La primavera sta lentamente arrivando e con essa arrivano anche le ultime pause che attendono le serie, destinate a trascinarsi sul palinsesto da settembre a maggio.
Person of Interest è tornato questa settimana, per riandare subito in pausa dopo appena un episodio.
La diciassettesima puntata della quarta stagione arriva in un periodo dell’anno in cui solitamente lo spettatore sapeva ormai esattamente a cosa poteva andare incontro, o a cosa si stava andando incontro: nella seconda stagione lo sviluppo della storia HR, la ricerca della Macchina di Root, il virus all’interno della Macchina (sapendo il futuro si potrebbe parlare di prima tempesta); nella terza attendevamo un possibile ritorno in campo di Elias e soprattutto sapevamo che sarebbe stato particolarmente importante il ruolo di Vigilance, e attendevamo la guerra fra divinità.
In questo anno tutto è dubbio, ancora non è chiaro dove arriveremo con il finale, in quali acque ci traghetteranno le ultime puntate, forse capiremo il piano della Macchina, sempre che lei abbia un piano, e se la guerra fra le due Macchine diventerà una vera e propria guerra o si concluderà rimanendo nel clima di guerra fredda che si è assaporato in tutta la stagione.
Nella terza stagione avevamo un episodio Root-centrico che spingeva sull’acceleratore facendo da trampolino di lancio allo spettacolare quartetto finale di episodi; nella quarta un “filler”… con i fiocchi.
La puntata si apre con un flashback, il che potrebbe far pensare ad una puntata particolarmente intensa sotto il punto di vista della storia, invece non è così: Person of Interest dopo molto tempo torna ad approfondire i suoi personaggi tramite le vicende del numero del giorno.
Jonathan Nolan ha saputo modificare tantissimo la sua opera prima, ma essa è sempre riuscita a rimanere se stessa, questo era uno dei più grandi meriti, non è una serie che ha dimenticato le sue origini e questa puntata dal sapore retrò ce lo ricorda.
I flashback si concentrano su un Finch distrutto e sconvolto dalla morte del suo amico Nathan Ingram, il lato del protagonista che ci viene mostrato è disarmante per lo spettatore che conosce Finch da tanto tempo e sa quanto egli sappia essere incredibilmente lucido e razionale, sia l’ago della bilancia nelle situazione in cui tutti gli altri sarebbero disposti a fare dei gesti troppo istintivi, come la vendetta. Questo flashback è la storia di come Finch sia diventato quello che conosciamo e come probabilmente abbia riallacciato definitivamente il suo legame con la (sua) Macchina (vedere uscire il numero di Finch come carnefice mette i brividi).
Rivediamo anche Alicia Corwin che avevamo visto per l’ultima nella seconda stagione, sempre attraverso un flashback; come tutte le serie di spessore, Person of Interest dimostra di non dimenticare nessuno dei suoi personaggi: Nolan, tempo addietro, in un’intervista aveva detto che avremmo rivisto dei vecchi amici, ecco mantenuta la promessa, Alicia Corwin (sorprendendo non poco) è il primo, chissà chi altro rivedremo… certo sicuramente ci sapranno stupire ancora.
Il caso del giorno non è da meno, anzi, oltre ad essere incredibilmente ben fatto è perfettamente connesso al flashback e al suo sviluppo. Segue le vicende di uno psicologo, Edwards, che svolge un secondo mestiere come vigilante della città, o meglio si occupa di far arrivare la giustizia lì dove invece è presente l’ingiustizia.
Il suo personaggio si rivela molto più interessante di quanto si potesse immaginare e il suo caso e lo sviluppo di esso ricordano molto i casi della prima stagione, persino il finale finisce per ricordare più o meno indirettamente il geniale Cura Te Ipsum – forse l’episodio che mi fece mettere quasi subito Person of Interest tra le mie serie preferite e tra quelle a cui dare piena fiducia, certo poi è diventato molto di più di quanto potessi immaginare, ma questo è il bello – sebbene essendo agli albori era molto più facile svelarci sfaccettature dei personaggi: il caso del giorno porta ad uno stalker che già diverse volte aveva ucciso o violentato ragazze. Nel finale di puntata – finale aperto, novità quasi assoluta per un semplice filler – John lo porta in una casetta isolata sul mare e gli chiede se lasciandolo andare compirà ancora simili gesti e quindi dovrà ucciderlo oppure se ha capito la lezione.
