Più di due anni fa in un freddo febbraio andava in onda sulla CBS Last call, la quindicesima puntata della terza stagione di Person of interest. La puntata era di per sé un filler di buonissimo livello, ma la storia del giorno che narrava, al termine della puntata, era tutt’altro che conclusa, e anzi lasciava il dubbio che da quella piccola puntata, apparentemente così semplice e riempitiva, potesse nascere una storyline piuttosto importante.
Chi mi ha seguito nel corso degli anni, sa quanto io attendessi il ritorno de “La Voce”, quanto ci tenessi, in particolar modo l’anno scorso quando la storia non riusciva mai a prendere il volo una volta; ma arrivati ormai agli ultimi cinque episodi di questa serie, che nella sua ultima stagione si è focalizzata solamente sulla storia principale di Samaritan, e di tutti i personaggi secondari ormai legati ad essa, non pensavo ci fosse più tempo per mostrarci quel criminale così affascinante, così intelligente, da essere stato denominato il “Bad Finch” al tempo della messa in onda e, cosa anche peggiore, che gli autori se ne fossero completamente dimenticati. Ebbene, posso dirvi invece con mio grandissimo stupore e immenso immenso piacere che questo personaggio è finalmente tornato.
Sotto Voce è il secondo tempo di Last Call, ma se lì la trama orizzontale, qui invece non si può sicuramente dire lo stesso: la puntata rappresenta lo scioglimento di tutte le matasse che erano state create nelle scorse puntate: Fusco avrà finalmente delle risposte, Shaw non solo rientrerà in America, ma incontrerà Root e finalmente si riunirà ad un Team Machine ora finalmente al completo e pronto ad affrontare la sua più grande battaglia.
Tuttavia di sicuro per una puntata la storyline di Samaritan finisce per essere messa completamente da parte e i tasselli, che a mano a mano vengono sistemati al loro posto, non sono il centro della puntata, bensì la forza della puntata sta proprio in quel cattivo misterioso che già due anni fa ci aveva offerta un bellissimo episodio tutto sulle sue spalle, e che è tornato per fare addirittura di meglio.
Come tutte le storie infatti divise in due parti la seconda è sempre la migliore e in questa puntata “La Voce” dimostra di avere ancora lo stesso e identico fascino e modus operandi di due anni fa: questo criminale è un perfezionista, per lui tutti i suoi movimenti devono risultare invisibili, è in grado di minacciare chiunque partendo dalle minacce ai familiari delle vittime, ed è in grado di terrorizzare un’intera città con i suoi ordigni esplosivi. Insomma un personaggio che di per sé è già un mix perfetto per qualsiasi film d’azione che si rispetti.
Forse qualcuno potrebbe criticare la collocazione della puntata, come era successo con Terra Incognita, ma in realtà, se non fosse per il fatto che la trama di Samaritan non va avanti di un passo, essa risulta ideale per riportare alla normalità e a nuovi equilibri i rapporti fra i personaggi: finalmente Reese capisce che deve dire tutta la verità a Fusco in quanto egli, essendo un poliziotto, e potendosi trovare tutti i giorni di fronte a criminali come “The Voice” e di conseguenza di fronte alla morte, merita di sapere tutto quello che anche loro sanno, perché lui ha già scelto il pericolo tanti anni fa, e potrebbero perderlo comunque da un motivo all’altro per qualsiasi motivo e alla fine vediamo anche lui finalmente avvolto dal quadrato giallo; dall’altro lato vi è il duo Finch-Elias, essi cominciano ad indagare insieme sull’identità di questo criminale che sta mettendo a ferro e fuoco l’ottavo distretto e veniamo così a scoprire che quest’ultimo era una figura temuta e rispettata dagli stessi boss mafiosi, che operava da lunghissimo tempo, ma che per tutti risultava essere un fantasma, inoltre possiamo cominciare a vedere come ormai Finch, tirato sempre di più in mezzo alla mischia e a uscire dalla sua tana, sia costretto ad accettare dei comportamenti immorali e contrari alla sua etica, e chissà se, come ipotizzava lo stesso Elias alla fine della puntata precedente, alla fine non vedremo un animo oscuro di Finch prendere il sopravvento pur di battere Samaritan?
Sotto Voce è Person of interest all’ennesima potenza, una puntata geniale, ricca di colpi di scena, che come la precedente, sotto il punto di vista di questa “ministory”, Last call, non ci fa capire quello che sta effettivamente succedendo fino all’ultimo chi sia a capo di tutto, chi sotto chi, e soprattutto chi sia “La Voce”, infatti se vi è un colpo di scena che poteva essere previsto era che il criminale fosse proprio uno dei personaggi già in scena sin dalle prime scene dell’episodio. Per l’ennesima volta il colpo di scena utilizzato è lo stesso, infatti come per Elias, Root e poi Dominic, un numero prima sorvegliato e poi difeso finisce per rivelarsi il grandissimo cattivo, che tutti stanno cercando di individuare.
Ricchissima d’azione e con una serie di scene mai prive di tensione, la puntata è un crescendo continuo, che porta infine alla sparatoria che distruggerà la parte più nota del nostro amato distretto, in una sequenza ben realizzata e incredibilmente frenetica, come tutta la puntata.
La parte più soft risulta essere in fin dei conti quella di Root comunque ben realizzata, ma forse troppo ovvia e convenzionale: sebbene infatti non si capisca con precisione neanche alla fine perché Shaw decida di eliminare i singoli sicari di Samaritan(o più semplicemente neutralizzarli, in quel caso il discorso sarebbe diverso), è ovvio fin dai primi fotogrammi che questo personaggio che tende imboscate agli operativi sia proprio lei, e da quel momento è prevedibile quello che verrà dopo; nonostante ciò anche questa parte, seppur decisamente più debole, non dispiace e ha il merito di farci anche capire che Samaritan si sta potenziando: la guerra sta per entrare a tutti gli effetti nel vivo e nella sua fase finale.
Dopo qualche puntata un pochino più sottotono Person of interest ricomincia a correre con una puntata riuscitissima, che non si ferma neanche per un secondo e non lascia allo spettatore un attimo per respirare – laddove non c’è azione, ci sono comunque emozioni – che vive grazie ad un vecchio asso nella manica che gli autori hanno deciso di tenere praticamente fino all’ultimo: questa è una caratteristica tipica di una grande serie broadcast, che può attingere a piene mani anche dalla sua mitologia meno conosciuta, per decidere di approfondirla e di eliminare almeno un punto interrogativo.
L’ultima nota da sottolineare della stupenda Sotto Voce, la migliore della stagione insieme a B.S.O.D., è la bellissima scena finale, un richiamo al pilot della serie che fa sorridere ed emozionare allo stesso tempo.
La puntata dunque, pur essendo “la quiete prima della tempesta”, risulta essere adrenalinica, emozionante e divertente, un’unione perfetta di storia e caso del giorno, ormai facente parte della mitologia della serie: questa puntata è Person of interest in tutto il suo splendore.
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