Narcos – La stagione 3 nelle parole del produttore

Con la morte di Pablo Escobar al suo posto sono arrivati i 4 padrini, “quelli che noi chiamiamo the Cali KGB,” ha dichiarato lo showrunner Eric Newman. “Se tagli la testa del serpente, ne appaiono altre tre. In questo caso, quattro. E i loro denti sono più affilati.” Questo è come la star Pedro Pascal, che interpreta l’agente della DEA Javier Pena, descrive i nuovi cattivi di Narcos.

Quando la terza stagione della serie tv sui cartelli della droga è stata rilasciata venerdì 1 settembre, Narcos ha riversato sugli spettatori di Netflix il cartello di Cali. Il cartello, che ha preso il posto, dopo la dipartita di Pablo Escobar, come nemico n°1 in Colombia negli anni ’90, durante il suo periodo di massima gloria era responsabile dell’80% della cocaina nel mondo. Gli spettatori hanno incontrato i 4 boss, i “gentiluomini” e i padrini di Cali: i fratelli Rodriguez Gilberto (Damian Alcazar) e Miguel (Francisco Denis), Pacho Herrera (Alberto Ammann) e la new entry dei Narcos Chepe Santacruz Londono (Pepe Rapazote). Pena (Pascal) ritorna a combattere la guerra contro la droga, ma non c’è più il suo partner Steve Murphy (interpretato da Boyd Holbrook) e due nuovi agenti DEA arrivano al suo posto. Ma forse il personaggio più affascinante di tutti è Jorge Saucedo, un affiliato di Cali che poi distrusse il cartello. Un informatore nei libri di storia, ma una spia per tutti quelli che conosceva.

Essenzialmente, Narcos suona come uno show completamente nuovo. Ma secondo lo showrunner Eric Newman, è un “sequel schematico” nel mondo post- Escobar, il nuovo capitolo nella storia in evoluzione del narcotraffico che continua tutt’oggi.

Un tipo come Escobar sarebbe stato rimpiazzato, in qualche modo, da una organizzazione più insidiosa e più persuasiva come Cali, che ha avuto un’influenza corruttrice oltre i fuorilegge,” questo ha detto Newman a The Hollywood Reporter di Cali. “Loro hanno comprato la presidenza della Colombia nel 1994. Erano all’interno, ed è stata una risposta al livello di violenza che la caccia ad Escobar ha portato sulla Colombia. Abbiamo ereditato un’amministrazione nel governo e nel popolo della Colombia che erano stanchi della violenza e che hanno cambiato il modo in cui hanno dichiarato guerra, quindi è un ambiente più complicato. È difficile separare i buoni dai cattivi.

Ecco l’intervista completa rilasciata dal produttore esecutivo di Narcos.

Molte persone si stanno chiedendo come appare Narcos senza Pablo Escobar, e, nella mia opinione, una scena nella première con Pacho Herrera mette davvero in chiaro come stanno le cose e come andrà avanti la storia.
Sono molto fiero di quella scena, penso di tutto quello che abbiamo fatto. Ogni persona coinvolta in quella sequenza ha portato il suo massimo e questo lo amo. Ecco qui, questo è quello di cui stiamo parlando.

Abbiamo parlato di come Escobar fosse solo un uomo rispetto alla organizzazione di Cali – una storia che molti telespettatori non sanno. Hai descritto le prime due stagioni come 50 verità e 50 esagerazione. Questo è valido anche nella terza stagione?
È divertente. Più lo faccio questo, più la mia prospettiva si evolve. Come raccontare una storia che coinvolge eventi che sono accaduti e rimanere coerenti a questi fatti e alle persone che li hanno vissuti. La verità è che si sentono molte versioni diverse di qualsiasi storia, di solito attraverso le proprie emozioni, e in questo caso, penso che siamo andati piuttosto vicini a quello che successe considerando tutte le differenti versioni di quello che accadde. La grande differenza è che Pena aveva lasciato la Colombia dopo Escobar e tornò più tardi. Quindi abbiamo preso Pena come uno dei personaggi di continuità e lo abbiamo messo come volto della DEA e del governo in Colombia a quel tempo. Ma oltre a questo, penso he ci siamo avvicinati di un 50/60% alla verità.

