Midnight, Texas. La città meta di Manfred per sparire. Ma sparire da chi? Non lo sappiamo ancora di preciso, e rispondere a questa domanda risulta secondario in un episodio pilota, perché sappiamo che verremo soddisfattu nel corso della stagione. Per adesso ciò che ci interessa sapere ruota intorno all’identità di Manfred e la cittadina dove si trasferisce per “sparire”.
Ho atteso a lungo questa serie e con essa la possibilità di vedere di nuovo Francois Arnaud in un ruolo centrale; con la fine di True Blood si sentiva la mancanza di una serie tv urban fantasy estiva e sembra quasi giusto che a riempire questo vuoto ci sia un prodotto tratto dai libri della medesima autrice. Infatti, per chi non lo sapesse, Midnight, Texas si basa sull’omonima trilogia nata dalla penna di Charlaine Harris. Questo, per i fan del genere, è sinonimo di un determinato standard, a limite tra il serio ed il grottesco. Si riconoscono immediatamente alcune similitudini tra i due prodotti, come ad esempio il bar in cui facciamo conoscenza di alcuni degli interessanti personaggi che bazzicheranno in questa prima stagione, l’ambientazione del sud, la piccola cittadina dove si convogliano le più bizzarre creature sovrannaturali, ma, allo stesso tempo, riscontiamo anche delle nette divergenze. Mancano quelle caratteristiche che avevano reso True Blood così tanto apprezzata: il sesso, la profusione di imprecazioni e la violenza splatter. Questo, comunque, serve per ricordarci che le due serie non sono lo stesso prodotto seppur facciano parte della medesima cultura. Era da tempo che si sentiva la mancanza di uno show estivo di questo genere, che mescolassero il drama, l’urban fantasy ed il mistery. L’HBO ha avuto il suo momento con True Blood e adesso tocca alla NBC con Midnight, Texas.
Questo pilot si apre immediatamente abbomba, come si dice dalle mie parti, e facciamo immediatamente la conoscenza di Manfred Bernardo. Chiunque lo abbia scambiato per un gigolò sappia che non è solo, ma basta poco per rendersi conto che la sua professione non potrebbe essere più lontana da questo. Abbiamo a che fare con un medium, con uno di quelli veri. Anche in questo caso, la percezione iniziale che abbiamo è quella di trovarci di fronte un truffatore, uno che gioca con le debolezze di chi ha di fronte per spillargli dei soldi facili, ma basta solo cambiare prospettiva e vedere le cose attraverso gli occhi di Manfred per renderci conto che ci stiamo sbagliando di grosso, per la seconda volta nel giro di una manciata di minuti: Manfred è un medium in piena regola, di quelli che Ghost gli fa un baffo. E, come detto all’inizio, è ricercato da un certo Hightower e per questo si nasconde a Midnight, Texas sotto consiglio della sua nonna. In questo caso lo “spirito guida” del nostro protagonista non ha niente degli angeli custodi che ci immaginiamo noi, ma si tratta a tutti gli effetti di un cadavere mezzo putrefatto, talmente ben fatto che quasi se ne riusciva a sentire la puzza.
Midnight, la città che gli viene presentata come il posto perfetto dove nascondersi, è un concentrato di energia mistica che attira creature sovrannaturali, che si mescolano agli esseri umani più o meno ignari di cosa succede sotto i loro occhi.
Piano piano facciamo la conoscenza dei personaggi che graviteranno intorno a Midnight e con i quali Manfred ha già avuto modo di interagire: del mondo sovrannaturale abbiamo il vampiro Lemuel (Peter Mensah), la strega Fiji (Parisa Fitz-Henley), il presumibilmente licantropo Emilio (Yul Vazquez), mentre anche tra gli umani spiccano soggetti davvero singolari come Olivia (Arielle Kebbel), in possesso di un arsenale in grado di far impallidire anche il peggiore gangster, Bobo Winthrop (Dylan Bruce) che, seppure umano, sicuramente nasconde più di un segreto e Creek (Sarah Ramos), la cui unica particolarità sembra essere quella di aver catturato l’attenzione del nostro Manfred.
Il compito di questo pilot, essenzialmente, è quello di presentarci i personaggi e di accompagnarci nelle atmosfere della cittadina, lasciandoci intendere quanto basta per incuriosirci ma senza scendere troppo nel profondo.
La morte di Aubrey è l’evento che fa da collante al pilot e che sicuramente si estenderà per tutta la stagione. Grazie a questo evento riusciamo a comprendere un po’ i legami dei vari personaggi, le simpatie e le antipatie, ma nulla di più. Sicuramente la morte di una persona in una città popolata da creature sovrannaturali ha un significato ben diverso dal solito. Non si tratta di un semplice omicidio random, è facile intuirlo. Dietro c’è un qualche tipo di rito? Una vendetta? Bobo è davvero l’assassino, nonostante sia emerso che la pistola appartiene a lui? Ah, dove sarebbe il divertente, se trovassimo le risposte a queste domande già al primo episodio?!
Midnight, Texas ci presenta un pilot senza infamia e senza lode, che incuriosisce sulla storia ma che non lascia particolarmente a bocca aperta. Ma questo, intendiamoci, non è necessariamente un aspetto negativo. Sicuramente vale la pena continuare a guardare la stagione per scoprire ancora di più sulla città e sui suoi abitanti, i vecchi ed i nuovi.
Vi lascio con il promo della prossima stagione e con l’invito di passare nella pagina di Francois Arnaud Italia.