Outcast è una serie a sfondo religioso ed era praticamente ovvio che ci sarebbe stata una puntata incentrata sui sette vizi capitali, che riescono a far tentennare anche il più perfetto degli eroi, figurati gli antieroi di cui è pieno il telefilm. Ormai è evidente che ci troviamo di fronte dei protagonisti che non sono perfetti, ma non perché dei peccatori in senso cristiano del termine, ma semplicemente perché troppo umani e come tali sono soggetti a due delle emozioni più umane in assoluto, la rabbia e l’orgoglio.
Ho sempre pensato, e continuo a farlo, che Kirkman è uno dei migliori nel delineare la psicologia dei personaggi, e non solo di quelli principali. Riesce a rendere dei personaggi talmente umani che le loro storie risultano molto realistiche. Sono esseri umani che pensano e agiscono in situazioni nate dalla fantasia, esattamente come faremmo noi. Lo abbiamo visto prima in The Walking Dead e poi anche in Outcast, e forse qui è accentuato. Kyle presenta tutte quelle caratteristiche di una persona che ha sofferto molto a causa di qualcosa che non riesce a comprendere.
In questa puntata, diretta da Julius Ramsay (The Walking Dead), la rabbia è una di queste caratteristiche, una rabbia che è pronta a scattare in qualsiasi momento, figurati poi se si trova davanti la faccia del tizio che violentava Megan. Quasi non gli fa aprire la bocca che comincia una colluttazione con Donnie, nella quale più che altro subisce i suoi colpi. Mentre parla con Mark, scopriamo che è abituato ad essere pestato da lui perché, quando era piccolo, lui, sapendo che Megan veniva violentata, si metteva a dormire per terra accanto al letto della ragazza, sperando in qualche modo di fermare Donnie.
La rabbia è anche quella di Megan però. Per i motivi che ho detto, la ragazza cova dentro di sé un’ira incontenibile che esplode alla vista di Donnie, che arriva anche a minacciare. Ma l’unico che riesce a trovare sollievo dallo sfogo di collera, è Mark, che utilizzando i suoi privilegi di poliziotto, dà una bella lezione a Donnie. L’ira di Mark esplode probabilmente in modo più violento rispetto a quella di Kyle e Megan, vuoi perché ne ha la possibilità, vuoi perché ha capito in qualche modo che Donnie era entrato nella mente di Megan e di conseguenza anche nella sua vita.
Ma la rabbia spesso scaturisce dall’orgoglio, ed è esattamente quello che succede ad Anderson, per sua stessa ammissione. Accecato dalla bontà delle sue azioni e dalla sua quasi maniacale volontà di salvare le persone dal diavolo, non si accorge che Mildred, il cui esorcismo è stato molto duro, è ancora sotto l’influenza del demone e questo scatena la sua insicurezza oltre che la collera. Tutto quello che ha fatto è stato inutile e, inoltre, insieme a Kyle, capiscono che ne sanno veramente poco sui demoni, possono solo ipotizzare ma non hanno certezze, nemmeno che il potere di Kyle sia davvero in grado di esorcizzare un demone.
Segreti che si intersecano come le maglie di una catena e che sembrano essere il cuore pulsante di Rome. Emozioni nascoste pronte ad esplodere in ogni momento e che sono cibo per il male. Questo è il palcoscenico su cui si muovono i protagonisti, al quale si devono adattare, e lo fanno nel modo più umano possibile.
Per mille domande che sorgono, almeno delle volte abbiamo una risposta. Scopriamo il nome dell’uomo vestito di nero che è Sidney, ma quali siano le sue intenzioni ancora è incomprensibile.
Vi saluto e vi ricordo di passare alla pagina Outcast – Italia.