Bea Smith può pure essersene andata da Wentworth, ma l’amore sincero e l’entusiasmo per lo show rimangono in Danielle Cormack. Questo, insieme al suo calore ed al suo umorismo, si è potuto toccare con mano durante i 90 minuti che Sanya Franich, la giornalista di Lotl, ha passato a parlare con l’attrice, davanti ad una tazza di caffè.
Bea è stato il personaggio centrale della serie Wentworth per tutte e quattro le stagioni che abbiamo visto, e senza dubbio il più amato. Come mai ha colpito così tanto il pubblico?
Danielle Cormack: Credo che sia una prova di ciò che è il personaggio – lei è tutto o niente. E ad essere onesti, è giusto che colpisca, è quello lo scopo del personaggio, lei è “ogni essere umano”, e tutti possono vedere parti di loro stessi in lei perché ci accompagna verso questo suo viaggio. Voglio dire, lo vediamo con gli occhi di Bea. Durante la serie lei si trova al limite della morale, entriamo in prigione con lei, quindi è di vitale importanza che quello di Bea sia un ruolo di ancoraggio. E per essere un’ancora devi essere in grado di relazionarti col tuo pubblico, ed il pubblico deve essere in grado di relazionarsi con quel personaggio. Sono molto felice che Bea abbia colpito la gente così tanto.
E persino durante le stagioni due e tre, quando minaccia e ordina a Maxine di colpire la gente, riusciamo a vedere i motivi che stanno dietro a ciò che fa e che sta prendendo delle scelte e delle decisioni attente sulle cose.
Assolutamente. Non c’è mai niente di casuale nelle sue scelte. Lei è una persona che ha una scala di valori diversa rispetto a quelle dei suoi predecessori, ed è interessante osservare quel conflitto. Come agisce come Top Dog; come gestisce le altre detenute all’interno della prigione rimanendo comunque fedele alla propria scala di valori? È una cosa molto difficile.
È stato emotivamente difficile interpretare un personaggio così complesso come Bea, uno di quelli che ha avuto un enorme arco durante le quattro stagioni di Wentworth?
Sicuramente è stata sottoposta a circostanze piuttosto straordinarie, molte delle quali sono state incredibilmente violente, ma grazie ad esse abbiamo potuto sapere che posizione ricopre lei emotivamente parlando. Sento, però, che interpretare Bea vuol dire rimanere all’interno di se stessi ed essere molto presenti nel momento; è lì che, a mio parere, si trova una performance radicata nella grande verità. È l’esplorazione dell’esperienza del personaggio, delle circostanze, di ciò che ti circonda, lavorare con i colleghi ed i loro personaggi che rende ciò che faccio una gioia assoluta.
Nella quarta stagione hai avuto a che fare con qualcosa che Bea non aveva mai affrontato, cioè l’esplorazione di una relazione con una persona dello stesso sesso. È stato qualcosa con cui tu, da donna etero, ti sentivi a tuo agio?
È questo che dice la gente? Che mi identifico come etero? C’è una conversazione davvero interessante adesso intorno alla fluidità di genere e sul buttare giù le mura dell’orientamento sessuale, e le persone non devono sentirsi in obbligo di identificarsi con qualcosa – io mi posiziono in due schieramenti diversi.
Credo che ciò mostri i nostri progressi nel superare le etichette, proprio come nella frase “fuck the labels” che dice Bridget a Bea nella quarta stagione. Ma poi ho anche una visione che potrebbe essere complicata per alcune persone: forse è importante identificarsi con un’etichetta per assicurarsi che la gente sappia esattamente chi è e non se ne vergogni.
Le etichette ci aiutano a capire la difficoltà dei nostri predecessori che hanno davvero dovuto combattere per riuscire a dire “è normale essere… qualsiasi cosa faccia al caso tuo”. Per quanto mi riguarda, dovrei dire “Sono etero”? No, non è così. Voglio dire, potreste pure chiedere al mio compagno e lui direbbe “Mh… etero? Forse no!”.
Sono assolutamente favorevole all’ultimo trend del “ehi, fanculo alle etichette” fintanto che ci sia educazione e conoscenza della storia del percorso che abbiamo fatto per arrivare al punto in cui ci troviamo adesso, e che stiamo ancora continuando. Voglio dire – Gesù – stiamo ancora avendo delle ripercussioni per ciò che è successo ad Orlando, capite? E c’è ancora gente che se ne va in giro a picchiare gli altri solo per il loro orientamento sessuale. Non è cambiato.
Non ho bisogno di quantificare la mia storia sessuale, ma ho avuto relazioni con gente di entrambi i generi, relazioni a lungo termine, ed è per questo che la conversazione mi interessa, perché le persone sono interessate alla situazione da cui provieni. Poi forse tu sei “lì” e poi “non sei lì”, e puoi diventare il soggetto di un grande dibattito.
