Person of Interest – Recensione 3×06 – Mors praematura

Puntata superba, la sesta di questa terza stagione di Person of Interest.

Personaggi e trame che si intrecciano ancora una volta e ci rimandano alla vera protagonista dello show – soprattutto in questa stagione: la Macchina.

E’ proprio lei a mandare due team nella stessa missione: è così che Finch e Reese da una parte e Root e Shaw dall’altra, si trovano nel finale a salvare la vita dei fratelli Sloan. Sì, perché il caso della “person of interest” della settimana, apparentemente fine a se stesso, si lega ben presto alla storia di Jason Greenfield, hacker minacciato di morte dai nuovi cattivi di questa stagione, conosciuti nel secondo episodio (ne avevamo parlato qui: http://www.serialcrush.com/wordpress/person-of-interest-recensione-3×02-nothing-to-hide/). In questa puntata rivediamo, infatti, e scopriamo qualcosa di più su Vigilance, il gruppo di attivisti estremisti che agiscono in nome della privacy e che a quanto pare hanno in mente di fare una vera e proprio rivoluzione.

Ed è forse proprio per questo motivo che la Macchina decide di salvare Jason. Una possibile spiegazione ce la da Root, quando convince Shaw ad aiutarla: non esistono solo numeri rilevanti e irrilevanti, ma anche una terza categoria, i “necessari”, di cui appunto faceva evidentemente parte l’hacker; possibile che questa terza categoria comprenda proprio tipi come lui, esperti informatici, che possano poi in qualche modo tornare utile alla Macchina. Insomma, sia la Mascìn che i suoi antagonisti sembrano avere grandi piani per il futuro, ma se sappiamo qual è l’obiettivo di Vigilance, non abbiamo ancora la minima idea di cosa voglia fare la Macchina. Come scritto sopra, è lei la vera protagonista di questa terza stagione e questo conferisce alla serie un senso di mistero e imprevidibilità davvero interessante e soprattutto efficiente, perché capace di tenerci incollati allo schermo ad ogni puntata e voler guardare subito quella successiva.

E’ stata una puntata formidabile non solo per il solito magistrale intreccio di trame, ma anche per un’altra prova eccezionale dei protagonisti, su tutti ancora una volta Amy Acker, particolarmente bella in questo episodio, sempre perfetta comunque nei panni di quella ai limiti della follia, totalmente devota a lei, la Macchina, il suo Dio, che prima fa coppia con Shaw, interagendo in maniera grandiosa con lei per tutta la puntata, e poi insieme a Michael Emerson/Finch ci regala una scena finale di grande pathos.

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Qual è l’intento della Macchina? E quanto ci metterà Root a scappare stavolta?

Episodio favoloso, in cui non è mancato spazio per Carter che continua la sua crociata contro l’HR, e con una colonna sonora davvero bella.

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