Lucifer, nuovo show targato Fox, è stato sicuramente una delle sorprese più belle del midseason: trasposizione televisiva dell’omonimo fumetto della Vertigo, racconta della decisione del Signore dell’Inferno, il quale, stanco del ruolo che il suo divino Padre gli ha imposto, decide di mollare tutto per trasferirsi a Los Angeles. Il canale, probabilmente spinto dall’esigenze di renderlo quanto più possibile appetibile ad un audience variegato, l’ha trasformato in un procedural mediante l’ingegnoso espediente di far collaborare il nostro Lucifer con la detective Chloe Decker, verso la quale prova un’irrefrenabile curiosità e attrazione in virtù del suo non essere attratta da lui – e quanti hanno visto lo show possono comprendere l’assurdità di ciò!
Ero partita con aspettative davvero basse per questa serie, complice anche la cocente delusione che la Fox mi ha rifilato con Sleepy Hollow, ma mi sono ricreduta in un battibaleno: leggero, spiritoso, ma quando serve toccante, Lucifer si è davvero dimostrato uno show di alta qualità. Innanzitutto Tom Ellis è perfetto nel ruolo di protagonista, in quanto coniuga un’esteriorità assolutamente adeguata alla parte (bello, ma in maniera non convenzionale – affascinante, ma senza scadere nell’eccesso) con delle doti recitative non da poco; tutta quanta la complessità del personaggio è stata resa sul piccolo schermo da questo straordinario attore, dalla voglia di libertà alla difficoltà di gestire le prime emozioni umane, passando per il travagliato rapporto con un Padre che sente averlo rinnegato.
Detto ciò – e non è poco, visto quanto fondamentale e funzionale è la scelta dell’attore protagonista – , i pregi di questo show non si fermano qui. Difatti, il grandissimo merito che mi sento di riconoscere alla serie è l’abilità di trattare temi importantissimi senza pesantezza, intrecciandoli a vicende più leggere e ad uno humor più spassionato, ma senza dimenticare che qui si sta parlando di Paradiso ed Inferno, redenzione e dannazione, vita e morte.
Nonostante in ogni episodio venga presentato un diverso crimine da risolvere in maniera più o meno seria, sebbene il nostro Diavolo affronti il suo nuovo mestiere in maniera alquanto superficiale, la linea conduttrice di tutti e 13 gli episodi è proprio l’oscurità del disegno della Divinità, inframmezzata dalla visione piuttosto negativa che il protagonista ha del modo paterno di condurre i giochi. Indubbiamente con il suo monologo sul terrazzo, al termine dell’episodio 1×09 “A priest walks into a bar”, abbiamo raggiunto un picco di livello qualitativo che ha definitivamente palesato l’idea dietro lo show; affranto e incapace di capacitarsi della morte del suo nuovo amico, le parole di Lucifer sono estremamente umane, familiari nella loro veridicità a chiunque nella propria vita abbia attraversato lutti o momenti altrettanto complessi: “You… you cruel, manipulative bastard! Was this all part of Your plan? It’s all just a game to You, isn’t it? Eh? Well, I know punishment, and he did not deserve that. He followed Your stupid rules and it still wasn’t good enough! So what does it take to please You? Break Your rules and you fall! Follow them and you still lose?! Doesn’t matter whether you’re a sinner! Doesn’t matter whether you’re a saint! Nobody can win, so what’s the point? What’s the bloody point?”.
Appunto, qual è il senso? A quanto pare nemmeno il Diavolo in persona ha una risposta a questi imperituri quesiti esistenziali, quindi lo show segue essenzialmente il suo divenire, la sua crescita, nella prospettiva che forse la redenzione e il cambiamento esistono davvero per tutti. A parte gli evidenti problemi familiari cui il nostro Morningstar fa continuo riferimento, il punto reale della questione, affrontato in maniera più sottile ed implicita, è il seguente: è troppo facile prendersela con una fantomatica divinità, infernale o paradisiaca che sia, per le malefatte e i peccati che impregnano la nostra quotidianità, poiché, ci informa il Diavolo in persona, il suo unico potere è quello di far affiorare in superficie istinti e desideri già sorti dentro di noi – e nemmeno poi così sopiti. Come gli uomini scelgono liberamente quale strada percorrere, nascondendosi però dietro forze a loro superiori che ne influenzano il cammino, così Lucifer vuole essere libero dal ruolo che sente gli sia stato imposto in maniera ingiusta e che gli ha procurato una non invidiabile nomea nei secoli. Se davvero riuscirà a farlo, con l’ausilio della bella Chloe e della sua fidata terapista, è il nodo centrale della serie.
