You’re not supposed to talk. Show me how you feel.
La prima parte di questa stagione spezzata in due iniziava con un richiamo alla nostra attenzione magistralmente architettato e diretto, e adesso, per questa corsa finale, per questo inizio di season 7b, il nostro creatore non vuole di certo lasciar la presa: non parlare, non dir fandonie dettate dall’emozione del momento, ma mostra come ti senti.
Don Draper finalmente torna a essere il narratore, l’artefice della sua storia, in totale contrapposizione con il Frank che parlava in Time Zones al posto suo. Dà ordini ad una ragazza – la cui identità è volutamente avvolta dal dubbio se sia una delle sue donne o chissà chi – ma dà anche ordini a se stesso e allo spettatore: guardati allo specchio, ti piace ciò che vedi. Dopo due abbondanti minuti ci viene rivelata la realtà dietro questa scena quasi mistica, accompagnata da una canzone che tantissime persone nella storia recente hanno a cuore e che sarà anche posta a conclusione dell’episodio come fil rouge tra i quattro protagonisti dell’episodio: Is That All There Is?
Mad Men è una serie completamente volta allo sviluppo dei personaggi e, sebbene Weiner sia un perfezionista, il suo prodotto non è mai un episodio in cui la storyline procede linearmente, ma la rappresentazione è sempre distorta, sempre offuscata e confusa, specie quando si tratta di Don Draper. Il suo viaggio interiore non finisce mai: il suo destreggiarsi tra tante, tantissime donne gli fornisce la carica necessaria per lavorare al meglio, e la sua vita di ogni giorno procede a tutta dritta: Don ha perfino un personale servizio di chiamate con cui gestire le donne della sua vita. Tutto questo però è intramezzato da momenti in cui il mondo onirico e la realtà si sovrappongono, in cui Don deve capire se è ancor giorno o notte, in cui Don deve capire se quella persona è ancora viva o meno. Rachel. Colei da cui Mad Men è iniziato, colei che tra tutte le donne di Don è stata l’unica a tenergli veramente testa tanti anni fa, entra così, in questo casting della Wilkinson che sembra non finire mai per Don, in questo succedersi di donne che hanno sempre meno significato per lui, entra quel personaggio mai dimenticato. L’entrata di lei, per quanto onirica sia, vuole essere un’allarme, una sveglia per quel Don finto e tutto costruito che storce racconti del suo passato per apparire bello e risoluto, un volergli comunicare che “il volo ormai è stato perduto”. Don è perso nella sua vita mista a sogno, la sua giostra tra donne e l’inseguire qualcosa che nemmeno lui sa, Don si trova ad andare in un diner perché crede di conoscere quella donna, si trova a star con lei in un vicolo e a non dirle che quei 100 dollari non erano certo suoi, si trova a raccontarle i suoi perché e a ricevere verità ancora oscure. Don è all’apice ed è sempre più insoddisfatto: è tutto qui in questa vita?
La fine di un’era per il trailer della stagione, ma di certo la fine sembra ancora lontana per i nostri personaggi: i loro conflitti sembrano essere al massimo acume, tutti sono sempre più isole in questo universo, senza alcuna matura ricerca di contatto. Joan e Peggy, due personificazioni dell’emancipazione femminile, così diverse ma così vicine, non riescono a mettere da parte le loro diversità e vivono una gara inesistente tra bellezza e talento. La prima ha sì ottenuto la propria posizione privilegiata nell’azienda per il proprio aspetto, ma non dimentichiamo quante volte Joan abbia salvato l’azienda grazie alle sue capacità manageriali. Peggy è arrivata dove è solo e soltanto per la sua originalità spontanea e innovativa, per il suo essere una artista a tutto tondo (“non consiglio mai l’imitazione come strategia: sarete secondi, il che è molto lontano dall’essere i primi”). Le due ormai sono fantastiche insieme in azione, riescono a gestire i clienti magnificamente, i loro discorsi procedono all’unisono. Il dilagante maschilismo della società di quel tempo non riesce però a comprenderle, a trattarle da pari. E nell’universo di Mad Men in cui un atteggiamento maschilistico è quotidianità, è necessaria una scena come quella con i rappresentanti della McCann-Erickson, in cui ogni loro battuta è offensiva e molesta, per portare le due donne ad un esaurimento. Joan, la più presa di mira, reagisce alle parole inopportune di Peggy in ascensore rivendicando la sua femminilità, aggrappandosi al suo vestiario eccentrico e succinto e al potere che questo le trasmette da quando era la semplice capo segretaria nella prima stagione. Peggy, invece, denigrata per non esser donna abbastanza da esser oggetto dei molestatori verbali, agisce di impulso, rivendica il suo esser donna con un appuntamento al buio. All’inizio scettica sull’uomo che si trova di fronte, al sentirsi dire “coraggiosa e senza paura” Peggy capisce che la sua autorevolezza la rende capace di conquistare gli uomini, e si lascia trasportare in questo turbinio di passione con promesse di sogni e di vite insieme, con fantasie su Parigi e su una vita diversa. Al risveglio, però, Peggy sa di non poterlo fare, sa che se il suo passaporto si trova in ufficio e non l’ha mai usato un motivo c’è, e quel motivo è che lei non crede di poter mai fare cose del genere. Peggy vuole che il suo posto sia quello in cui si trova, e basteranno una o due aspirine per dimenticare quelle fantasie da sognatrice. Anche per queste due protagoniste il titolo della canzone prende significato: abbiamo il potere ed è tutto qui? Sembrava tanto più bello quando eravamo più giù.
Ken Cosgrove è il quarto protagonista di questo episodio: il suo personaggio è entrato nella serie da sognatore, scrittore e grande innovatore nell’azienda (tutto quello che Pete non è ed ha sempre invidiato). Adesso Ken ha dato anima e corpo (#literally) per tenere i clienti, ha sposato una donna che si dà il caso gli fornisca anche un ottimo cliente con il padre, eppure Ken vuole avere di più, ha bisogno di aver sempre più gratitudine dagli altri. La moglie gli suggerisce di incanalare la sua energia nell’arte e nella famiglia, di trasferirsi e vivere con quel che hanno (che è già tanto). Ken è però ormai stato risucchiato da New York, dal potere e dal lavoro, non riesce ad uscirne fuori e, probabilmente ispirato dal discorso di Nixon alla televisione, decide di attaccare ancora dopo il licenziamento insensato da parte di Roger: la vendetta sarà la sua strada, dopo tutto quello che ha passato alla SCDP, Ken sarà capo dell’ufficio pubblicità alla Dow Chemical (azienda dove lavorava il suocero) e continuerà ad essere cliente della SCDP rendendo la vita un inferno ai suoi vecchi colleghi. Ben fatto? Non saprei, so solo che Ken nella sua testa quando è triste probabilmente canticchierà “Is that all There Is?”.
Qui il trailer del prossimo episodio, alla prossima settimana e non dimenticate di passare per aggiornamenti, news e tanto altro da Mad Men Fanpage e dalla nostra pagina facebook!