Dieci anni fa, il drama sul crimine guidato da una banda di motociclisti nella cittadina fittizia di Charming in California, Sons of Anarchy, creato da Kurt Sutter ha fatto il suo debutto con l’episodio pilota su FX. Nel corso delle sette stagioni che sono seguite, la serie tv è diventata una delle più amate trasmesse dal network americano ed ha sviluppato un fanbase molto appassionato sui social media, prima di concludersi nel 2014.
Con protagonisti Ron Perlman nelle vesti del presidente del club, Clay Morrow, e Charlie Hunnam nel ruolo del vice-presidente e figliastro di Clay, Sons of Anarchy ha approfondito i temi della fratellanza, della redenzione e soprattutto della famiglia. La storia è, notoriamente e liberamente, ispirata all’Amleto di Shakespeare. I membri di questo club di motociclisti si sono spesso incontrati e scontrati con club rivali. Hanno forgiato alleanze scomode con altri criminali. Hanno lavorato incessantemente per cercare di sbarcare il lunario e rimanere fuori di prigione.
Prima dei Sons of Anarchy, Kurt Sutter aveva lavorato per un’altra famosissima serie, The Shield, sempre per FX. Partito da semplice autore, arrivò poi a ricoprire il ruolo di produttore esecutivo.
“La mia esperienza era molto limitata, avevo sempre e solo scritto come autore,” ha raccontato Sutter riguardo al periodo in cui stava sviluppando i Sons. “Non avevo davvero fatto nulla, tanto meno qualcosa che andasse sulla televisione generalista. Ero abituato al panorama di quel mezzo e ovviamente a lavorare con FX.“
Kurt Sutter è convinto che la sua crescita creativa sia stata interconnessa con l’evoluzione stessa della serie tv.
“Le cose che ho imparato in Sons, l’esperienza su come raccontare le storie, era parte di quella mitologia,” ha dichiarato il creatore. “È difficile guardarlo e dire ‘Oh, se avessi saputo questo, lo avrei fatto così,’ perché il fatto è che mi piace pensare che tutto quello che è stato raccontato doveva essere detto così. E non solo in termini della storia, ma in termini di dove io fossi e di quanta creatività mi sia circondato.”
Quando The Shield concluse la sua corsa nel novembre del 2008, l’era d’oro delle serie tv era appena agli inizi. Le serie tv di HBO come The Sopranos e The Wire hanno aiutato a spianare la strada. Mentre Breaking Bad e Mad Men di AMC erano appena agli inizi delle loro complesse storie. Con queste serie tv è arrivato un nuovo mercato guidato dai creatori per la televisione e Sutter si sentiva pronto a raccontare la storia di Sons of Anarchy.
Dopo aver proposto la serie a vari canali, ha optato per rimanere con FX “non perché mi sentissi a mio agio, ma perché credevo davvero che fosse il posto giusto.“
La sua esperienza in The Shield lo ha aiutato a sentirsi sicuro che FX era il canale giusto per “adottare” la serie, non solo nelle fasi di produzione, ma anche in quelle del marketing. “Credo davvero che il loro brand fosse quello giusto,” afferma. “Per me, aveva tutte le variabili al posto giusto.“
Sapere però quale fosse il posto giusto per la serie era solo parte dell’equazione.
“Sapevo dal mio periodo in The Shield e dall’aver qualche esperienza nelle finanze di tutto questo che dopo sette stagioni il modello della produzione cambia e torna indietro. Diventa una serie sempre più costosa da fare e forse l’attuabilità economica svanisce,” ha raccontato Sutter.
Il creatore ammette che all’inizio non aveva un piano settennale nello specifico. Credeva che se fosse stato “abbastanza fortunato da riuscire a raccontare l’intera storia,” questa sarebbe stata la sua unità di misura su cui valutare il successo. Sutter aveva “un senso generale di come voleva far evolvere Jax e forse di quale sarebbe stata la fine,” dall’inizio. Di conseguenza, affrontava ogni stagione con un “piano” di come sarebbe dovuta essere.
