Lo scorso martedì è giunta, purtroppo, al termine la terza stagione di Person of Interest, che ha dimostrato ancora una volta di come la serie riesca ad evolversi, a stravolgersi e a migliorare se stessa, in particolare ogni volta che si arriva all’ultimo terzetto di episodi; andiamo a vedere adesso nello specifico i due episodi conclusivi di questa terza stagione.
A HOUSE DIVIDED
Person of Interest, oltre agli aspetti già precisati sopra, ha il pregio di fornire un penultimo episodio sempre eccezionale, solitamente è la chiave di volta della stagione, che svela intrecci e colpi di scena inimmaginabili; questo episodio invece rappresenta sicuramente un nuovo salto di qualità all’interno della serie, ma quello che si fa è più che altro spingere incredibilmente sull’acceleratore: esso rappresenta quasi sicuramente uno degli episodi a livello di eventi più pieno, sebbene non ci siano così tante storyline convogliate tutte insieme come era stato nella 2×19, Trojan Horse.
Il primo pregio di questo penultimo episodio è quello di farci scoprire di più (finalmente) su Peter Collier, il capo di Vigilance.
Da sempre infatti questa storyline era stata attaccata come la più debole, ebbene con questi episodi, non tanto Vigilance, ma la figura di Collier viene delineata, senza troppi dettagli; con molta maestria, infatti, la sua vita passata e la storia del fratello ci aiutano a comprendere quella rabbia che lui proverà nei confronti di questi mezzi di sorveglianza invasivi (ed effettivamente illegali). L’uomo non è nient’ altro che una persona che, a causa di errori e di dolori, da vittima è diventato carnefice, per portare avanti degli ideali.
I flashback che non si vedevano ormai da diverse puntate (escluso qualche minuto di flashback nella 3×21) si dimostrano come sempre una delle parti migliori della serie, sempre ben realizzati e che implementano sempre di numerosi dettagli la narrazione della serie.
Altro aspetto ottimo di questo episodio è il dialogo fra Finch e Greer. Finalmente i due creatori delle divinità sono uno di fronte all’altro ed il dialogo mostra pienamente gli ideali opposti di questi due uomini, entrambe persone vissute ed entrambe persone di una incredibile conoscenza culturale che messe a confronto non possono fare altro che scintille.
Il ritmo dell’episodio, come dicevo inizialmente, è decisamente invidiabile per una quantità incredibile di eventi. Nel giro dei primi dieci minuti abbiamo già avuto: il dialogo fra Finch e Greer, la Macchina non riesce a capire cosa sta per accadere ed ha bisogno di loro sul campo e così infine comprende e invia i numeri di 5 politici tutti in pericolo di vita, fra di loro spiccano Control e Ross Garrison; come se non bastasse Root ha riunito tutti gli hacker raccolti nella stagione per lavorare sui sette server di Samaritan.
Molto in sintesi, anche perché ci sarebbe davvero troppo da dire, unica cosa prevedibile dell’ episodio (che non rappresenta affatto una pecca), è che da subito si può intuire che la vita dei politici sia messa in pericolo da Vigilance, che causa un blackout a tutta la città.
Intanto i politici, ora in pericolo, erano sul punto di stringere l’ accordo con Decima, ma si erano presi un momento per riflettere perché questa aveva chiesto accesso ai feed governativi.
L’ episodio si conclude con Vigilance che riesce a catturare i politici e, tramite loro, ad arrivare al nascondiglio di Greer, dove c’ è anche il nostro Finch.
L’episodio finisce con l’inizio della messa in onda del processo degli Stati uniti d’America e con i nostri Reese e Shaw che sono costretti, vista la necessità, a stringere alleanza con Hersh, e Root con i sette server davanti ad una centrale di Samaritan.
L’episodio quindi risulta incredibilmente ben fatto, uno dei migliori della serie e ci introduce nel migliore dei modi al finale di stagione.
DEUS EX MACHINA
L’ultima cosa che sempre si è potuto notare in Person of Interest in questi anni è che l’ ultimo episodio è sempre inferiore al penultimo, così come è stato nella 1 stagione e ancor più evidente nella seconda.
