Buongiorno splendide lettrici e accettabili lettori di Serial Crush.
Mi presento, educatamente, a voi, prima di dare il via ad una assurda (e si spera lunga) serie di articoli da me medesimo scritti.
Mi chiamo Zed Heychfrau -ma in realtà non è vero- e sono un…beh, spero di diventare uno scrittore.
Sono anche un nerd a tutto tondo dalla maggior parte della mia vita, avendo speso gran parte di essa a correre dietro ad astronavi scassate, supereroi con pigiamini discutibili e giganteschi robot con al loro interno adolescenti complessati.
Poi, magicamente, arriva Lost e tutto cambia. Sullo schermo arrivano queste “cose” chiamate serie Tv e tutto il mondo (quello nerd e non) impazzisce.
Un giorno vi racconterò cosa successe nella mente di quelli nati all’inizio degli anni ’80 dopo l’uragano Lost, noi “vecchi” che ancora ogni tanto osavamo chiamarli “telefilm”, scatenando lo sdegno di chi ci circondava.
Ma non è questo il giorno.
Non lo è perché non ho tempo, fra poco devo sedermi sul divano per accendere Netflix e guardarmi una telefilm serie tv.
A tal proposito, visto che siamo qui da un quarto d’ora e ancora non ho iniziato minimamente a parlare della vera natura di questo/questi articoli.
Avete mai dato un’occhiata a quanto sono assurde le sinossi delle serie (ma anche degli anime e dei film) sulla piattaforma di Reed Hastings*?
Non ci credete?
Si passa dal semplicemente assurdo al deliberatamente offensivo, o perlomeno questo è quello che percepisce un vecchio sfastidiato e cinico come il sottoscritto. Ma più in generale spesso le sinossi non c’entrano un cazzo cavolo col contenuto di quello che dovrebbero pubblicizzare.
Partiamo dai grandi classici, dei tempi in cui si diceva “mi sono guardato un telefilm” e in cui battute omofobe o sessiste non venivano (anche giustamente) tacciate di inciviltà o scarsa sensibilità (e in cui tweet di 10 anni fa non ti facevano perdere il posto come regista/sceneggiatore del miglior franchise del MCU).
FRIENDS
Quel “ma in appartamenti comodi e belli” non vi suona sinistramente come “perché tanto sappiamo che le vostre micragnose case da 38 mq fanno cagare“?
Oh, poi magari sono io che ho il dente avvelenato e in realtà l’azienda di Los Gatos non ha alcuna intenzione di essere maligna.
E sì, un nerd di 1,89 per 100kg si guarda Una Mamma Per Amica, problemi?
E il figlio è di Logan, ca va sans dire.
Non siete convinti? Passiamo oltre, verso il plain disturbing, come direbbero dall’altra parte della Pozzanghera.
JANE THE VIRGIN
Ora, io questa serie non l’ho mai vista e non ho la minima idea di cosa sia o di che parli, ma a me questa sinossi disturba non poco.
Per l’amor del cielo, sono un liberale convinto e un sostenitore dei diritti civili furibondo come pochi altri, ma quel “9 mesi per escogitare un piano” non vi suona un tantinello estremo?
Per non parlare dell’utilizzo del termine “violato“.
Dove siamo? In un romanzo di Jane Austen ambientato nell’Italia degli anni ’50?
Ancora non siete dalla mia parte?
Vogliamo scadere nel territorio del ridicolo?
DOCTOR WHO
Ma stiamo scherzando?
Di chi è la sigla iniziale? Di Cristina D’Avena e Alessandra Valeri Manera?
Io non l’ho mai visto ‘sto Dottore (sì, l’ho detto. Fatevene una ragione) ma dubito che giri con dei gatti magici e un microfono fatato che lo trasforma in una Idol dai capelli color lavanda.
No?
Spero, a questo punto, di avervi definitivamente convinto.
Questa serie di articoli si occuperà, fra le altre cose, anche di immaginare le storie di alcune serie che non ho mai visto partendo proprio da ciò che le strampalate sinossi di Netflix mi suggeriscono.
Probabilmente mi beccherò una denuncia.
Ma tanto mica mi chiamo davvero Zed Heychfrau.
*Uno che ha creato una roba geniale come Netflix non poteva che chiamarsi come Mister Fantastic.
non li guardo praticamente mai, li considero al pari di uno spoiler!
effettivamente, leggendoli, fanno veramente ridere (piangere)