Eccoci puntuali a parlarvi di questa nuova emozionante puntata dei nostri beniamini dello S.H.I.E.L.D.. Dopo l’ennesimo rocambolesco episodio nel quale abbiamo assistito alla fuga (era data alla pari dai bookmaker inglesi) di Ward dalle mani del fratellone senatore, l’apertura ci fa capire che l’attenzione dell’intero episodio sarà rivolta alla comprensione dei misteriosi disegni iniziati da Garrett e proseguiti da Coulson con un’ossessiva mania che alla lunga potrebbe portarlo alla totale pazzia.
L’uomo dei tatoo che abbiamo già conosciuto, si incontra con una donna e fin qui nulla di strano se non fosse che il tizio è alla ricerca di suoi simili, compagni di quella folle sperimentazione a base di GH325 che lo ha portato a tatuarsi quegli strani simboli sul proprio corpo.
Coulson, sotto la supervisione non richiesta di Skye, ha ripreso a incidere sul muro la sua parte di simpatici disegnini e confessa che ora la frequenza di volte che lo spingono a disegnare è diventata giornaliera e quando Skye chiede cosa succederà, Coulson glissa con aria preoccupata.
Nel frattempo, l’agente May coordina le ricerche di Ward che troviamo in una stazione dei bus di Philadelphia da dove recupera, sotto l’occhio vigile di Triplett, una borsa piena di passaporti, dollari e altre cosette utili alla fuga (dalle serie tv capiamo che i posti più sicuri d’america non sono i caveau delle banche ma le cassette delle stazioni). L’idea di Coulson sarebbe bloccarlo e riportarlo alla base, ma Ward si dimostra ancora una volta furbo e spietato, cinturandosi di C4 e mostrandolo all’agente dello S.H.I.E.L.D. per fargli capire che l’ha visto e che non bluffa.
Skye scopre qualcosa in relazione ai simboli disegnati sul muro da Coulson: una donna, Janice Robinson, trovata morta con incisi sulla pelle gli stessi segni (la donna è quella di inizio episodio). Coulson ricorda di averla già conosciuta e decide di andare sul luogo del delitto con Skye a verificare, trovandosi di fronte a decine di dipinti con lo stesso motivo: i maledetti simboli alieni. Scopriamo così che l’innocente pittrice Robinson era in realtà un’agente dello S.H.I.E.LD. di livello 6 di nome Rebecca Stevens, ma che, malata di cancro, è data per morta da 5 anni. Unica soluzione è quella di fare l’autopsia al cadavere, compito che svolge la bella Simmons che scopre nel sangue della vittima e del suo aguzzino tracce del GH325, lo stesso siero iniettato a Coulson e a Skye per accelerare la ricostruzione cellulare arrivando a concludere che sia il siero stesso a provocare queste ossessioni. Simmons sa che tutto porta al progetto TAHITI, lo stesso che ha salvato dalla morte Coulson, che però non ricorda chi altri ne facesse parte, avendo avuto, come ricorderete, la memoria rimossa che ora Coulson vorrebbe recuperare per identificare l’assassino della donna e capire cosa rappresentino i simboli. E quale modo migliore di farlo se non utilizzando il simpatico lettino della memoria sequestrato a suo tempo alla donna col vestito a fiori Raina?
Inizia così una corsa indietro nel tempo per recuperare chi ai tempi delle vacche grasse dell’agenzia si era sottoposto alla cura a base di intruglio alieno GH325, denominata appunto progetto TAHITI. Scopriamo così che i soggetti sottoposti a sperimentazione sono sei e che dopo un incoraggiante inizio hanno tutti cominciato a mostrare segni di squilibrio mentale legato alla necessità di disegnare i simboli su qualunque superficie Alla fine spunta fuori il nome dell’omino dei tatoo, e cioè Sebastian Derik, un agente “oscuro” dell’agenzia di Coulson e che ora ha come obiettivo Hank Thompson l’ultimo sopravvissuto dell’esperimento. Su consiglio di May, Coulson viene portato nella prigione, ma con un bello spintone, ci mette dentro Skye e parte alla ricerca di Thompson per capire anche lui i significato di quei graffiti.
