Lucifer – Recensione 3×02 – The One with the Baby Carrot

“The One with the Baby Carrot”, secondo episodio della terza stagione di Lucifer, oscilla tra la comicità ed argomenti più seri: assieme al consueto caso della settimana, che questa volta ruota attorno all’argomento tabù dei microdotati (cosa che ovviamente permette al nostro Lucifer – e agli autori – di scatenare una serie di riusciti doppi sensi e scenette), abbiamo modo di approfondire la backstory di Marcus Pierce (Tom Welling, per ora francamente poco incisivo) e del temuto Sinnerman.
Lucifer è una serie che si è sempre, volutamente, tenuta in bilico tra il serio e il faceto e questo modus operandi continua a funzionare e a renderne la visione un piacevole passatempo anche dopo due intense stagioni.
E se il caso sul quale questa volta si trovano ad indagare la detective Decker e Mr. Morningstar è dimenticabile e meno interessante di altri visti in passato, è proprio in tutto ciò che gli fa da contorno che troviamo la ragione per reputare questo secondo un episodio riuscito: l’insolita e buffa alleanza tra il gigante buono Amenadiel e la dottoressa Martin per far sparire le prove del divino, i segreti (molti dei quali ancora da far affiorare) di Pierce e i tormenti interiori di Lucifer. Tormenti, in realtà, condivisi dal fratello e da Linda che – ciascuno a modo proprio – sono costretti ad affrontare ciò che la vita ha messo loro davanti: non accettazione di sè, conflitti con le figure genitoriali e traumi da superare, sono tutte cose che li uniscono. E, in fondo, pur se in maniera scanzonata e scherzosa, anche il caso di questo “The One with the Baby Carrot” riguarda un problema personale e un caso di non accettazione di sè che, pur con le dovute differenze, riporta alla mente le difficoltà di Lucifer nel rapportarsi alle sue ostinate ali e alla perdita del proprio volto e di Amenadiel con la sua condizione di essere celeste privo di poteri: Lucifer, fortunatamente per noi, alla fine verrà a patti con la propria problematica ed aprirà quello che ha tutta l’aria di essere un nuovo interessante capitolo per lo show.
Lucifer continua ad essere una garanzia e ad intrattenere lo spettatore in maniera furba e sapiente. L’assenza di Maze in questo inizio stagione si è fatta sentire, ma non troppo, grazie alla mano sapiente degli autori che hanno saputo cominciare col botto questo terzo ciclo di episodi che ha tutta l’aria di essere un incipit preparatorio a ciò che verrà: se la seconda stagione si era largamente focalizzata su Charlotte/Mother, ecco che qui intravediamo come nuovo fulcro la figura del Sinnerman, personaggio ancora sapientemente celato ai nostri occhi. Chi o cosa sarà? Si tratta di un comune criminale o forse di un qualcosa (o qualcuno) di ultraterreno? In che modo di preciso è connesso a Marcus? Gli ingredienti per un altro successo ci sono tutti e Lucifer sembra intenzionato a coltivarli sapientemente.
In tutto ciò, spiace soltanto constatare come il rapporto tra il nostro e la detective – sin troppo sottoutilizzata per essere una co-protagonista – sembra abbia subito una notevole regressione da quanto avevamo visto verso la metà della scorsa stagione. Un peccato, perché la chimica tra i due c’è e gli autori erano riusciti a costruire un percorso non banale e che aveva ancora molta strada da fare. Speriamo che sappiano recuperare il tempo perduto e che riescano a far ritornare il tutto sul giusto binario: non che la love story sia essenziale in uno show, ma non si può avvicinare tanto due personaggi e poi far quasi finta che nulla sia accaduto.

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Vi lascio con il promo del prossimo episodio:

About Clizia Germinario

Grande appassionata di cinema, serie tv e cucina, ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dei telefilm a fine anni ’90, ma ne sono diventata addicted solo diversi anni dopo. Non ho un genere preferito, pur avendo una spiccata predilezione per gli show (come i film, del resto!) che parlano di vampiri e licantropi o, più in generale, di soprannaturale: non per niente il mio serial preferito è l’ineguagliato “Buffy the Vampire Slayer”.

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