La prima volta che ho visto il trailer di Insatiable non stavo nella pelle: la serie tv prometteva di diventare il guilty pleasure estivo di cui sentivo tanto il bisogno. E il pilot mi aveva soddisfatto in questa ricerca, perché aveva tutto quello che ricerco in una serie tv trash: ad una forte dose di nonsense univa un po’ di morale spicciola che cercava di sopperire alla superficialità, un innaturale accento del sud, il voiceover, mamme idiote e la vendetta. Capite bene che ero impazzita.
Man a mano che procedevo con la visione, se da una parte tutti questi aspetti venivano esasperati – e già di per sé questo basterebbe ad annoiare – dall’altra venivano affiancati da una serie di messaggi sbagliati, proposti in maniera del tutto inaccettabile. Tutto questo mi ha reso la visione di Insatiable assolutamente indigesta, fino a sfociare nel fastidioso.
Insatiable parla di un’adolescente obesa (Patty) che, a causa di un incidente con un senzatetto, si ritrova impossibilitata ad assumere cibo solido per tre mesi e, di conseguenza, a perdere radicalmente peso. Insomma, diventa bella. Diventa quel tipo di bello che la società è disposta ad accettare. Questo è il primo messaggio agghiacciante che lancia la serie tv, che magro = bello. E ce lo dice in ogni salsa, fino allo sfinimento, fino a diventare intollerabile. E non c’è nessuna forma di critica sociale in questo, la serie non è abbastanza profonda da usare l’ironia per denunciare un problema. La serie è solo demenziale, punto.
Al fianco di Patty abbiamo Bob, un avvocato che trova molta più soddisfazione personale nel suo ruolo di coach delle aspiranti reginette nei concorsi di bellezza che nel suo lavoro (o nella sua famiglia o in qualunque altro aspetto della sua vita).
I due entrano in contatto ed ecco che inizia un vorticoso andirivieni di fatti totalmente random e persone che appaiono e scompaiono in base alla necessità del momento. Oltre che essere totalmente sbagliata dal punto di vista della morale, Insatiable incappa in errori da principiante anche per quanto riguarda gli aspetti più tecnici, proponendoci una narrazione discontinua ed infantile.
Nel corso dei 12 episodi che compongono la prima (e speriamo unica) stagione, assistiamo a battesimi e conversioni a comando, esorcismi, un dog-wash in bikini, figli e genitori che spuntano dal nulla e nel nulla se ne ritornano, omicidi, litigi, rituali magici… e l’elenco di cose senza senso potrebbe continuare ancora per molto tempo. E tranquilli non vi ho spoilerato granché, poiché questi eventi avvengono in maniera sconclusionata. E la serie è riuscita nell’arduo compito di offendere ogni tematica trattata. Non lo ritenevo possibile e invece mi ha meravigliato.
Insatiable si prefigge il nobile obiettivo di trasmettere body positivity e di creare un mondo pro LGBT, dove tutti accettano ed ogni cosa va bene. Oltre che essere uno specchio totalmente irrealistico della società in cui viviamo, falliscono miseramente in questi obiettivi. Non solo il loro concetto di body positivity si riduce ad “ora che sei magra sei la perfetta reginetta di bellezza“, ma sfruttano il personaggio di Nonny utilizzando la sua omosessualità e la sua cotta per Patty come arma a doppio taglio per farla correre a destra e a manca al servizio della sua amica. Kimmy Shields fa un lavoro fin troppo bello nell’interpretare Nonny ed è completamente sprecato per Insatiable. Se, quindi, da una parte ci sentiamo vicini a questa povera ragazza vittima dell’egocentrismo della sua migliore amica e vorremmo sapere di più su di lei, dall’altra siamo assolutamente indifferenti a Patty e a ciò che le succede. Non riusciamo a provare empatia verso di lei nonostante sia la protagonista della serie, e perfino i momenti più toccanti, che puntualmente vengono bruscamente interrotti dalla nuova cagata di turno, si ritrovano a passare in sordina di fronte ad un pubblico completamente distaccato. Io, personalmente, non aspettavo altro che le scene di Patty finissero.
Il grande problema di Insatiable non è legato solo gli adolescenti e ai cliché con i quali vengono rappresentati, ma anche agli adulti. Nonostante i due Bob siano gli unici che abbiano reso sopportabile la visione, non si possono chiudere gli occhi di fronte alle lacune del mondo adulto. I genitori sono completamente irresponsabili verso i loro figli, prendono e partono lasciando i figli in balia di loro stessi o li sfruttano per scopri personali per poi dimenticarsene. Non c’è un solo adulto che sia valorizzato come figura positiva e ogni rapporto che lega gli adulti ai ragazzi è sempre molto tossico. Insatiable ruota molto intorno al concetto di redenzione – la ricerca Bob, la ricerca Patty, la ricerca Colleen e la ricerca Angie – ma per i suoi personaggi non ve ne è alcuna.
Nella serie viene spesso nominata Drew Berrymore e Santa Claritas Diet e, effettivamente, in Insatiable si percepisce molto il senso di emulazione verso la serie. Eppure nel tentativo di mescolare comedy a elementi surreali Insatiable fallisce miseramente. Risulta un prodotto senza carattere, che ha voluto inserire troppi elementi nel calderone senza riuscire a gestirli con sapienza. Mi dispiace che una serie così promettente si sia ridotta ad un cumulo di insopportabile assurdità.