E allora qual è il salto qualitativo che lo show deve compiere, quali i punti caldi su cui battere nella seconda stagione? Innanzitutto, penso sia opportuno mostrare maggiormente i poteri di Lucifer: se nella prima stagione ci siamo tranquillamente accontentati di intravederne qualche scorcio qui e lì, è adesso tempo di farci vedere davvero il Signore dell’Inferno all’opera, soprattutto se dovrà lottare ancora per rimanere libero da chi, lassù, lo vorrebbe altrove. Per quanto invece concerne il personaggio di Chloe, ho trovato assolutamente meraviglioso il crescendo del rapporto fra i due, inizialmente trainato dal solo Lucifer e poi riconosciuto nella sua bellezza e profondità anche dalla detective, ma è proprio sul personaggio di lei che vorrei si lavorasse di più: la prima stagione ce l’ha mostrata rigida, determinata a farsi prendere sul serio anche a costo di perdere in spontaneità, ma è bene che gli autori vadano adesso oltre la superficie e ci dicano di più cosa l’ha resa tale e dei motivi che la rendono “speciale” – sperando soprattutto che la motivazione sia concreta e non banale.
Inoltre, le questioni sollevate nel finale, fra cui la fuga della madre di Amenadiel e Lucifer dall’Inferno e il percorso relazionale ed emotivo compiuto dai due fratelli e dalla fantastica Maze, sono tutte storyline il cui sviluppo promette bene, ma che andranno davvero maneggiate con cautela: questa, signori, è roba che scotta!
A dire il vero per il momento ci sono pochissimi appunti da fare a questo show, che con la sua prima stagione ha davvero conquistato tutti, grazie al cast superbo e al sagace umorismo che l’ha contrassegnata dall’inizio alla fine: adesso la sfida è andare avanti senza inciampare, continuando l’esplorazione dei temi profondi che la serie si promette di affrontare, raccontandoli però alla maniera cui Lucifer ci ha abituati. Se gli autori sapranno mantenere questa costante e al contempo sfruttare appieno il ricco materiale di cui al fumetto Vertigo, consapevoli di quando sarà opportuno chiudere il tutto (ché coi procedural non si sa mai), allora potremo avere davvero un’esperienza telefilmica coi fiocchi fino alla fine.
E a voi questa new entry Fox è piaciuta? Siete anche voi perdutamente innamorati di Tom Ellis come me? Ditemi la vostra nei commenti!
Non avevo dubbi che sarebbe stato qualcosa di stupendo con Tom e Lauren!!! Ma ha addirittura superato le mie aspettative.
Ho adorato tutto e tutti, in particolar modo Linda e le sue sessioni con Lucifer, ma anche Trixie che è davvero un tesoro!
Il rapporto tra Lucifer e Chloe mi ha ricordato quello tra Rosewood e Annalise Villa di “Rosewood”. Sarebbe stupendo uno spin-off, tanto fanno parte entrambe della Fox ahahahahahah.
Parlando di Chloe, inoltre, la teoria che gira su di lei penso che abbia qualcosa di fondato… Le cose sono due, o Lucifer è vulnerabile accanto a lei perché ne è innamorato perso, oppure lei è davvero qualche creatura sovrannaturale, il che mi fa pensare perché è sempre pallida e con le occhiaie, e non penso sia il risultato dello stress lavorativo…
Senza spoilerare, ma il finale? Non vedo l’ora di vedere cosa si inventeranno 🙂 🙂
Concordo pienamente, sono molto curiosa anche io. Mi aspetto grandi cose dal futuro di questo show!