Vivere la dimensione della realtà che vive un Grimm o un Wesen non è sempre facile, anzi non lo è quasi mai. Ci vuole una forza d’animo e un equilibrio mentale saldi per non impazzire di fronte a quello che tutto questo universo alternativo offre a chi ne fa parte e a chi come i Grimm lo vedono e lo combattono. Figuriamoci cosa può provocare in una bella veterinaria, dalla vita quasi noiosa per la sua normalità, il rendersi conto un giorno che la sua vita è stravolta dallo scoprire che il suo adorabile uomo è in realtà una specie di cacciatore di mostri sputati dall’inferno delle fiabe. Eppure Juliette tiene botta la prima volta, quando l’infuso dell’amore la attira irrimediabilmente verso Renard e resiste, sacrificandosi quando è costretta a trasformarsi nell’odiata Adalind per annullare l’ennesimo maleficio. Ma questa volta no. Stavolta il suo equilibrio mentale sta cedendo, quella trasformazione in Hexenbiest è davvero troppo per la dolce Juliette. Lei, che per amore del suo uomo ha sacrificato una normale vita da casalinga disperata, ha colmato il segno.
In questo episodio che ci sta rapidamente portando al finale di stagione si parla di spiriti dei nativi americani e del loro grande potere. Mishipeshu è uno di questi. Non sappiamo quanto c’entrino i Wesen in questo episodio in quanto lo spirito che si impossessa dei corpi per compiere la sua vendetta è visibile a tutti. Un inserviente di una scuola viene trovato orribilmente dilaniato e torna in scena lo sceriffo (o la sceriffa?) Farris, quella dell’episodio riguardante i Phasingar dalla lunga lingua. La morte del padre ucciso a botte da tre uomini ha segnato per sempre la vita del giovane nativo americano Simon, e Nick con Hank non tardano a capire che esiste un collegamento tra questa morte e la successiva.
Non farò un riassunto, tranquilli, sto inquadrando solo il caso perché anche questa volta a dar da pensare non è solo la risoluzione del mistero legato a Mishipeshu, ma gli sviluppi cosiddetti laterali. Intanto Renard si decide a portare a Rosalee e Monroe il libro delle formule della Hexenbiest per capire se e come sia possibile aiutare Juliette. La nostra bellissima ex di Nick nel frattempo entra in un bar – i frequentatori dei peggiori bar di Caracas lo schiferebbero – per bere una vodka (Juliette… una vodka???). Provocata dal solito MDF (spero sappiate cosa significa la sigla, se no scrivetemi) si trasforma in Hexenbiest e viene arrestata per aggressione.
Nick ha un colloquio con Juliette rinchiusa in cella a cui riaggancio il mio inizio di articolo. Purtroppo l’equilibrio mentale della ragazza sta cedendo e quasi ha piacere a vivere quello che all’inizio pensava fosse un dramma. Si sente forte, sicura come non mai, e quando Nick ancora perdutamente innamorato le dice che mai le farebbe del male anche se rimanesse un Hexenbiest, lei per tutta risposta gli dice che non sarebbe tanto sicura di fare altrettanto.
La situazione insomma sembrerebbe tutt’altro che facile. Aggiungiamoci pure che la prossima settimana Nick scoprirà di essere il futuro padre della creatura che porta in grembo l’altra Hexenbiest Adalind… non crediamo che la cosa metterà di buon umore Juliette.
La tranquillità della produzione che sa che la serie avrà una quinta stagione non ci mette al riparo dalla possibilità che qualche personaggio principale ci lasci per sempre. I candidati più probabili sono Renard, Juliette, Adalind (scelta questa che verrebbe giustificata ma non troppo dalla gravidanza anche se personalmente ci credo poco), Wu e persino Monroe. C’è anche chi fra i candidati inserisce anche la madre di Nick, ma sebbene funzionale alla storia, non la reputo una protagonista indispensabile quindi anche se sparisse non cambierebbe molto gli equilibri della vicenda. Trubel per esempio potrebbe benissimo prendere il suo posto per custodire la Piccola nata dalla relazione tra Renard e Adalind.
Se devo, concludendo, dare un etichetta a questo episodio, direi interlocutorio. Mi è piaciuta la vicenda mista di spiritualità indiana che pur rispettando i canoni dei precedenti episodi, ci ha accompagnato verso un universo diverso ma altrettanto interessante. Il fascino di questa serie sta proprio nell’infinita possibilità di varianti e nella eterogeneità dei protagonisti. Sostengo che Grimm non ha buoni o cattivi prescelti o predestinati ad esserlo. La magia, gli interessi personali, la paura ma anche la convinzione di essere nel giusto, porta tutti a scelte che non sono né buone né cattive, così come è la vita. Vi lascio con questa convinzione che mi fa amare questa serie in modo viscerale.
Un saluto alla pagina amica Grimm Italy .
Passo e chiudo.
gran bell’articolo!….che significa MDF??