Gypsy – Le bugie hanno sempre le gambe corte

Gypsy

Il 30 giugno Netflix ha rilasciato Gypsy, serie composta da 10 episodi, con protagonista Naomi Watts nei panni di una psicologa, Jean Holloway, e scritta da Lisa Rubin.
Nei mesi precedenti è stato creato un grande hype per questa serie, prima di tutto perché vede la Watts protagonista di un progetto seriale, e poi perché è stata presentata come una serie intrigante, per non parlare del fatto che si è sottolineato il flirt che la protagonista avrebbe avuto con una ragazza molto più giovane di lei. Inoltre la grande Stevie Nicks per l’occasione ha riadattato la canzone “Gypsy” dei Fleetwood Mac, utilizzata come opening:

Dopo due giorni passati a guardare la serie, posso dire che a primo impatto mi ha lasciato a bocca aperta, non perché sia una serie di chissà quale epicità, ma per il semplice fatto che mi ha preso sin dal primo minuto, perché stai lì a cercare di capire fino in fondo chi è e cosa vuole la protagonista. A volte viene anche voglia di prenderla a schiaffi, di dirle “ma ci sei o ci fai?”, fino a quando si scopre la verità, che in fin dei conti è quella che ci ha detto proprio Jean ad inizio pilot. Questa introduzione, a fine serie, acquisisce quindi ancora più importanza rispetto a quando è stata pronunciata, perché, senza che noi ce ne accorgessimo, ci aveva dato il quadro generale di quello che avremmo visto e capito.

Ho sempre pensato che fossero le persone stesse a determinare la propria vita, che fossimo noi al comando, ad imporci sul nostro futuro, con la facoltà di scegliere il nostro partner, la nostra professione, con addosso la responsabilità di prendere decisioni che plasmano la nostra vita. Eppure c’è una forza più potente del libro arbitrio… il nostro subconscio. Sotto i completi eleganti, dietro porte chiuse, agiamo tutti spinti dagli stessi desideri, siano essi puri, oscuri o persino riprovevoli. Più si osserva una persona, più si capisce che nessuno di noi è davvero ciò che afferma di essere. E di fatto, nascosto nel profondo… si cela sempre un segreto. In realtà potremmo rivelarci una persona diversa.

Non è un segreto che il tema di questa serie sia l’oltrepassare il limite, violare la privacy dei pazienti che Jean riceve settimanalmente. Pensavo, però, che di volta in volta avremmo visto un paziente e di conseguenza la sua vita, invece è un’unica storia che si dispiega di puntata in puntata, dove la vittima principale, se così vogliamo definirlo, è un giovane di nome Sam (Karl Glusman) disperato perché la sua ragazza Sidney (Sophie Cookson) lo ha lasciato. Qui Jean cerca in tutti i modi di allontanare Sam da Sid, naturalmente per il suo bene, ma nello stesso tempo vuole capire il perché di questa forte dipendenza, e finisce per vivere su di sé quello che Sam le racconta. E sulla stessa scia si ritrovano anche altre due sue pazienti, Claire Rogers (Brenda Vaccaro) ed Allison Adams (Lucy Boynton). La prima è una madre super apprensiva che dopo la morte del marito ha riversato tutte le sue attenzioni sulla figlia Rebecca (Brooke Bloom), che però l’ha allontanata e non le risponde più al telefono. Questo rapporto rispecchia quello che ha Jean con sua madre Nancy (Blythe Danner); Allison, invece, è una tossicodipendente manipolatrice, dal faccino d’angelo che ingannerebbe chiunque. Jean, quindi, si ritrova davanti tre realtà ed entra nelle vite di questi tre personaggi senza che essi se ne accorgano.

Diane-Sidney.


Nonostante il rapporto col marito Michael (Billy Crudup) vada a gonfie vele, Jean inizia ad avere una sorta di crisi di mezz’età e approfitta di ciò che Sam gli racconta sulla sua ex per entrare in contatto con questa ragazza misteriosa, in cui, inaspettatamente, rivede se stessa. Anche se all’apparenza potrebbero sembrare diverse, man mano che si sviluppano le vicende, ci accorgiamo che le due donne sono molto simili, e forse è anche per questo che si attraggono. In realtà entrambe mentono l’una all’altra. Jean si crea un personaggio, quello di Diane Hart, una giornalista freelance, mentre Sidney molte volte nasconde ciò che è successo o sta succedendo nella sua vita.


Questa storia ci viene mostrata in parallelo a quello che succede a Michael, ed il settimo episodio ne è il chiaro esempio. In esso – che a mio parere è il più bello ed intenso della stagione – vediamo infatti da una parte ciò che accade a Diane e Sid e dall’altra a Micheal e Alexis (Melanie Liburd), la sua assistente, che si trovano in Texas per lavoro. Questo episodio ci dà anche modo di conoscere meglio Michael e la sua storia con Jean, e quasi ci dispiace per lui per tutto ciò che sta combinando Jean/Diane, nonostante la storia tra la donna e Sid ci coinvolga parecchio.