Grazie per il chiarimento! Mi sento sufficientemente ammonita per aver fatto quella supposizione! La gente è molto curiosa, soprattutto i fan di Wentworth, che ha un grande pubblico lesbico, sono interessati a sapere queste cose. Inoltre, quando fai parte di un gruppo di minoranze, essere in grado di aggrapparti a qualcuno che ammiri e sai che è come te… è una cosa molto convalidante.
Sono sicuramente così, ma in questo momento mi trovo in una felicissima, salutare e bellissima relazione con un uomo, ed è magnifico.
Quindi, tornando a Kate Jenkison e a “Ballie”… Nella quarta stagione abbiamo assistito all’arrivo di Allie. La chimica tra voi due è alle stelle!
Davvero? Wow, è una cosa fantastica da sentirsi dire!
Alcuni fan hanno disperatamente “shippato” la coppia durante la stagione.
Sì, sento sicuramente l’amore per la cosa di Ballie. Non dovrei dire “la cosa di Ballie”, suona molto riduttivo, ma per Bea e Allie.
Sono stata citata mentre dicevo “Ero interessata ad esplorare la sessualità di Bea”, ma non è mai stato quello. Riguardava invece “la sensualità di Bea”, che è una cosa molto diversa perché non si è mai trattato di sapere se fosse gay o meno, ma se avesse mai permesso a qualcuno di entrare nel suo cuore come non aveva fatto da tantissimo tempo, e non eravamo mai venuti a conoscenza di ciò nella serie.
Bea è stata messa davanti a qualcuno che le stava offrendo quello; qualcuno che era chiaramente interessato a lei con lo scopo di connettersi davvero con lei. Allie era qualcuno che era preso davvero da Bea per la sua personalità, non perché Allie stava cercando di manipolarla in quanto Top Dog, non perché stava cercando di ottenere qualcosa da lei, ma perché Allie è riuscita a vedere qualcosa in lei che Bea non aveva visto in se stessa.
Bea è stata molto satura nel lutto e nella sopravvivenza all’interno di questo ambiente aspro, ed ero davvero interessata a vedere cosa sarebbe successo quando qualcuno avesse provato a sbloccare quella parte della sua personalità, o chi lei era. E poi ha iniziato ad accadere ed ha portato al punto in cui ha detto “oh mio Dio!”.
Quando Bea decide di non opporre resistenza, volevo che non riguardasse solo il primo bacio con una donna, ma semplicemente un “primo bacio”. Non la prima volta in cui baci qualcuno in assoluto, ma come quando incontri qualcuno da adulto e può ancora essere imbarazzante. Alla luce del giorno, accende qualcosa che ti fa diventare “più o meno” – sai, più o meno ragazza, più o meno ragazzo – ed è così innocente e così puro. Ed è stato come provare a cercare cosa, in questo ambiente, ci sarebbe stato d’aiuto nell’esplorare quella parte di Bea che è stata così danneggiata.
Credo che nella relazione tra Bea e Allie ci fosse una bellissima qualità materna, come una sorta di relazione tra sorelle e migliori amiche, che esiste in una relazione lesbica e che non si ha in una relazione etero. Oltrepassa la natura erotica della relazione, e c’è qualcos’altro all’interno che traccia altri territori. Quando si tratta di sesso e di chimica, credo che è lì che Bea dica “aspetta, da dove viene tutto ciò?”. È una cosa spaventosa ed eccitante ed è tutto molto nuovo per lei, ma credo anche che senta che sia giusto per lei.
Adesso devo arrivare al punto di farti questa domanda. Sei consapevole dei tropi “Bury Your Gay” [seppellisci i tuoi gay] e “Dead Lesbian” [lesbica morta]?
Sì, ma ad essere onesti, con uno show come Wentworth credo che tutti siano un bersaglio facile.
Nella storia con Bea ed il suo amore per Allie, e la sua relazione con lei, il mio lavoro è cercare di far brillare tutta la luce possibile nei meandri dell’oscurità di questi personaggi e delle storyline senza tener conto di dove andrà a parare la storia. Quindi, quando è il momento per qualsiasi personaggio lesbico dello show di incontrare una tragica fine, è il nostro lavoro come attori quello di dare una visione equa su ognuno di quei personaggi. Non puoi semplicemente guardare la situazione dicendo “Oh, guarda, ecco un personaggio lesbico che è morto”. Dici che, non solo è morta, ma faceva anche parte dell’intera storia; rappresentava tantissime altre cose rispetto all’essere gay.
Credo che tu abbia ragione quando dici che in Wentworth tutti sono un bersaglio facile. È piuttosto diverso e non sai mai cosa si nasconde dietro l’angolo.
