Hannibal – Recensione 2×05 – Mukozuke

Lo scorso episodio si era chiuso con un cliffhanger potentissimo, uno di quelli capaci di creare un altissimo livello di suspense e di far trattenere il respiro al telespettatore.
Già dopo la visione delle ultime scene avevamo intuito che il destino della povera Beverly Katz era drammaticamente segnato, ma ciò che abbiamo visto dai primi minuti di questa 2×05 è stato qualcosa che sicuramente non ci saremmo mai immaginati.
Hannibal ci ha abituati sin dal pilot alla violenza e alle morti truculente, ma, detta in tutta onestà, ho trovato questa mutilazione molto più spietata e feroce rispetto a tante altre. Sicuramente perché il personaggio di Beverly si stava rivelando una figura molto importante per Will, ma anche perché stava lentamente acquistando un certo rilievo all’interno della trama, dopo una prima stagione trascorsa un po’ nell’ombra di altre personalità più predominanti.

La particolarità della sua mutilazione sta proprio nel come Hannibal Lecter l’ha compiuta.
Nel corso di questa stagione lo abbiamo visto spesso calarsi nei panni di Dio – prima con il giudice e poi con Bella – come se si sentisse in grado di decidere chi è meritevole di vivere e chi invece di morire. Stavolta però ha aggiunto un nuovo elemento; è emerso un particolare molto importante che ha dato una nuova sfumatura alla sua indole folle e luciferina. Lecter, da uomo colto e istruito qual è, ha fatto propria la legge dantesca del contrappasso, punendo Beverly ricalcando una terribile e macabra analogia del suo lavoro, sezionata come se fosse un elemento da esaminare al microscopio.

Will Graham, dal canto suo, non può fare a me di non sentirsi in qualche modo responsabile per la brutale morte della sua amica, colpevole, a suo giudizio, di averla condotta direttamente nella tana dello Squartatore di Chesapeake e dell’Imitatore.

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Il senso di responsabilità per quanto accaduto e la sua condizione di prigionia, che lo rende impotente di agire, portano Will a stringere inusuali alleanze e collaborazioni.

Una fra tutte, quella con Freddie Lounds. Questo personaggio si è presentato fin da subito come uno dei più irritanti e detestabili, raggiungendo poi l’apice nella 2×03, durante il processo dell’imputato. Quindi vederli collaborare per tendere un’esca all’ammiratore di Will è parso immediatamente come un ossimoro. Ma onestamente vederli deporre momentaneamente l’ascia di guerra e allearsi contro un nemico comune e decisamente pericoloso ha reso la situazione molto interessante, fornendo anche una buona occasione alla giornalista per redimersi da tanto odio e ostilità nei confronti di Will.

Un importante ritorno è stato sicuramente quello di Abel Gideon. Anche lui si trova a condividere con Will la triste sorte di burattino nelle mani di Hannibal, entrambi manipolati dal brillante dottore per i suoi astuti piani. Durante la scorsa stagione Gideon è stato più che altro un personaggio di contorno, una vittima da sacrificare per un bene superiore, ma dalle scene che lo hanno visto protagonista possiamo supporre che lo rivedremo presto nel corso dei prossimi episodi, specialmente per il fatto che Gideon stesso rappresenta la prova vivente dell’innocenza di Will.

Il ritorno di Gideon è un particolare avvenimento che ha uno scopo ben preciso.
Il proposito di Frederick Chilton è proprio quello di supportare la terapia di Will, facendolo interagire con un importante tassello del suo passato. Chilton si mostra sempre più affascinato – e forse anche ossessionato – dalla mente di Will che vede con un interessante terreno di confronto-scontro con lo stesso Hannibal, creando quindi un’ottima tensione e un’intrigante rivalità che tiene lo spettatore costantemente in bilico, non permettendogli di distrarsi o rilassarsi.

Ma il vero protagonista dell’intero episodio, colui che sembrava una figura di contorno, quasi trascurabile è stato, hands down, l’inquietante Jonathan Tucker. Gli sono bastati una manciata di minuti per uscire dall’ombra e presentarsi come una serie minaccia per lo stesso Hannibal.

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Incaricato dallo stesso Will – che inizia a entrare sempre più in sintonia con la mente di Lecter, mostrando ancora una volta il profondo legame e la particolare affinità che li lega – Tucker riesce far confessare a un Hannibal agonizzante di essere lo Squartatore di Chesapeake, attraverso una particolare e inusuale ammissione. La stessa tortura che infligge a Lecter, giudicandolo come Giuda traditore di un amico, si presenta in perfetta sintonia con la personalità piuttosto creepy dello stesso aguzzino.

Ora per Hannibal è fondamentale non abbassare la guardia. L’intricata rete che ha tessuto sta mostrando progressivamente le prime falle e anche per un serial killer astuto come lui, è necessario rimanere all’erta ed evitare passi falsi. La musica sta cambiando, ma sappiamo tutti che Lecter sarà, prima o poi, inevitabilmente scoperto.

Episodio promosso a pieni voti. Lentezza, meticolosità, cura per i particolari e frequenti rimandi alla scorsa stagione che permettono al telespettatore di completare gradualmente il puzzle: tutti elementi che fanno di Mukozuke uno dei migliori episodi visti fin ora.

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