Con questo sedicesimo episodio, Lucifer gioca più che mai con gli spettatori, tenendoli fino all’ultimo minuto col fiato sospeso.
L’introduzione del personaggio di God Johnson, già preannunciata, arriva come di consueto grazie all’ennesimo caso, un omicidio in un ospedale psichiatrico. Se inizialmente era lecito avere dei dubbi circa la strutturazione dello show sotto forma di procedurale, direi che, a seconda stagione praticamente giunta al termine, questa scelta si è dimostrata vincente: difatti, i casi sono sempre funzionali al proseguimento della trama principale e costituiscono una sottotrama sufficientemente intrigante e divertente per far scorrere l’episodio. “God Johnson” non ha fatto eccezione, presentandoci un paziente che, fino all’ultimo momento, abbiamo davvero creduto tutti che fosse Dio.
I dialoghi fra lui e Lucifer sono stati fondamentali per conoscere di più del personaggio del nostro protagonista: infatti, così facendo gli autori ci hanno definitivamente palesato che questi, pur nutrendo del sincero astio nei confronti di entrambe le figure genitoriali, è mosso soprattutto dal dolore di essersi sentito rifiutato, come un qualsiasi figlio. Si tratta di un dolore forte, che cresce ancor di più, diventando il motore della sua rabbia, quando realizza di non essere davvero al cospetto di suo Padre e che quindi non ha avuto delle scuse vere dal diretto interessato.
Ancora una volta, gli autori hanno consapevolmente rovesciato le aspettative create nel pubblico nei minuti precedenti, facendoci tornare al punto di partenza: la spada, ora completa, e dei protagonisti più emotivamente distrutti che mai, perfino Mum. Tuttavia, proprio perché Lucifer riesce sempre a sorprendere con la sua imprevedibilità, appare lecito speculare un po’ su quanto accaduto: le parole pronunciate dall’ignaro signor Johnson sono davvero frutto solo ed esclusivamente della fibbia oppure possiamo considerare la possibilità che sia stato utilizzato, mediante la stessa, come una tramite e che quindi fossero comunque frutto della volontà di Dio? D’altronde Amenadiel ha specificato che Dio non interviene mai direttamente, ma sempre mandando un messaggero. Era forse quell’uomo? Solo il tempo potrà dirci se davvero i complessi di Lucifer trovano riscontro in una figura paterna distante come la descrive lui.
Infine, vorrei spendere due parole sull’evoluzione, o involuzione, del rapporto fra lui e Chloe. Di solito sono piena di lodi per questo show, ma non posso fare a meno di constatare che la nonchalance con cui hanno premuto sul tasto reset per evitare che la coppia si concretizzasse prima del tempo è quantomeno irrealistica. La detective Decker ha accettato l’accaduto in un battibaleno e le stranezze crescenti del suo partner di lavoro non la scalfiscono più di tanto. Portarla per le lunghe sarebbe controproducente per la solidità della storyline, quindi mi auguro che venga ben presto messa a parte almeno di una parziale verità, come accaduto alla dottoressa Linda.
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