Sebbene all’inizio l’andazzo sembri quello, con un episodio molto più lineare del precedente e senza quella mole di eventi, in realtà non è così.
Nell’episodio continuano i flashback su Collier e in tutti i sensi la puntata inizia riprendendo tutto esattamente da dove ci aveva lasciato la precedente, sia per quanto riguarda i flashback, sia per quanto riguarda il presente.
Come sappiamo, qualcuno diceva a Collier di sapere cosa fosse successo al fratello (accusato di essere un terrorista, si suicidò poi in carcere) e perché la polizia lo avesse accusato. Personalmente pensavo che stesse per uscire una nuova persona fra le famose a conoscenza del progetto Macchina, ma così non è stato.
Scopriamo che Collier non è il capo, bensì è stato arruolato, per poi essere fatto diventare capo della Vigilance e poi a mano a mano spinto nel suo percorso, esattamente fino al punto in cui noi l’abbiamo visto per la prima volta, cioè nella 3×02 con il loro primo assassinio.
L’episodio è in gran parte formato proprio dal processo. Il fatto che risulti almeno questa parte lineare è quindi d’obbligo, ma per non annoiare hanno inserito tutto il meglio di PoI nella rappresentazione di quest’ultimo, ossia l’ interpretazione di attori fantastici, la scrittura ottima sempre solida ed elegante.
Così il processo è l’ennesima occasione per raccontarci meglio dei personaggi, in particolare, in questo caso, un personaggio come Collier, descritto al minimo finora (ed anche apparso soltanto in 3 occasioni), come quello di Control, emerge in tutta la sua potenza.
Una donna che, come Finch, è stata spinta per il bene verso il suo paese per la volontà di salvare delle vite, ed è proprio questo il punto di rottura del processo dove gli imputati dimostrano uno spessore morale decisamente torreggiante rispetto a quello degli accusatori, che non per niente chiunque non confessi o si opponga ad esprimere ciò che gli viene richiesto viene brutalmente ucciso senza pietà. Tutto questo in diretta streaming.
Il lato di Root e Shaw che corre in suo aiuto sono piuttosto degli intermezzi per rompere l’altissima tensione che si respira nell’altra parte degli avvenimenti di questa puntata, infatti, pur essendo pienamente funzionali alla storia, fanno rifiatare lo spettatore.
In questo episodio anche un’altra figura, seppur pochissimo minutaggio gli sia dedicato, emerge come una figura che sarebbe stata interessante vedere di più, quella di Hersh, sempre stato una palla al piede per il nostro team, che però in fin dei conti, a livello di umorismo e di carattere, si rivela molto simile a Shaw e ci concede qualche risata.
L’ obiettivo di Reese ed Hersh è quello di capire dove si trovi il tribunale.
Nel frattempo da Control in poi l’aria che si respira nel tribunale è cambiata, la tensione sale alle stelle quando Finch si alza ed infine confessa mettendosi a nudo, ma in fondo noi gran parte delle cose che dirà già le sapevamo, ma questo è il suo sfogo di fronte ad una figlia che adesso è cresciuta ed è libera, e ad un momento della storia in cui lui non si credeva mai che si sarebbe potuti arrivare, tutto questo è stupendo grazie ad Emerson e alla sceneggiatura.
Tagliando corto, Decima arriva prima dei nostri e riesce a portare in salvo Greer e a tenere momentaneamente prigionieri Finch e Collier; intanto anche i politici se ne stanno andando, la seduta del tribunale ormai è annullata, ma molta gente, inclusi Reese e Hersh, sono ancora lì dentro.
Arriviamo adesso al titolo “Deus Ex Machina“. Deus ex machina è una frase tramandata addirittura dal greco, nel corso del tempo è stata utilizzata per diverse occasioni ed in diversi sensi, però in questo caso si riferisce a quando un personaggio riesce a risolvere o a slegare tutti gli intrecci che si erano formati.