Ward sceso ad Atlanta (Georgia) prosegue la sua fuga via bus non senza prima aver dato tana a Bobbi Morse, minacciando che farà saltare tutto se solo tenteranno di fermarlo. Arriviamo così a Boston con Ward che si reca al sicuro bar rifugio dell’HYDRA dove ordina una pallottola in testa con ghiaccio (da notare che il barman gli mette un mucchio di ghiaccio nel bicchiere, ma nella scena successiva il ghiaccio non c’è quando Ward beve). Poco dopo arriva scagnozzone Bakshi (lo chiamo così, scusate) con i suoi gorilla, pronto a intavolare una discussione col presunto figliol prodigo Grant Ward, che gli promette di consegnargli Coulson abbastanza vicino da piantargli una pallottola in testa (frase ricorrente nel locale evidentemente).
Arrivato da Thompson da perfetto uomo in sé e sano di mente, Coulson gli punta una pistola chiedendogli con gentilezza il suo cervello per capire, ma Derik lo tramortisce. Nel mentre Skye viene liberata da Simmons e con Mack si mettono a caccia del loro capo che non se la sta passando benissimo legato e in balia di un ex agente squilibrato. Derik racconta di come sia riuscito attraverso il dolore a far riemergere i ricordi e come poi abbia inflitto lo stesso dolore agli altri del TAHITI project per comprendere quale era lo scopo dei segni. In fondo, morti a parte, è la stessa ricerca di Coulson.
May, Hunter e Bobbi (quanto mi piace questo nome dato a una ragazza… vabbè, andiamo avanti) fanno irruzione nel locale dove era entrato Ward seguito a ruota dagli scagnozzi di Whiteall. Quello che trovano è un bel cocktail di morti per indigestione di pallottole in testa (quelle senza ghiaccio), incluso il barista e lo scagnozzone Bakshi legato e bendato con un nastro con scritto: “For Coulson”.
Siamo al gran finale. Dopo essersi liberato grazie all’aiuto di Thompson, Coulson riesce a bloccare Derik, dopo una violenta colluttazione a cui assistono anche Skye e Mack giunti nel frattempo. Finalmente tutto è chiaro e limpido. I segni dovevano essere visti non bidimensionalmente ma tridimensionalmente e il risultato è: una città. Il progetto a tre dimensioni fatto da Thompson era la chiave per capire e adesso l’ossessione di Coulson è sparita, come lui stesso dimostra a May e Skye mostrando loro il muro intonso.
Skye viene incaricata di controllare il telefono di scagnozzo Bakshi, ma riceve una telefonata inaspettata da parte di Ward, che nel frattempo si è dato una ripulita al ritmo di “Who is he? And What is He…” di Bill Withers e indossato un bell’abito si appresta a vivere la sua nuova vita di uomo senza legami, tranne uno forse: quello per la bella frangettina Hackerosa di Skye appunto, con cui mantiene un contatto, spiegandole che deve risolvere delle questioni personali ma che di tanto in tanto farà dei regalini tipo Bakshi. Il suo obiettivo è chiaro: il senatore Ward, caro vecchio fratellone.
Dunque: l’episodio è da considerarsi chiave perché troviamo finalmente la soluzione ai disegni sul muro di Coulson, ma questa scoperta apre scenari molto più ampi e appassionanti. Dove si trova questa città Aliena? Le poche risorse S.H.I.E.L.D. riusciranno ad arrivare prima di Whiteall e dell’Hydra? Cosa dire poi del cane sciolto Ward in cerca di vendetta personale? Come troveranno incastro le vicende del padre di Skye e del suo pericoloso manufatto? Come potete vedere c’è tanto da vedere e da capire in questa stagione 2 che per me ha ingranato la giusta marcia con episodi ben dosati di azione e dramma, episodi che noi abbiamo il piacere di vedere e raccontare come sempre al meglio.
Non dimenticatevi di passare dagli amici di Agents of SHIELD ITALIA, mi raccomando!!!!
Passo e chiudo.