Come avrete immaginato quando non è uscita la recensione del quinto episodio di Peaky Blinders, faccio parte di quella categoria di persone che non appena ha saputo che era stato rilasciato anche il season finale, se l’è lampato senza battere ciglio. E dunque la ragione di questa doppia recensione nasce proprio da qui, dalla mia scelta di parlare degli episodi così come li ho visti: insieme, come fossero una lunghissima puntata.
E come cosa da fare, tutto sommato, ci sta.
Episode Five si è aperto con uno stacco temporale di circa tre mesi, che ci hanno portato rapidamente a ridosso della rapina, che come sappiamo avrebbe dovuto avere luogo a giugno. Da qui, le cose sono avanzate con una certa rapidità. In inglese, userei il termine “escalated” per descrivere la precipitosa evoluzione delle vicende.
Il quinto episodio si apre con una bellissima e suggestiva scena di Tommy, simbolica dell’instabilità del personaggio ora che è assuefatto dagli oppiacei. In questo ci risulta ancora più evidente quanto Peaky Blinders sia il perfetto connubio tra serie tv drama e video musicale; non è la prima volta che lo dico, ma mi sento in dovere di farlo ancora una volta: in questa serie tv, la soundtrack non è mai inserita a caso ma viene scelta come parte integrante di ciò che si racconta. Non a caso, proprio in queste scene iniziali ad accompagnare la vista c’è Lazarus di David Bowie, un epitaffio scritto da lui stesso che sembra proprio parlare di Tommy Shelby.
Episode Five è un episodio di assestamento che serve essenzialmente a preparare il terreno per la grande rapina, ma serve anche a testare la forza di volontà di Arthur. Ho particolarmente apprezzato l’evoluzione di questo personaggio nel corso della terza stagione, ho apprezzato come sia riuscito a dare sfogo ai suoi demoni inferiori affidandosi ad una fede che, molto spesso, lo ha messo in una posizione difficile e, infine, ho anche apprezzato come abbia ceduto alle debolezze della carne – che, nel suo caso, sono debolezze dello spirito.
Finalmente abbiamo rivisto Tom Hardy nei panni di Alfie Solomon e ci è piaciuto. Ci è piaciuto così tanto, che Hardy è riuscito a rubare completamente la scena, in questo suo doppio ritorno. Le sfumature così pragmatiche che riesce a conferire al suo personaggio, rendono Alfie unico nel suo genere. Lo rendono un villain particolarmente cartonistico(?), uno di quelli che ti aspetteresti uscire fuori da un fumetto DC, per intenderci.
È tornata anche Annabelle Wallis nei panni di Grace come avevo sempre sperato, ma in maniera decisamente diversa rispetto a quella che avevo predetto. Grace torna per sovrapporsi alla principessa Tatiana, in una scena che forse vuole essere una chiusura con il passato, ma che infondo non lo è abbastanza, come dichiarerà lo stesso Tommy nella puntata successiva. Che vi dico, io c’avevo proprio sperato di rivederla e di rivederla viva, ma si sà che le speranze sono le uniche cose che possiamo permetterci noi shipper.
Il quinto episodio, comunque, era solo un passaggio obbligatorio per il season finale, dove non solo ha luogo la risoluzione delle vicende della terza stagione ma vengono impiantate le solide basi per le prossime.
La sensazione che l’intreccio con l’aristocrazia russa fosse una forzatura mi ha accompagnato per tutta la terza stagione fino a quando, nel season finale, abbiamo avuto modo di assistere ad una degna chiusura a questa storyline. I russi sono stati una parentesi nella vita dei gangster di Birmingham che sicuramente ha lasciato il segno e gli effetti del loro passaggio si ripercuoteranno sui Peaky Blinders molto a lungo.
La terza stagione ci ha regalato moltissime scene memorabili ma di sicuro quella che rimane tra le migliori di questo arco narrativo riguarda il confronto tra Tommy e Alfie. Cillian Murphy e Tom Hardy tengono banco in maniera ineccepibile, mantenendomi incollata allo schermo per tutti i minuti che condividono la scena. E nel loro confronto, è possibile andare a fondo nella psicologia di entrambi, ma soprattutto in quella di Alfie, che è sempre stato molto enigmatico. Da uomo pragmatico quale è, Alfie Solomon non si fa scrupoli a tradire il suo alleato se in ballo c’è una bella fetta di ricompensa e, se da una parte la storia di reciproci tradimenti che affianca i due giustifica il tradimento dell’ebreo, sapere che c’è di mezzo il piccolo Charlie non dà modo a Tommy di essere così comprensivo. Alfie mette alla luce un importantissimo aspetto della vita che conducono uomini come loro e cioè quello che tutto sommato ogni atto sia lecito e non esista nulla di sacro perché loro sono quello, delinquenti che arrecano dolore. Il fatto che questo dolore venga arrecato a loro, non è altro che il giusto ordine delle cose.+
Il rapimento di Charlie fa da spinta motrice dell’episodio, non solo in fatto di eventi ma anche in quanto ad emozioni. La prima emozione che si insinua nella famiglia Shelby è quella del sospetto, perché Tommy non si fida di nessuno quando si tratta dell’incolumità di suo figlio. E dire che Padre Hughes lo aveva avvisato e Tommy è stato sconsiderato a non prendere sul serio quella minaccia. Poco importa se sappiamo che il prete avrà quello che merita – e lo avrà proprio per mano di un Michael che finalmente riesce a convincermi ed entra a pieno titolo nella famiglia Shelby – negli attimi in cui Charlie è via riusciamo a temere per la sua cita così come lo fa suo padre. Il dubbio misto alla paura portano Tommy ad accusare ogni membro della sua famiglia, senza distinzioni… e solo in seguito capiremo che l’unico indegno della fiducia dei suoi famigliari è proprio lui. Ed io non dubito che le sue intenzioni siano giuste, non dubito che la sua voglia di entrare nell’elite inglese nasca dal bisogno di proteggere la sua famiglia, ma per arrivare a questo la sta mettendo in pericolo in maniera irreparabile.
I finali di stagione di Peaky Blinders sono caratterizzati da piani che riescono solo in parte e in questo senso la terza stagione non è da meno. Il sipario si chiude su Tommy, da solo nella sua villa, con l’intera famiglia portata via dalla polizia.
Quali saranno le conseguenze di questa decisione? Purtroppo dovremmo aspettare un anno per scoprirlo, ma possiamo immaginare che non saranno conseguenze piacevoli.
La terza stagione ci ha regalato delle aggiunte al cast davvero stupende, a partire dallo strepitoso Paddy Considine, un villain nel vero senso della parola, che di sicuro rimpiangeremo per quanto lo abbiamo odiato.
La bellissima Gaite Jansen che con la sua Tatiana mi ha fatto sentire tantissimo la mancanza di Grace, proprio perché il suo personaggio si insinuasse così bene nelle dinamiche degli Shelby. La storyline dei russi non mi ha particolarmente entusiasmato perché veniva troppo da fuori – non so se mi spiego – ma lei mi è piaciuta moltissimo!
A questo punto, non mi resta altro da fare che invitarvi a seguirci per sapere tutte le news sulla serie e seguire le nostre bellissime affiliate: Tom Hardy Italian Fanclub – THIF Peaky Blinders Italia e Cillian Murphy Fans.