William Rempe, l’autore di At the Devil’s Table: The Untold Story of the Insider Who Brought Down the Cali Cartel e Chris Feistl, l’agente della DEA che ha avuto il merito di smantellare il cartello di Cali, sono stati dei consulenti in questa stagione. È stato più  difficile mettere insieme la storia di Cali rispetto a quella di Escobar?
È stato più difficile in alcuni aspetti e più semplice in altri. È stato più difficile perché i ragazzi di Cali, per scelta, erano contrari alla pubblicità. Escobar aveva documentato tutto quello che aveva fatto e molte delle cose che ha fatto si sono documentate da sole. Il terrorismo è un capitolo molto più documentato nella guerra della droga rispetto al capitolo di Cali. Questi ragazzi tenevano un basso profilo. Questa era la loro strategia. Questo è stato un pochino più difficoltoso ma proprio a causa di questo, c’erano molte più persone che erano disposte a parlare e c’erano molte nuove informazioni da scoprire. Avere la cooperazione di Jorge Salcedo, che è il protagonista principale del libro, è stato un aiuto incommensurabile. Lui sapeva tutto. Inoltre si hanno quattro ragazzi, i padrini di Cali, invece di uno [SPOILER ALERT]. Due di loro sono morti e due sono in prigione, quindi nessuno di loro parla. È dura avere la loro parte della storia. Tutto quello che possiamo fare è immaginare quello che stavano pensando basandoci sulle cose che hanno fatto e detto, e sulle persone che li conoscevano e che hanno lavorato per loro. È sempre una sfida. Escobar è stato una sfida alla sua maniera.

Il vero Pena non è stato coinvolto nel caso di Cali. Questo vuol dire che il Pena di Narcos è un mix di vere persone nella storia per la terza stagione?
Sì, è un mix di un numero di personaggi che sono stati i protagonisti di questo capitolo della guerra della droga.

Quando avete deciso di prendervi la libertà e di riportare Pascal nel ruolo di Pena, perché non riportare indietro anche il Murphy di Holbrook?
Boyd Holbrook è un attore spettacolare ed è meraviglioso nello show. Ma era sempre stato pensato come una storia di due stagioni dove lui era il protagonista principale della parte americana e sicuramente del lato delle forze dell’ordine. Le prime due stagioni erano il suo viaggio da questo personaggio alla John Wayne che va in Colombia per raddrizzare le cose. E che invece lascia la Colombia dopo aver realizzato che noi eravamo invischiati con delle persone cattive per fare questo e che comunque non cambierà niente. Questa era la fine della sua storia. La storia di Pena non è ancora finita. Pena è stato beffato e un tipo com ePena che pensa di essere a capo e a conoscenza è l’opposto di Murphy, in qualche modo, e quello che capisce. Poi alla fine della seconda stagione realizzare che invece non aveva capito tutto e che era stato usato? Lui sta tornando per redimere se stesso. Era un’evoluzione molto più naturale della storia. Il personaggio di Murphy ha completato il suo arco che riportarlo ci sarebbe sembrato sbagliato, come “Cosa ci fa lui di nuovo qui?”

Il vero Pena non si è ritirato dalla DEA se non molto più tardi, vero?
Lui era tornato in Colombia come l’agente di riferimento e poi ha terminato la sua carriera in San Antonio.