La somiglianza potrebbe non risultare molto diretta, ma il finale è decisamente una più o meno voluta ripresa della 1×04 (ma volendo andare ad analizzare un passato più recente, anche The Devil’s Share), non si sa se quella persona sarà (o è stato) un carnefice, ma se accadrà loro ci saranno.
Il personaggio di Edwards è ben costruito e la sua storia riesce a coinvolgere lo spettatore; le risoluzioni, seppur non incredibilmente originali, non risultano affatto banali.
Inoltre c’è molto Fusco – nota positiva della stagione il suo personaggio che ritorna ad essere utilizzato a dovere dopo 2 anni passati molto più in sordina.
Come se non bastasse, ritorna anche la psicologa, sebbene, almeno per il momento, non ci sia ancora particolarmente chiaro il suo ruolo: nelle prime puntate in cui è apparsa era funzionale alla storia, il suo protrarsi a lungo in Guilty faceva presupporre ad una storia fra lei e John, ma in Karma tale idea sembra essere almeno in parte smentita.
Insomma, un ritorno al passato, un ritorno al passato di cui ora forse più che mai si sentiva bisogno, la serie ha bisogno di rifiatare e di prendersi forse queste pause.
La puntata risulta stupenda per vari motivi: oltre ad essere ben fatta, sviluppa i personaggi, è intima, mostra un bellissimo flashback e si respira l’aria delle precedenti stagioni, finalmente!
Le due puntate in cui Samaritan non è stato quasi affatto nominato hanno fatto bene alla serie e se già Blunt risultava essere una puntata più che valida, ecco subito dopo arrivare la stupenda Karma.
La serie d’altronde con questo ci aveva fatto innamorare, filler di ottima qualità grazie a grandi personaggi ed al lavoro su di essi, con la terza stagione la storia, talmente potente e gestita alla perfezione da Nolan, ha preso il sopravvento, ma sembra chiaro che la quarta non possa minimamente replicare la scorsa stagione.
Allora è decisamente migliore la strada che si è iniziata ad intraprendere dalla 4×09 The Devil You Know, la storia concentrata in poche puntate, dopo di che, se gli autori la vorranno tenere da parte, ben vengano dei filler di tale livello e soprattutto non puntate che danno solo false illusioni agli spettatori, vedi Q&A: in ogni puntata della terza stagione si facevano dieci passi avanti nella trama, sempre con dettagli importanti, rivelazioni, sviluppo della trama; la quarta stagione, fino alla 4×08, almeno a livello trama e personaggi ci ha detto poco e niente.
Sembrerò una persona a cui piace andare controcorrente, ma sfido chiunque ad affermare il fatto che concentrare la lente d’ingrandimento di nuovo solo su Reese e Finch non abbia dato un quid in più allo show, una scintilla che forse si era persa.
Nota finale, per la prima volta in questa quarta stagione rivediamo la biblioteca ed il senso di nostalgia che suscita è forte.
Karma risulta essere una delle puntate più belle di questa stagione, una nuova perla di una serie che con questo episodio ci ha fatto il regalo più grande: ci ha dimostrato di saper ancora essere quella che era un tempo.
In settimana è stato rivelato il nome dell’ultima puntata della quarta stagione, è giunta perfino la notizia di un possibile rinnovo (già avvenuto) per la quinta stagione, purtroppo ancora niente di ufficiale, non ne sapevate niente? Beh, allora cosa aspettate a visitare la pagina facebook Person Of Interest ≈Italia Fans≈? (Soprattutto ora che mamma CBS è in periodo di rinnovi!)