Vero, e non è responsabilità mia perché non sono una scrittrice dello show. Ma per quanto riguarda il mio supporto per ogni tipo di movimento che sta cercando di abbattere l’oppressione storica in termini di personaggi e/o idee, come questa in particolare, allora sì, le vedo come mia responsabilità. Cercherò di supportare ogni movimento che sta cercando di ridurre l’emarginazione e l’invisibilità delle persone.
Ma poi guardi il Bechdel test con donne come gruppo emarginato. Che percentuale di personaggi femminili esistono solo per informare i personaggi maschili o avere solo conversazioni che sono incentrate sugli uomini? Ancora non me ne capacito. Il mio ruolo in qualsiasi show è quello di aiutare a realizzare e portare in vita un personaggio quanto più mi è possibile, creando dimensione e colore e onorando la narrazione della storia. È questo il ruolo più importante di un attore: aiutare a raccontare la storia. Il pubblico è lì a guardare la storia.
Concordo. Può essere piuttosto disonesto ridurre qualsiasi personaggio ad un semplice “essere gay”, anche se è una discussione a cui si deve ricorrere in termini di rappresentazione egualitaria.
Assolutamente, ed io accolgo la discussione perché penso che sia molto importante, giustamente, ma vorrei anche pensare che il nostro show abbia onorato un enorme numero di donne e rappresentato un ampio strato sociale di ambienti vari, di diverse condizioni economiche, di colore, di orientamento sessuale. È per questo che sostengo con orgoglio lo show.
Uno dei punti forti di Wenworth è la sua diversità. Chiunque può sintonizzarsi e vedersi rappresentato.
Ed è probabilmente questo il motivo per cui affascina un così ampio campione demografico di tutte le età. A volte dimentico che il nostro show è probabilmente uno dei pochi in cui sono stata coinvota che abbraccia una così grande fetta demografica.
Con Wentworth ti aspetti che ogni personaggio abbia un minimo di felicità affinché poi gliela si strappi dalle mani. Bea si è innamorata – è una ragazzina che sorride – e poi questo stato di felicità le viene portato via. Facendo parte del pubblico, vorremmo che Bea avesse un finale felice. Come affronti tutte quelle emozioni?
Credo di essere più o meno abituata a tutto questo con Wentworth perché è così che funzionano le cose. Non ti può mai adagiare troppo, è questo il fatto. Ogni volta che ci arrivava un nuovo blocco di copioni, li leggevo con grande trepidazione per vedere a cosa sarebbe stata sottoposta Bea in quell’episodio.
Gli scrittori costruiscono quegli episodi in modo così bello proprio perché inseriscono tutti questi colpi di scena – nel momento in cui ti metti comodo, arriva qualcosa e ti toglie via tutto da sotto i piedi. A quel punto devi cercare di rimettere tutto in ordine per ritrovare quella tranquillità persa – è così effimero. Credo che li costruiscano in modo così bello in cui posizionano tutti quei momenti: è per questo che la gente mantiene un certo legame con lo show.
Mi piacerebbe parlare un po’ di te.
Avevo pensato che ci saremmo arrivati!
La Danielle Cormack che è così generosa e fa tanto per la comunità, per i bambini, per varie organizzazioni benefiche. Quale associazione in particolare supporti, e come trovi il tempo?
È molto importante crearsi il tempo. E donando ricevo tanto in cambio. E sono ben consapevole che ogni giorno su questo pianeta non tutti fanno quello che amano – fanno qualcosa per soldi perché è una questione di sopravvivenza. Quindi per me, wow, sono una tra quelli fortunati. Faccio qualcosa che amo davvero quindi non lo do mai per scontato.
Sono un’Ambasciatrice per Child Fun New Zealand and Australia; Ambasciatrice per Shine, che è una fondazione per bambini i cui genitori sono in prigione; e sono appena diventata benefattrice di una nuova iniziativa in Nuova Zelanda chiamata Bridge the Gap, che aiuta i bambini a rischio dando loro un po’ d’aiuto e di educazione affinché facciano scelte migliori per non diventare parte del sistema giudiziario criminale ed evitare quella spirale.
Ed hai fatto un viaggio in Cambogia ed una camminata di 100km per beneficenza.
Sì, una camminata di 100km per Oxfam ed un viaggio di una settimana in Cambogia per visitare le comunità e le scuole ed accrescere la consapevolezza della povertà infantile attraverso Child Fund.
La tua capacità di continuare a donare è proprio incredibile. Hai un messaggio finale da lasciarci?
Per prima cosa, grazie! Poi, “tenete gli occhi aperti mentre vivete la vostra vita”. Per tutti coloro che vivono una vita fantastica, ci sarà sempre qualcuno che vi guarda dicendo “Ho proprio bisogno d’aiuto”. Notate tutti e notate dove si trovano – non abbiate pregiudizi – una persona senzatetto merita tanto una vostra attenzione quanto quella che date alle celebrità.