Arriva sul piccolo schermo la nuova attesa serie Marvel’s Runaways!
Nel 2003, in casa Marvel venne un’idea che possiamo considerare geniale: attirare nuovi e giovani lettori attraverso delle testate che, nell’immaginario, erano ispirate ai manga giapponesi. Lo scopo fu quello di introdurre nuove idee, il risultato fu un quasi completo fallimento della serie dell’etichetta scelta per questo esperimento: la Tsunami. Quasi completo perché, quasi contro ogni previsione, la serie Runaways (di Brian K. Vaughn) riuscì a sfondare i pregiudizi di critiche e lettori e quindi ad avere un seguito. Una serie fresca, nuova, con protagonisti dei ragazzi adolescenti.
Ma di cosa parla questa serie?
Runaways è la storia di sei adolescenti all’apparenza normali (Alex, Nico, Molly, Chase, Gert e Karolina) cresciuti in famiglie molto ricche di Los Angeles. Sei amici d’infanzia che una tragedia (da quello che sembra la morte per incidente della sorella di Nico, altro “membro” del gruppo di amici originale) avvenuta due anni prima ha diviso portandoli a vivere ognuno in un proprio mondo, senza quasi più rivolgersi la parola. Questo fino a un nuovo evento traumatico che porta i protagonisti a riunirsi: nulla di nuovo sotto il sole, per di più senza grandi scene d’azione tanto che il tutto pare un racconto lento con l’obbiettivo ultimo di non far “decollare” la sceneggiatura e la storia ma rendere tutto quello che vediamo più credibile, visto soprattutto che assistiamo al tutto dal punto di vista dei ragazzi. Che sia una buona scelta? Non lo so, dipende da come verrà sviluppato il resto. Per il momento non stupisce ma al contempo non annoia.
Un tema cardine che ho apprezzato (e che sarà senza dubbio alla base di questa stagione) è la differenza esistente tra “quello che è” e “quello che appare”: da una parte abbiamo i sei protagonisti che nascondo continuamente il loro vero io, dietro a un trucco pronunciato o o dietro un sorriso; dall’altra, i rispettivi genitori: filantropi, scienziati e altro di fama mondiale ma che operano per il Pride, una setta del quale sappiamo ancora poco ma sì sa, queste cose attirano sempre.
Come già detto, nonostante sia arrivato al terzo episodio, non riesco ancora dare un giudizio su questa première: da un lato sembra qualcosa di già visto, dall’altro ha degli spunti interessanti (il fatto che i genitori non siano villain banali, il cast e la capacità di recitazione, James Marsters come uno dei protagonisti). Staremo a vedere.
Ultime due chicche per concludere questa prima recensione: il dinosauro e il secondo episodio. Il dinosauro che diventerà “parte” del cast è stato realizzato da un tem di Legacy Effects, tanto per capirci gli stessi che hanno lavorato a Jurassic Park!
Il secondo episodio stupisce in modo positivo per un’idea geniale da parte degli sceneggiatori: la rilettura del primo episodio dal punto di vista dei genitori. Una scelta che non si vede spesso ma che permette di coinvolgerci di più in quello che succede e, come già detto, rendere il tutto più credibile.