Il titolo si riferisce a Greer, è lui il deus ex machina, in un cliffhanger incredibilmente inaspettato, un colpo da maestri che soltanto Nolan e company potevano congegnare e ben pochi altri ne sarebbero stati in grado.
Sopra infatti si è parlato di Vigilance che è stata formata da un Collier che, in fin dei conti, è stato anch’esso reclutato e diventato capo quando però Vigilance esisteva già. Chi era allora la persona dietro tutto questo?
Dietro tutto questo c’era Greer, rivelazione che avviene attraverso le sue stesse parole e che effettivamente crea anche un’incredibile parabola su quella che è la realtà. A volte si protesta contro qualcosa, ma non ci si pone domande a quello che si sta facendo, né in che modo si sta facendo tutto questo: è stato questo il più grande problema di Collier, non chiedersi mai, non interrogarsi su cosa stesse facendo e come lo stesse facendo.
Collier infatti non sapeva chi l’avesse reclutato, chi gli mandasse quei messaggi, chi gli fornisse tutti quei mezzi, tutte quelle informazione, che provenivano direttamente da Decima.
Greer ha creato la Vigilance per spianare la strada al suo progetto di Macchina o di divinità che attraverso un piano di incredibile ingegnosità, viene portato a termine da Decima facendo saltare in aria il tribunale con centinaia di innocenti al suo interno, attacco che viene attribuito a Vigilance e dopo questo il governo è disposto a tutto per ottenere l’ aiuto di Greer.
Così la sua divinità apre le ali e comincia a volare verso l’Olimpo, popolato da nuove divinità ormai IA, mentre l’ America brucia e ricade nel baratro a causa di questa agenzia che può tutto grazie a persone di immenso ingegno e fondi senza limiti.
Hersh purtroppo ci saluta con l’esplosione e anche Collier muore per mano di Greer, invece Finch viene salvato da Reese.
Il finale ci prospetta un cambiamento assolutamente di dimensioni gigantesche che niente ha a che vedere con i cambiamenti dei finali delle stagioni precedenti: i server inseriti da Root non servivano per salvare Samaritan, ma per salvare lei e il nostro team. In fondo la situazione era chiara nella 3×17: i primi a morire, dopo l’ attivazione di Samaritan, sarebbero stati loro. I server infatti sono punti ciechi che dopo poco dall’attivazione di Samaritan faranno credere che loro saranno morti. Con l’alba di un nuovo giorno sorge un nuovo mondo che si muove secondo le volontà di Decima e di Samaritan.
Uno stupendo discorso di Root congeda i nostri eroi per questa stagione, ora costretti a scappare, ora non più uomini liberi, ora divisi. Il futuro è dei peggiori, ma dimostrando ancora una volta la loro immensa cultura, gli autori inseriscono un’ultima citazione, infatti citano il vaso di Pandora, con Root che si rivolge direttamente a Finch dicendogli di ricordare che l’ ultima cosa che rimane dentro è la speranza.
La quarta stagione penso che per gli autori sarà una sfida, i cambiamenti portati in scena sono immensi, però penso che se sanno già dove vogliono andare a parare e sarà tutto meraviglioso come è stato fino ad adesso, anzi un percorso in salita come è stato con questa terza stagione che infine è risultata la migliore fra le 3, peccato soltanto che a volte si siano toccati dei punti bassi che la serie non aveva mai raggiunto (parliamo comunque di sufficienza scarsa come la 3×13 e la 3×14) e che sia venuta a mancare un poco la caratterizzazione dei personaggi rispetto agli anni precedenti, ma con una quantità tale di storie grazie alle quali, per il modo in cui alla fine hanno risolto tutti i vari nodi, si può perdonare tranquillamente tutto.
Quindi di materiale per la quarta ce n’è e non è neanche poco, ricordiamoci che anche Elias prima o poi dovrà tornare in scena, però sicuramente lo show sarà molto diverso e molto particolare, sperando che non sia totalmente snaturato.
L’ appuntamento è come sempre a settembre, ma con un finale del genere sarà durissima aspettare per quattro lunghissimi mesi.