Difficile trovare difetti a questa stagione 4 di Lucifer e infatti nemmeno ci provo. Netflix ha ancora una volta scommesso sulla serie giusta da salvare.
Lucifer 4, alza notevolmente l’asticella.
Confesso che ero molto curioso di vedere come un prodotto nato per una rete generalista, con un target decisamente più ampio e un bacino di utenza vario e non necessariamente fatto di malati seriali, alla prova di Netflix.
Warner Bros ha decisamente imparato in fretta le meccaniche entro cui Netflix muove le cose e ha condensato in 10 episodi, l’essenza stessa di Lucifer, portandone la qualità a livelli che le precedenti stagioni Fox, notevoli per carità, non avevano mai raggiunto.
Si diceva che la stagione 4 ha alzato l’asticella. Innanzitutto partiamo dalla storyline, una sceneggiatura che ha permesso finalmente agli attori di recitare. Lo so, la cosa sembra forte e forse lo è, ma pur amando Lucifer versione Fox, ho avvertito sempre la sensazione di plastica, di qualcosa di ben confezionato ma non del tutto completo. Mancava quell’analisi interiore dei personaggi che ci portasse a comprendere meglio il loro animo.
Un po’ come un libro bello, dalla copertina elegante che ti racconta una storia coinvolgente ma per il quale senti che manca qualcosa che lo renda davvero perfetto.
Lucifer nella stagione 4 ha quel qualcosa di decisamente magico che mancava finora. Tom Ellis ha potuto gestire un personaggio come Lucifer, giocando con molti registri recitativi, ed emozionali che precedentemente sembravano, belli ma non del tutto espressi.
Qui invece il personaggio Lucifer si è confrontato con realtà ben definite, con situazioni che hanno messo a dura prova il suo esistere sulla terra. Tutto dai dialoghi alle indagini che lui e Chloe dovevano risolvere, sembrava vitale, drammaticamente incisivo e decisamente meno patinato.
Lauren German, così come il resto del cast ha tirato fuori il meglio di sè per offrirci una stagione davvero indimenticabile. Il dover condensare in 10 episodi qualcosa che doveva per forza avere un finale (speriamo non definitivo) è stata la chiave di volta di Lucifer 4 e del suo notevole miglioramento.
Non si partiva proprio da zero.
Sicuramente le 3 stagioni precedenti di Lucifer hanno consegnato a Netflix personaggi già ben rodati e oliati, ruoli ben definiti che però necessitavano di una storia più forte delle precedenti stagioni per come si dice in gerco “spaccare”, e badate bene non era per niente scontato far meglio dei precedenti, anzi.
Così, si è deciso per una storia che analizzasse in modi che forse una eventuale stagione 4 Fox non avrebbe potuto, i dilemmi interiori di una Chloe che mette a fuoco che tutto ciò che Lucifer andava dicendo da anni, non era altro che la pura verità, pone in lei domande che per forza di cose fanno uscire Chloe dal sua solito clichè per toccare le corde più profonde della sua personalità.
Ho trovato Chloe più donna e meno detective, più propensa a comprendere la sua relazione con Lucifer per superare le naturali paure che ognuno di noi avrebbe se frequentasse ciò che per noi umani è l’essenza stessa del male.
Lucifer stesso che colpito dalla reazione della Detective, cerca di comprendere quanto sia difficile rapportarsi con lei e con le sue comprensibili e umane reazioni.
Persino Espinosa, si trova d’improvviso a ricadere nello spettro della malvagità, nella convinzione che Charlotte sia morta a causa di Lucifer e devo dire che Kevin Alejandro, si è dimostrato davvero bravo nel seguire il resto del cast in questa sorta di upgrade interpretativo che Lucifer 4 ha evidenziato.
Altro personaggio solido e ben strutturato è Maze. In questa stagione, più che nelle altre, cerca di trovare qualcuno che davvero possa andare oltre le apparenze, che possa amare anche la sua parte diabolica senza paure o preconcetti. Eve, personaggio chiave della stagione è perfetta per questo ruolo, ma alla fine per Maze tutto torna come prima e devo dire che fra le cose accadute in Lucifer 4, questa è quella che mi è spiaciuta di più.
