Nonostante avessi visto del potenziale nella première di questa nuova stagione, “A bitter draught” e “The other shoe” mi hanno portato a riconsiderare la mia posizione e a chiedermi: “Cosa diamine stanno combinando ad Once Upon a Time?”
Ammetto che la questione delle Untold Stories aveva stuzzicato la mia fantasia di accanita lettrice… peccato che, alla fine, queste famigerate storie mai raccontate non siano altro che minestre riscaldate all’ennesima potenza.
Relegando, prima, il Conte di Montecristo a mero mezzo per riportare in auge il dissidio interiore – ormai esteriorizzato dalla scissione – tra Regina e la Evil Queen, e riproponendoci la storia di Cenerentola, sotto un nuovo e poco lusinghiero punto di vista, poi, Once Upon a Time dimostra di aver esaurito le cartucce a sua disposizione.
Ed è un peccato.
E’ un peccato perché gli autori avrebbero potuto appigliarsi ad un sacco di favolette minori e storie che i grandi non hanno tenuto in considerazione per arricchire il carnet delle Untold Stories.
Ma purtroppo si sono perse – già da un po’ – le linee guida che rendevano OUAT uno show diverso, dall’atmosfera magica e nostalgica per noi appassionati di favole e racconti.
Sono sicura che le intenzioni, nel concept iniziale, fossero le migliori, ma ahimè i miei occhi non sono stati dello stesso avviso.
Partiamo già dallo scorso episodio e dall’accozzaglia di elementi che hanno dovuto inserire non tanto per raccontare una storia ben nota al pubblico, quanto per far emergere sempre gli stessi personaggi in prima linea. Siamo tutti d’accordo che Emma, Regina e il resto del clan debbano trainare i vari cardini delle storyline, fino a farli convergere nel medesimo punto, ma se persino Snow White si è accorta di questo ciclo infinito di “defeat and repeat”, la cosa è talmente palese anche agli occhi degli autori che un’altra domanda sorge spontanea: perché non fermarsi qui?
Mi piange il cuore a dover dire queste parole, ma sono dell’avviso che uno show debba terminare nel momento del suo maggior splendore, anziché perché si è a corto di idee e si continua a girare sempre attorno allo stesso cerchio.
Così facendo, non si nota la crescita dei personaggi perché non esiste crescita. Prendiamo in esame i comportamenti di Emma e David.
Il motto “tale padre, tale figlio” non dovrebbe preoccupare soltanto Belle e il suo nascituro, quanto più i due sceriffi della città.
Fathers and sons. It’s hard for you, I think, because no matter the damage, you need each other.
Da un parte, Emma continua a mentire sulle sue visioni e sui motivi che le causano i tremori e i conseguenti problemi legati all’utilizzo della magia; dall’altra, David ignora i consigli di sua moglie e mente a sua volta pur di vendicare la morte del padre.
La menzogna, dunque, torna ad essere la spada di Damocle pendente sulle teste dei protagonisti, quasi nessuno di loro abbia imparato – nel corso degli eventi affrontati – quanto siano importanti l’unione e la sincerità.
Poi, magicamente, finiranno per rendersene conto ad un gradino dal finale, quando qualcuno ci rimetterà – inevitabilmente – la pelle, a causa di bugie e atti avventati.
Seriamente, basta! Ci siamo scocciati!
Gli ultimi quaranta minuti della mia vita sono stati i più noiosi ed inutili della giornata.
Capisco che “The Other Shoe” voglia essere un’allegoria (forse è un parolone in questo caso?) che vuole insegnarci che nessuna storia è perfetta e nessun essere umano è buono al 100%, ma perché non darci questo punto di vista in maniera diversa, senza dover rispolverare la stessa cenere?
Le azioni passate di Ashley sgretolano l’aura del sogno di cui la storia di Cenerentola era stata impregnata nella prima stagione, dove si scopre non essere Rumple il peggior nemico della principessa, quanto più se stessa e l’egoismo che non siamo abituati a vedere nel “good side” della storia.
Ella fa il suo interesse (e anche qui è comprensibile il motivo) tradendo la fiducia della sorellastra, Clorinda, diventando a sua volta la sorellastra cattiva. Una macchia che il regno delle Untold Stories non ha cancellato dalla mente della matrigna, tornata a Storybrooke per vendicarsi.
Ma si sa come funzionano queste cose, no?
Si parla tanto, rivangando il passato, i rancori e tutte le facce dell’infinito medagliere di malintesi e sotterfugi trito e ritrito, per poi giungere alla vittoria del bene sul male.
Impossibile che ad Emma basti sentirsi dire “Mamma, io credo in te”, con tanto di pacca sulla spalla da parte di Henry, per usare di nuovo i suoi poteri come se nulla fosse.
C’è decisamente qualcosa che non va.
Se davvero basta così poco, cosa costa ad Emma fidarsi della propria famiglia e cercare una soluzione di comune accordo? E invece no! Meglio diventare a sua volta una storia mai raccontata, meglio stravolgere di nuovo la visione di uno stesso evento cambiando le carte in tavola ed il punto di vista che, nel corso degli anni, è cambiato già troppe volte. Tante, da rendere confusa anche la più lineare delle storie.
E’ vero che ci siano da riempire diversi anni, tra quelli della Foresta incantata e i ventotto trascorsi sotto maledizione a Storybrooke, ma non sarebbe meglio esplorare nuovi territori?
Regina never had her happy ending because she’s never been strong enough to let her story run its course. I won’t make that mistake.
E adesso parliamo pure di questo fantomatico happy ending, dopo che gli autori hanno speso una puntata infinita a farci capire – tra le righe – che non esiste o che, quanto meno, non è assoluto e non è nemmeno tanto “happy”.
La Evil Queen ci delizia con il suo punto di vista sul perché Regina non abbia raggiunto la felicità, in quanto non abbastanza forte da guadagnarsela.
E qui non sono d’accordo.
Regina è il personaggio meglio strutturato nell’intera narrazione, ma è anche vero che non può esistere senza la sua controparte malvagia. La sua crescita è l’unica che mi abbia davvero colpito, nonostante le varie critiche mosse ad un personaggio ora “debole” ed “insofferente”. Scinderla dalla Evil Queen poteva sembrare una genialata, e avrebbe potuto diventarlo se solo non si fosse ricaduti nella trappola della season one: distruggere la Regina Cattiva.
L’unica differenza stavolta riguarda lo schieramento: ad affiancare i Charmings, assieme ad Emma, Hook ed Henry, c’è anche Regina a lottare contro se stessa.
Per quanto ancora potranno tirare questa storia non lo sappiamo, ma mi auguro fermamente che non sia il peso di piombo che ci trascineremo da qui fino a maggio.
Serbo la speranza che gli autori abbiano qualche asso nella manica da tirare fuori al momento giusto e che non sia la convivenza tra Emma ed Hook o la evil ship tra Hyde e la Evil Queen.
Non basta zuccherare i cuori di noi oncers per renderci felici e appagati. Meritiamo anche noi il nostro happy ending ed, essendo il cammino ancora moooolto lungo, possiamo sperare in una risalita e – chissà – in un briciolo di originalità.
Non guasterebbe.
Paradossalmente, la scena che ho preferito di più questa settimana è stato il frammento in cui Belle ha ascoltato il nastro con la filastrocca di Gold.
Breve o non breve, bello o non bello, è stato il minuto che ha alleggerito l’agonia di una puntata lenta e pesante.
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Alla prossima!