Jorge Salcedo, che è interpretato da Matias Varela in Narcos, è il protagonista di A Devil’s Table ed è stato l’infiltrato in Cali che ha lavorato con la DEA. Al momento lui è vivo e vive negli Stati Uniti nel programma di protezione testimoni. Hai avuto una comunicazione diretta con lui?
Sì, l’ho incontrato un paio di volte, è stato magnifico. È un tipo notevole e molto coraggioso che probabilmente non ha avuto quello che si meritava per quello che ha fatto. È stato il primo signore che abbiamo incontrato nella protezione testimoni – è stato un processo interessante. Non poteva nemmeno registrarsi in un hotel. Abbiamo dovuto registrarci noi per lui perché viaggia senza documento di riconoscimento.

Aveva dei dubbi sul raccontare sulla sua storia in modo così pubblico, o era ansioso di raccontare la sua versione?
È un tipo interessante. Non si riesce mai a capire cosa stia pensando. Quindi c’è una forte possibilità che lui fosse sia eccitato nel fare quello che ha fatto sia terrorizzato. È un tipo affascinante. Abbiamo toccato questo tasto un paio di volte nello show, penso: non vai a lavorare per un cartello della droga se non sei un certo tipo di persona. È  un pochino più facile quando sei in Colombia ed è il cartello di Cali che si sono presentati come l’opposto di Escobar. Quello che lo rende molto interessante è che penso lui si dicesse “Dio pensavo che avrei lavorato per questi ragazzi, che sì sono nel business della cocaina, ma io non faccio parte di questo business. Sono nel business della sicurezza.” Si può razionalizzare in tutti i modi qualcosa che non si dovrebbe fare. Questo è quello che lo rende interessante.

Qual è stata la cosa più affascinante di Cali che hai scoperto nel raccontare questa storia?
Quello che noi chiamiamo il Cali KGB. La loro abilità di infiltrarsi nella sorveglianza e di manipolare e corrompere per costruire quel tipo di impero in piena vista. Non era un segreto che loro fossero degli spacciatori di droga, ma se la sono giocata in modo molto diverso. La cosa più interessante, francamente, è che quando eravamo a Medellin per Escobar,c’è molta poca evidenza che una volta fosse la capitale degli omicidi tra il 1993 e il 1994. Potete visitare la città adesso – ve lo consiglio caldamente perché è un posto bellissimo che si è completamente ripreso dal passato. L’influenza di Escobar è ancora lì, ma solo negli aspetti positivi, come i quartieri e i parchi che ha costruito. È un posto che è guarito dal suo passato. Ma Cali sta ancora lottando un po’ con il suo passato. È un posto bellissimo e le persone sono meravigliose, ma ci sono moltissimi edifici ed attività che erano di proprietà dei narcos e che ora sono dello stato che non sono stati riqualificati. Non è diventato quello che speriamo diventi quando seppellirà il passato. Penso che questo sia dovuto parzialmente al fatto che il cartello di Cali era un affare così grande che hanno fatto chiudere molte altre attività. Palmolive era lì, c’erano compagnie di assicurazione e di macchine e questi giganti dell’industria che se ne sono andati. La popolazione di Cali era d’accordo perché c’era tantissimo denaro che arrivava dall’economia della cocaina. Poi quando questa è andata via, niente ne ha preso il posto. Questo era incredibile. Si capisce perfettamente quanto grade fosse Cali quando si vede l’impronta che ha lasciato e quanto la loro perdita sia costata a Cali. Questi signori era un business enormemente gigante.

La terza stagione di Narcos è stata mandata in streaming venerdì 1 settembre su Netflix.

Fonte

About chiara_mini

Fin da piccola si è innamorata delle serie tv con Buffy The Vampire Slayer, ha passato l'adolescenza a Tree Hill dove ha vissuto grandi amori, versato tante lacrime e si è creata una famiglia tutta sua con tanti Brothers & Sisters! Sempre a Pasadena passa le sue giornate a ridere con i nerd più fighi del pianeta parlando della teoria del Big Bang. Nel tempo libero combatte i mostri assieme ai Winchester e dà una mano a Eric a Bon Temps. Game of Thrones è la sua bibbia.

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