Anche la storia fra Linda e Amenadiel, seppur con contorni meno seriosi è servita a dare quel tocco di tenerezza che a volte spezzava efficacemente alcuni passaggi un po’ pesanti della storyline principale. Linda oltre ad essere in dolce attesa, ha dispensato consigli ed è stata forse più che nelle stagioni precedenti, un punto di riferimento per praticamente tutti i personaggi.
Citazione a parte per Ella Lopez, che vive nella stagione una perdita di fede, una sorta di incapacità di comprendere come Dio veda il mondo e prenda decisioni che non si comprendono. Ella resta abbastanza coerente con il personaggi visto finora, ma diventa più introspettiva, meno svagata e decisamente più credibile.
Nuovi personaggi.
La stagione 4 ha introdotto 2 personaggi di rilievo: Eve e Padre Kinley. Due aggiunte di non poco conto che si sono inseriti perfettamente nella serie, offrendo la possibilità di esplorare le difficoltà e le contraddizioni che i vari personaggi avevano affrontato finora superficialmente, ma che dovevano per forza essere sviluppate.
Padre Kinley (Graham McTavish) è un po’ l’anima nera della stagione, un uomo che fa della devozione a Dio, qualcosa di distorto e ossessivo, convinto che il male rappresentato da Lucifer non può e non deve camminare sulla terra. Kinley riesce persino a convincere Chloe che la miglior soluzione è quella di eliminarlo e in una mente confusa e spaventata come quella di Chloe, questa tentazione attecchisce velocemente, tranne poi dissiparsi già al primo incrocio di sguardi fra lei e Lucifer.
Chloe è bella ma anche intelligente e sa che Lucifer in tutti questi anni ha detto solo e soltanto la verità ed è stata lei cieca e sorda, incapace di recepire che davvero lui era il principe degli angeli caduti. Sa anche che le persone si giudicano non per ciò che sono ma per ciò che fanno e Lucifer non può certo definirsi il male estremo, anzi la vita sulla terra, la sua vicinanza forse, lo ha reso diverso.
Padre Kinley rappresenta un po’ quella paura primordiale del male che va oltre il semplice timore e che si trasforma in malvagità capace di uccidere pur di raggiungere lo scopo.
A fargli da contrappeso arriva Eve, la prima donna sulla terra, colei che amò Lucifer nella notte dei tempi. Lei ha di Lucifer l’opinione opposta e torna sulla terra proprio per capire come è viverci, ma soprattutto per capire se davvero Lucifer è l’amore della sua vita.
Eve è empatica al massimo livello. Risulta simpatica persino a Chloe che non riesce a vederla come una rivale in amore perché Eve sa farsi voler bene a prescindere.
Per interpretarla, la produzione ha puntato su una bellezza molto mediterranea come l’attrice Israeliana Inbar Lavi, perfetta anche fisicamente per dare corpo alla prima donna dell’umanità.
Eve, come Kinley però spinge all’eccesso il suo amore, così come il prete fa con il suo odio e gli eccessi portano conseguenze che saranno fondamentali per lo sviluppo di Lucifer 4, mettendo a nudo le umane contraddizioni davanti a ciò che non si riesce a comprendere del tutto.
Eve non è contaminata dalla vita terrena, non ha anticorpi contro lo stress della vita moderna. Lei è ciò che si avvicina di più alla purezza quasi infantile e difficilmente potresti odiarla sul serio, nemmeno quando porta Lucifer a decidere di lasciare l’amore della sua vita sulla Terra costretto dagli eventi creati proprio da Eve.
Anche in quel momento si comprende che lei fa tutto con la genuina convinzione di essere nel giusto, senza calcoli, senza secondi fini. Così capisce anche che alla fine, il suo posto nel mondo non è al fianco di un demone come Maze, ma quello di restare sulla terra per capire come funziona, come si è evoluta l’umanità dopo il peccato originale.
Non sappiamo al momento, se Netflix proseguirà la storia di Lucifer con una stagione 5. Di certo gli ha dato un finale abbastanza ambiguo ma pur sempre un finale. Lucifer torna all’Inferno per regnare, ma siamo certi che se Chloe dovesse essere in grave pericolo, lui tornerà sulla terra per aiutare il suo primo vero amore.
Passo e chiudo.