Diane-Claire-Rebecca.
Inizialmente Jean/Diane entra in contatto con Rebecca, la figlia di Claire, per capire perché non vuole vedere né sentire la madre. Ciò le dà modo di affrontare Claire durante le sedute, di darle consigli più concreti e soprattutto di risolvere i problemi che lei stessa ha con sua madre. Di fatti, ad un certo punto si passa da un totale rifiuto nei confronti di Nancy, a quasi un bisogno. Sappiamo poco del rapporto tra le due, ma credo che Nancy conosca molto bene la figlia e che il fatto che Jean si sia appoggiata alla madre nel momento in cui era più vulnerabile la dice lunga.

Jean-Allison.
Se i rapporti poc’anzi analizzati hanno rappresentato l’amore per il partner e l’amore per la madre, quello che Jean ha con Allison si potrebbe benissimo tradurre in rapporto materno. Jean ha una figlia, Dolly (Maren Heary), di 9 anni (che compie durante il terzo episodio), che vive in una famiglia che la ama e la rispetta totalmente. A scuola si ritrova, però, a dover affrontare i pregiudizi dei genitori degli altri bambini quando, un giorno, dà un bacio alla sua amichetta Sadie. È chiaro sin da subito che Dolly non è come tutti gli altri bambini. I genitori sospettano un disturbo dell’attenzione e lo psicologo pensa che tale disturbo comporti una disforia di genere. Sicuramente questo fatto non è un problema né per Jean né per Michael, la cosa che disturba la nostra psicologa è il comportamento degli altri. Purtroppo è sempre quello il problema, la società! In un certo senso, però, se da una parte Jean appoggia Dolly, dall’altra sembra non voler affrontare la realtà… Il suo rapporto con Allison, il fatto che l’abbia accompagnata ad un incontro di tossicodipendenti e poi le abbia offerto un alloggio, col rischio di essere radiata dall’albo, è una sorta di ammenda in quanto non riesce ad aiutare la propria figlia. E proprio a causa di questo suo coinvolgimento, Jean, che dice di riuscire sempre a leggere la gente, in questo caso non ci riesce e resta fregata.

La cosa che resta ancora irrisolta è la questione di Melissa (Kerry Condon), questa donna del passato di Jean di cui sappiamo ancora troppo poco. Io ho pensato che potrebbe essere una sua ex paziente con cui ha avuto un flirt; sono convinta, dal modo in cui si è comportata Jean durante tutta la stagione, che non era la prima volta che si trovava a vivere una relazione con una donna, anzi, che forse aveva messo da parte questo lato di sé per poter vivere la vita perfetta che Michael la ha dato. Chi è Jean veramente? Può esistere Jean senza Diane? E perché alla fine Sidney e Diane si guardano e sorridono? Il personaggio di Jean è parecchio ambiguo… All’inizio, quello che fa, lo fa perché vuole il bene dei suoi pazienti, ma finisce poi per vivere situazioni che riesce a malapena a gestire, sia con i pazienti stessi che, soprattutto, col marito.
A mio parere Jean e Diane sono due facce della stessa medaglia, forse Diane è ciò che Jean avrebbe voluto essere, ma che per forza di cose è stata messa da parte. Jean è la donna razionale, pacata, pulita, mentre Diane è la spericolata, l’avventuriera. Per questo quello sguardo finale penso sia stato una sorta di presa di coscienza sia di Sid che di Diane, come a dire “so chi sei, ti accetto così. Non siamo poi così diverse.”.

Molti critici hanno ammonito la serie per essere stata troppo lenta, io invece penso che sia stato proprio questo il suo punto di forza, perché si è creata un’attesa che ha spinto chi stava osservando le vicende narrate a guardare la serie in un fiato, tanto da avere l’impressione che si stesse guardando un film. E non è questo lo scopo di Netflix? Quindi per me Gypsy è promosso a pieni voti e spero ci sia il rinnovo. Adesso urge rewatch! Ormai è diventata un’ossessione questa serie: più ci penso più mi intrippa!

About Claire

Superfan di Rizzoli&Isles, ha visto talmente tanti crime e procedural che vorrebbe diventare un cop americano o addirittura entrare nella FringeDivision. Sin da piccola ha nutrito la passione per i libri di Patricia Cornwell ed è molto incuriosita dalla medicina legale. Da un paio d’anni a questa parte, ha quadruplicato le serie da seguire ed è soprattutto diventata una EvilRegal accanita, grazie al fantastico Once Upon a Time e alla splendida Lana Parrilla! Sogna di vivere a Los Angeles per respirare appieno l’aria telefilmica, anche se negli ultimi anni Vancouver sta rubando la scena alla famosa località californiana. Se non fosse che fa troppo freddo, non sarebbe male vivere lì.

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2 comments

  1. Salve, non si hanno più notizie sul proseguo della seconda stagione? Anche a me GYPSY è piaciuto molto nonostante molte critiche negative.

    Saluti.
    Fiore

    • L’anno scorso Netflix non l’ha rinnovata, e ad oggi nessun altro canale si è fatto avanti per acquistarne i diritti… 🙁

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