Pronti per un tuffo nei mitici anni 80? Sì? Bene, perché questo episodio di Legends è tutto ambientato in questo periodo da molti, incluso il sottoscritto, molto rimpianto. Sarebbe difficile stare dietro a tutti i riferimenti visivi e musicali a quel periodo, ma vi cito solo la musica e l’abbigliamento di alcuni protagonisti (vedi Damien Darkh) che mi hanno subito riportato alla mente Sonny Crocket e il mitico Miami Vice.
Tornando all’episodio, vanno fatte alcune premesse. Si è giocato molto sull’incrocio di destini, fra se stessi del passato e se stessi del presente, e finalmente si è tornati a parlare di Storyline principale dopo due episodi non noiosi, ma sicuramente non entusiasmanti.
Ray Palmer, in questo frangente, lo vedo molto lontano dalle leggende. Malgrado la buona volontà (e con Ray ce ne vuole tanta) di Rory, il nostro ex Atom non riesce a convivere con il suo nuovo ruolo di Colonnello Cold (sì, è orribile). Sicuramente avrà occasione di brillare, ma in queste puntate, pur essendo in ogni caso al centro dell’azione, il personaggio mi sembra faccia molta fatica ad integrarsi con gli avvenimenti e posso capire la difficoltà degli showrunner per tenerlo dentro.
Il disinnesco della bomba sembra un buon segnale, ma la strada è ancora lunga. Adesso Ray deve essere più scienziato e meno eroe, solo così potrà ritagliarsi un ruolo convincente fra le Leggende.
Mi chiedevo fra l’altro cosa gli impedisca di tornare all’epoca in cui ha progettato la corazza e recuperarla, ma va bene lo stesso. Chiaro che Palmer deve fare un salto qualitativo come personaggio oppure sparire. In questo momento mi sembra che non sia né carne (eroe) né pesce (geniale miliardario).
In una puntata in cui sono presenti entrambi i villain, Darkh e Thawne, abbiamo scoperto qualcosa di più sui piani del duo, ma non così tanto da avere il quadro completo della situazione. L’idea di coinvolgere questi due personaggi mi sta piacendo. Sono robusti, solidi e con già una storia seriale ben definita e questo ha permesso agli sceneggiatori di non perdere troppo tempo nelle presentazioni: due luride carogne pronte a modificare il passato per i loro piani. Non serve altro per costruirci sopra una stagione più che valida. A proposito di stagioni, questa seconda è stata allungata di 4 episodi arrivando così a 17. Un buon risultato per la serie forse più fumettosa del mondo DC/The CW.
Altro vantaggio dell’ultilizzo dei cari vecchi e usati garantiti villain è la possibilità di intrecciare le vicende di altre serie per farne poi un filone importante per Legends. Parliamo ovviamente di Sara Lance e Damien Darkh. La nostra leggenda preferita, quando vede Darkh, è come un toro davanti al drappo rosso. Non capisce nulla e il suo unico scopo è vendicare l’amata sorella.
Mi sta piacendo la Sara capo del team di Leggende, fredda, razionale e addirittura calma, ma per quanto possa essere strano, mi piace di più quando perde il controllo, quando vedo nei suoi occhi il desiderio della vendetta cieca, della rabbia repressa, quella furia ignorante che la rende una macchina da lotta quasi perfetta.
In un episodio così movimentato, non posso non citare la presenza di un grande attore, protagonista di una serie che ha anticipato forse troppo i tempi, ma da cui, più o meno, molti hanno attinto successivamente. Parlo di Lance Henriksen che fu protagonista della serie di Chris Carter “Millennium”. Nei panni di un anziano Obsidian, l’uomo salva la vita a Vixen e spiega come la Justice Society sia finita in disgrazia. Faccio notare che la scelta di un eroe ormai vecchio non è stata semplice. La nostra visione del super eroe non è mai legata al processo di invecchiamento, si pensa sempre che essi siano eterni. Invece vedere Obsidian ormai sul viale del tramonto mi ha davvero commosso e sorpreso.
Altro tema da affrontare, come detto nella premessa, è questo sovrapporsi di se stessi del passato. In questo caso Martin Stein incontra il suo se stesso degli anni 80, un uomo dedito solo ed esclusivamente ai suoi studi e alla sua ambizione di scienziato. Dopo essere stato accoltellato da Darkh, lo Stein anni 80, incontra lo Stein leggenda. Il confronto fra un uomo ormai maturo e un altro ancora alla ricerca di una propria dimensione ha consentito al primo di fargli capire quanto sia importante non trascurare la donna che si ama. Non basta solo pensare di amarla, ma si deve anche mettere da parte studi e ambizioni per passare dei momenti con lei. Quando poi gli anni passano, ci si rende conto di quanti momenti persi lontano da chi amiamo abbiamo trascorso inseguendo sogni impossibili o concentrati nei nostri studi e nei nostri sogni irrealizzabili, dimenticando che un sogno realizzato, cioè l’amore trovato, non è da tutti.
Finisco romanticamente la recensione, ma vi avviso che ci sarà da ballare prossimamente. Aspettiamo il ritorno di Snart, il mega crossover e ancora qualche colpo di scena. Legends of Tomorrow è la mia valvola di sfogo, la mia serie ignorante piena di action, ironia e a volte romanticismo ed è per questo che la adoro.
Vi ricordo che c’è ancora tempo per votare SERIAL CRUSH ai prossimi Macchianera Italian Awrds. Tutte le info e la scheda le trovate QUI.
Passo e chiudo.