Homeland – Recensione 3×10 – Good Night

Qualche settimana fa, in questa recensione, avevo esternato la mia perplessità sulla figura di Brody all’interno della terza stagione. Non riuscivo a immaginare come sarebbero riusciti ad unire la sua storyline appena accennata, con quella di Carrie e degli avvenimenti della CIA, che ormai avevano preso una loro piega. Se la situazione di Brody era in uno stallo quasi preoccupante, a Washington le vicende stavano seguendo il loro corso e un possibile incontro mi sembrava del tutto impensabile.
Bene, non sono mai stata contenta come in questo caso di essermi sbagliata. Solo adesso che Brody è tornato ad essere il fulcro di ogni azione mi rendo realmente conto di quanto il suo ruolo non solo non è marginale, ma, soprattutto, di quanto Homeland non possa andare avanti senza il suo personaggio.

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Ho amato la semplicità e la linearità narrativa di questo episodio cosa che, paradossalmente, lo ha reso ai miei occhi ancora più ansioso. Niente distrazioni, nessuna storyline superflua. Ormai siamo nel vivo della storia, nonostante anche questo sia stato un ulteriore episodio di preparazione.
Ci troviamo al confine tra l’Iraq e l’Iran; sia sul campo che dietro le quinte, l’aria è tesa e i continui cambi di scenario non fanno altro che accentuare la tensione, costringendoci a rimanere con il fiato sospeso fino alle battute finali.
La possibilità che tutto vada storto è reale e ne abbiamo un assaggio quando il veicolo viene fermato per un controllo. Da qui, da dopo il segnale che dà anche il titolo all’episodio, tutto diventa frenetico. Homeland torna ad essere il perfetto connubio tra intelligence e azione, concretizzato anche dalla presenza del Generale Higgins.
Brody si spoglia di ogni etichetta per tornare ad essere un marine e lo dimostra da subito, a partire dalle piccole cose come indossare i calzini dalla parte fresca.
La chimica tra Carrie e Brody continua a fare scintille (nonostante i due non abbiano mai condiviso la scena) e il personaggio di Carrie non è stato assolutamente messo in ombra come in realtà ci si poteva aspettare in una puntata così Brody-centrica. Lei continua ad essere fondamentale per la buona riuscita del piano, anche quando sembra che il suo ruolo sia solo quello di assistere.
Tutte le sotto-trame vengono abbandonate e in una puntata come questa non c’è neppure spazio per la rivalità tra Saul e Lockhart, i quali si ritrovano a “combattere” spalla contro spalla.
Inevitabile la presenza di Javadi, che con un freddo colpo di pistola ci ricorda che lui, nonostante sia diventato un assist della CIA, rimane comunque un uomo dal quale guardarsi le spalle.
Unica nota stonata, la gravidanza di Carrie, resa interessante solo dall’evidente gelosia di Quinn.
Ma adesso, in definitiva, qual è stata la mia reazione a questa puntata?
L’ho vista insieme ad un mio amico, in sala di fronte al fuoco e entrambi, a fine visione, eravamo senza parole. Gli ultimi secondi di puntata hanno strappato al mio amico una bestemmia, mentre io ho sgranato lo sguardo rendendo gli occhi enormi quanto i mandarini che stavo mangiando.
C’è poco da fare, Homeland ha il potere di tenerti incollato allo schermo, con il fiato sospeso, e queste sono caratteristiche che mantengono sempre meno serie televisive.

Per qualunque informazione o aggiornamento sulla serie, passate da Homeland Italia.

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Jeda

About Jeda

Nata e cresciuta in mezzo al verde e alla campagna nel lontano 1990, Jeda sviluppa sin da piccola l’innata capacità di stare ore ed ore seduta di fronte un qualsiasi schermo a guardare serie tv. È una dote che le tornò utilissima con l’avvento dello streaming, riuscendo a vedere telefilm senza stancarsi mai, ignorando completamente lo studio. Madre di un bellissimo bambino, nella sua vita si districa tra pannolini sporchi, esami all'università e puntate da scaricare. Il suo cuore appartiene a Game of Thrones e alla famiglia Stark (fatta eccezione per Jon Snow, che ritiene un morto di sonno).