“Ho imparato che più allentavo la presa sulla serie, meglio veniva. Nel senso che per la maggior parte del tempo io segnavo i punti salienti per ogni personaggio e andavo avanti con la storia in generale nel modo in cui volevo, ma creativamente ero entusiasta del lavoro perché non sapevo come ci saremmo arrivati. Non sapevo mai quali storie ci sarebbero state, né come i personaggi si sarebbero evoluti e nemmeno quali personaggi sarebbero diventati essenziali nel proseguo della mitologia.”
Per stanare questi elementi, Sutter ha fatto affidamento sulla collaborazione con il suo staff di autori per aiutare a capire il mondo che stava costruendo.
“Tutto questo è successo come risultato del sedersi con cinque o sei talentuosi autori e scrivere la storia. Questa, per me, era la parte eccitante,” ha sostenuto.
Nel corso di questa collaborazione, Sutter ammette che “ha lasciato che la storia si svolgesse il più organicamente possibile.“
“Le cose non sono successe in un ambiente vuoto, c’erano delle cause e degli effetti per ogni cosa,” racconta. “Se avessi permesso a questo di informare la mia scrittura, la storia si sarebbe in un certo senso guidata da sola. Ovvero… a causa di quella relazione e delle cose successe due stagioni fa, e degli istinti materni e paterni che sono cresciuti in quel personaggio, allora questa è la scelta che ha più senso.“
Alcune di queste storie coinvolgono la morte di personaggi importanti, alcuni dei quali erano molto amati dagli spettatori e perciò il fatto di perderli era una decisione controversa. Kurt Sutter sente personalmente che la più devastante fu Opie, interpretato da Ryan Hurst. Opie sacrificò la sua vita per salvare i membri del suo club nell’episodio della quinta stagione “Laying Pipe.”
“Amavo l’attore e il personaggio, ma la strada su cui lo avevamo portato era così pesante,” dice Sutter. “La somma delle morti e il senso di tradimento, semplicemente non potevo far sedere quel ragazzo al tavolo con Clay. Non aveva senso.” Sutter ha usato il momento dell’uccisione di un personaggio amatissimo per aiutare a ravvivare il resto della storia andando avanti.
“Davvero eravamo ad un impasse, ‘l’evoluzione del personaggio ha raggiunto questo punto allora come lo uso per fare andare avanti la storia? Come lo uso per mandare il mio eroe in una direzione differente – o in una rotta di collisione con X?” spiega il produttore.
Un’altra morte che è stata difficile per Sutter da mandare giù, è stata quella di Gemma Teller-Morrow (Katey Sagal). Lei ha visto la morte per mano di suo figlio, Jax, nel penultimo episodio della serie, “Red Rose.” “A quel punto il treno era proprio fuori dai binari,” ricorda. “C’era questo senso come se fosse arrivata la resa dei conti.” Sutter ammette che la sua morte è stata “davvero difficile,” in parte perché stava succedendo così tanto negli ultimi episodi della serie, che “non si aveva veramente il tempo di processare quella morte prima dell’ultimo climax.“
Guardando indietro nella totalità delle sette stagioni di Sons of Anarchy, Sutter mostra ancora orgoglio per il mondo che ha creato e che continuerà nello spinoff Mayans MC. Spin off che prenderà il via, in America, esattamente 10 anni e 1 giorno dopo la première di Sons of Anarchy.
Ma sebbene Kurt Sutter non stia guardando i punti di forza di Sons of Anarchy come una guida per Mayans MC, e neanche come metro di paragone per la sua nuova serie tv, lui sta applicando le lezioni che ha imparato nella prima opera alla seconda. “Non avevamo programmato di creare personaggi femminili forti. Non avevamo programmato di sradicare in quel modo le relazioni. Abbiamo semplicemente raccontato una storia organica,” ha detto Sutter in riferimento a Sons of Anarchy. “Devo essere consapevole di questo mentre mi addentro nella storia di Mayans… Ho la necessità di confidare nel fatto di raccontare la storia allo stesso modo, organicamente. Mi sento tenuto a lasciare che la storia si evolva e che i personaggi cambino e si evolvano come risultato di quella storia. In modo tale che la mitologia dei Mayans abbia, spero, i propri punti di forza e possa diventare anch’essa memorabile.“
10 anni sono passati dalla première di Sons of Anarchy, e domani inizia una nuova avventura con Mayans MC.