di costruirsi una nuova prospettiva futura. E ne hanno bisogno, anche se non è facile abbandonare le vecchie abitudini.
Lo sa Javier, che si ritrova a dover portare a termine un lavoro per il quale è stato già pagato, solo per ritrovarsi di fronte ad un altro sicario ingaggiato per uccidere lui. Se questa azione solleva sicuramente qualche domanda, parzialmente riceviamo delle risposte quando vediamo Silk disteso sul pavimento, ucciso a sangue freddo. Risulta inevitabile non pensare alla famiglia di Javier come mandante di un simile duplice omicidio. Javier è un personaggio profondamente enigmatico, davvero difficile da interpretare e leggere, e per questo affascinante ai nostri occhi. Da un uomo che uccide per vivere ci aspettiamo sempre il peggio, ma lui ha dimostrato e sta dimostrando di avere una stratificazione caratteriale che lo porta ad essere l’opposto di quello che ci aspetteremmo. È un uomo attaccato alla famiglia, che vive – presumibilmente – con dolore ma anche con rabbia il rifiuto avuto dai genitori ed è per questo che perdona Letty per il suo tradimento e torna di nuovo nella sua vita: non solo lei lo accetta, ma ciò che ha fatto è stato per avere suo figlio, una combo sicuramente non indifferente per qualcuno che si è visto allontanato da ogni componente della sua famiglia.
E lo sa anche Letty, che continua a nascondersi nelle solite dinamiche quando la situazione si fa critica. Certo, rubare qualche vestito non ha lo stesso impatto che commettere degli omicidi (e la stessa Letty non perde occasione per ricordarlo) e per questo le sue azioni passano addirittura in sordina. Il percorso di redenzione che Letty ha iniziato nella prima stagione l’ha portata ad avere una consapevolezza di sé tale da permetterle di lasciarsi andare ogni tanto: sà quali sono i rischi che corre quando esagera e non vuole assolutamente perdere le conquiste raggiunte. Quando indossa la parrucca bionda e infila qualche vestito nella borsa, lo fa in piena coscienza e per necessità di evasione, non come unica possibilità di sopravvivenza (sia fisica che emotiva). Letty ha iniziato un percorso che, per quanto sia in salita, ora le permette di vedere la luce e Jacob, che è la sua bussola, non la farà andare fuori strada così facilmente.
In queste dinamiche che, durante la prima stagione funzionavano così bene, ora troviamo Jacob a tempo pieno. Lui rappresenta il grande cambiamento della seconda stagione, una rottura netta alle dinamiche alle quali sia noi che i personaggi si erano abituati. Quando i figli entrano a pieno titolo nelle serie tv più adult, il risultato generalmente è un dramma (siamo ancora reduci dall’odio generato da Dana su Homeland, a distanza di anni). Invece Jacob si inserisce molto bene all’interno della dinamicità di Letty e Javier, fornendo degli spunti di progressione per la storia e i personaggi. Inoltre, già di suo, Jacob è un ragazzino apprezzabilissimo. Oltre ad essere intelligente, sa reggere il gioco alla madre e non vittima di quegli attacchi di moralismo acuti che spesso colpiscono i ragazzini. Vuole stare con la madre e per farlo è disposto a sopportare e reggere qualche piccola bugia.
L’accenno del tema del razzismo – che molto spesso risulta stucchevole per come viene affrontato – serve a dare ulteriori spunti di crescita e unione tra Letty e Jacob, non affossa la premiere facendola scadere in qualcosa di visto e rivisto. Questo, l’ho molto apprezzato. Good Behavior continua a non scadere nello scontato e si riconferma come drama di tutto rispetto.
Come era facile sospettare, l’agente dell’FBI Rhonda Lashever non è intenzionata a lasciar perdere Javier né, di conseguenza, Letty. Molto presto le strade di questi personaggi si incroceranno di nuovo e, posso dirlo in totale serenità, non vedo l’ora perché so che non ne rimarrò delusa.
E a non deludere sono, soprattutto, Juan Diego Botto e Michelle Dockery. La loro intesa continua a fare faville e questo si evince sia dalle scene di passione che dagli sguardi che si scambiano. I due attori stanno facendo un lavoro meraviglio con i rispettivi personaggi e la Dockery sta dimostrando una versatilità di interpretazione che non le avrei mai attribuito. Abituata a vederla nei panni di Mary Grantham, l’anno scorso sono rimasta completamente ammaliata dalla sua interpretazione e la mia fascinazione nei suoi confronti prosegue anche quest’anno.
The Heart Attack Is the Best Way è una premiere efficace, che si collega agli eventi della scorsa stagione ma, allo stesso tempo, se ne distacca, per dimostrare che Good Behavior sta andando avanti e non si sta fossilizzando. I suoi personaggio crescono e si evolvono e così fanno anche le storie.
Nel darvi appuntamento alla prossima settimana, vi invito a passare dalle nostre pagine amiche Downton Abbey Italia e Michelle Dockery Italia.