Un grande regista; un cast di altissimo livello; un reparto costumi che fa miracoli e meraviglie; una sigla tra le più belle di sempre ma soprattutto sesso e intrighi politici nel pieno rinascimento italiano. Tutto questo era The Borgias, la serie della Showtime andata in onda dal 2011 al 2013 che aveva come soggetto il papato di Alessandro VI al secolo Rodrigo Borgia, uno dei Santi Padri più controversi della storia del Vaticano.
La storia si apre poco prima dell’elezione al soglio pontificio e nei primissimi episodi vengono mostrati i traffici, più o meno illegali, che porteranno il cardinale Rodrigo Borgia ad essere eletto. Aiutato nel difficile compito dal figlio maggiore, Cesare, che si ritrova anche lui nella curia suo malgrado. Vengono poi introdotti gli altri figli: la ancora tenera e innocente Lucrezia; l’ambiguo e ambizioso Juan e il piccolo Joffré; tutti figli della bellissima ma ormai attempata Vannozza Cattanei, storica amante diRodrigo. C’è tuttavia una nuova donna nella vita del futuro Papa: Giulia Farnese, colei che verrà ribattezzata “Sponsa cristi”, per sottolineare il suo legame carnale con il Pontefice.
Lo show nasceva con l’interesse della Showtime di avere un altro Period Drama di punta dopo il successo de “I Tudors” e da questa trae i suoi aspetti più intriganti e sensuali, ma ne condivide le pesanti inesattezze storiche e alcune falle nella sceneggiatura; anche se le seconde in linea di massima sono trascurabili perché non inficiano troppo la continuità della narrazione. Per quanto riguarda la storicità violata – che fece storcere il naso a molti critici italiani – è sempre opportuno ricordare che una serie tv non ha il dovere di essere accurata e puntuale come un documentario; e che in linea di massima, anche per serie che si rifanno ad eventi storici, si deve ricordare che ci si ispira a dei personaggi realmente esistiti o a degli eventi realmente accaduti non con l’intento di insegnare la storia ma con quello di intrattenere il pubblico.
Per contro, un’accuratezza storica impressionante e la fantasia nella ricostruzione sono i pregi del già citato reparto costumi che ha creato abiti pregiati ed incantevoli, che restituiscono perfettamente lo stile romano del XV-XVI secolo. A dirigerlo c’era la costumista italiana Gabriella Pescucci, vincitrice di un oscar e di numerosi altri premi internazionali, che ha dichiarato in alcune interviste di essersi ispirata ai dipinti di Raffaello, Botticelli e Pinturicchio per i modelli, effettuando poi ricerche per stabilire quali fossero i tessuti più adatti per ricreare una somiglianza credibile con i ritratti del tempo.
Per quanto riguarda il cast le opinioni sono discordanti. C’è chi trova il Rodrigo di Jeremy Irons troppo “buono”; con poco mordente; in realtà il suo essere misurato, quasi compassato, si sposa bene con il contrasto creato dalla passionalità e la veemenza che portano in scena tanto Fançois Arnaud nel ruolo di Cesare, quanto David Oaks nel ruolo di Juan. Certamente quella che offre una performance straordinaria è tuttavia Holliday Grainger nel ruolo di Lucrezia. Aiutata da una sceneggiatura che le consente una crescita graduale ma inesorabile, che la porta dalla purezza estrema alla corruzione – con tanto di incesto – senza tuttavia privarla completamente del candore, la Grainger dà vita ad una Lucrezia che non si può far a meno di adorare e supportare. Dapprima una bambina innocente e piena di speranze, diventa poi una moglie vessata e quindi una donna consapevole della sua bellezza e della sua intelligenza che non esita ad usare per proteggere suo figlio e gli altri suoi cari. Un po’ spenta Lotte Verbeek in realtà, che seppure abbia il viso giusto – secondo i canoni rinascimentali – per interpretare Giulia Farnese, fa di questo personaggio un bellissimo involucro vuoto, poco incisivo ai fini della trama. Sean Harris è sensazionale nella parte di Micheletto Corella, il letale assassino a servizio di Cesare; se dapprima può sembrare un personaggio marginale, con il passare delle stagioni si rivela come una delle personalità più complesse di tutto lo Show. È buona, anche se non impressionante, anche la performance di Colm Feore, che interpreta il Cardinale Giuliano Della Rovere, principale antagonista di Rodrigo che cerca in tutti i modi di far cadere il suo pontificato.
E andiamo dunque ai motivi di questa cancellazione: Perché una serie che ha dei buoni ratings di ascolto viene cancellata proprio alla sua ultima stagione (si sarebbe dovuta chiudere proprio con la quarta)? Incredibile ma vero: problemi di budget. Questo bellissimo telefilm che vanta tra le altre cose anche dei set di straordinaria bellezza e una ricostruzione in certi casi davvero maniacale degli interni dei palazzi romani – un po’ meno accurata la ricostruzione degli esterni di San Pietro, tocca ammetterlo – aveva un costo troppo elevato per il palinsesto della Showtime, che ha preferito non investire per gli ultimi dieci episodi. Il creatore, Neil Jordan, affezionatissimo a questo progetto, si era proposto allora di scrivere un film TV di due ore, che desse una degna conclusione al prodotto; ma ancora una volta la Showtime ha decretato che i costi erano troppo alti e il gioco non sarebbe valso la candela. Per questo motivo l’ultimo episodio della terza stagione è stato parzialmente riscritto per dare un finale quanto più possibile conclusivo e soddisfacente a tutti i fan.
Ad ogni modo, Jordan, ha rilasciato l’intera sceneggiatura del film che aveva intenzione di produrre, avente come titolo “The Borgia Apocalypse: The Screenplay” in un e-book acquistabile su Amazon.com e iBookstore, per condividerlo con i fan.
E in tutto questo io sto ancora a dire “Ma li mortacci…” perché, sì, insomma, è un peccato davvero sacrificare una serie come questa, che per altro non aveva nemmeno problemi di audience.