Pilot Review – Guilt

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Ci sono alcuni processi che hanno un impatto mediatico così grande da avere ridondanza anche al di fuori dei confini nazionali. Succede quando le vittime o gli imputati sono delle persone famose (ne è un esempio il caso di OJ Simpson che recentemente è stato trasposto in serie tv da Ryan Murphy), ma succede anche quando, non solo sono coinvolti degli stranieri che inevitabilmente catturano l’attenzione delle televisioni locali, ma anche quando il caso è talmente tanto – permettetemi il termine – incasinato da non riuscire a cavarne un ragno dal buco.

Perché vi faccio questa lunga premessa per parlare di una serie tv? Perché Guilt prende spunto dal notissimo caso del delitto di Perugia, meglio conosciuto come l’omicidio di Meredith Kercher. Proprio come ho tentato di fare nel recensire The People vs OJ Simpson – e soprattutto perché Guilt è solamente ispirata a quelle vicende e non si prefigge l’obiettivo di essere una serie-documentario – manterrò la mia opinione esclusivamente sul punto di vista telefilmico, oltretutto perché di cose da dire ce ne sono molte.

L’obiettivo dei nostri Pilot Review è quello di consigliare o sconsigliare una serie tv senza fare troppi spoiler e io, in materia di consigli, voglio essere chiara sin da subito: il mio animo di recensore vi sconsiglia vivamente questa serie tv per i suoi innumerevoli cliché e per le scelte soap operistiche che la caratterizzano eppure, proprio per le medesime ragioni, il mio animo da amante del trash ve la consiglia.
Guilt è una di quelle serie tv che riesce sempre a dividermi in due: da una parte vorrei non vederla a causa dei cliché che presenta mentre dall’altra voglio farlo perché in estate il trash è d’obbligo. La sensazione che ho avuto per tutto il tempo è stata quella di trovarmi di fronte all’erede di Pretty Little Liars, ma peggio perché si prende troppo sul serio.

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In ogni caso, procediamo per gradi e svisceriamo un po’ questa serie. Creata e prodotta da Kathryn Price e Nichole Millard (conosciuti per aver fatto… più o meno niente e per averlo fatto insieme), la serie si incentra sul misterioso omicidio di una studentessa e, ovviamente, sulle persone indiziate di tale omicidio. Come già detto, nulla di nuovo. Nel corso del pilot, della canonica durata di poco più di quaranta minuti, ci vengono presentati tutti i personaggi che sono il centro nevralgico della storia: in un appartamento oscenamente tenuto a Londra, Molly (Rebekah Wainwright) viene trovata misteriosamente e brutalmente assassinata il giorno dopo di un festino, e Grace (Daisy Head), la sua coinquilina americana, e Luc (Zachary Fall), il ragazzo francese di questa, sono i principali indiziati dell’omicidio. Grace, la protagonista, si dimostra come il classico cliché della ragazza americana che studia all’estero mentre Luc come il classico artistoide francese squattrinato e questa è la prima cosa ad infastidirmi notevolmente. Esistono moltissime chiavi di lettura ed interpretazione di un omicidio che, diciamocelo, è abbastanza lineare, e mi sembra che abbiano deciso di adottare quella più facile e di spicciola realizzazione. A relazionarsi con loro, vi sono altre figure più o meno importanti, di cui facciamo presto la conoscenza. Vi è la sorella di Grace, Natalie (Emily Tremaine), assistente del procuratore distrettuale, che appena venuto a sapere dell’omicidio vola dalla sorella mollando il lavoro a tempo indeterminato – WTF; il loro ricchissimo nonché inquietante padre adottivo (Anthony Head che, sì, è il padre di Daisy nonché il notissimo e amatissimo professor Giles); l’avvocato senza scrupoli che difenderà Grace (Billy Zane); un detective che sta sempre dalla parte dei buoni (Cristian Solimeno); e, ciliegina sulla torta, il trashissimo Principe Theo (Sam Cassidy) amante del sadomaso che aveva una strana relazione con la defunta Molly.

Come è facile dedurre dalla specifica e breve descrizione che ho voluto farvi, i personaggi di Guilt non sono altro che un cocktail di luoghi comuni, che compiono azioni prevedibilissime e comunicano con dialoghi assolutamente irreali. Dal punto di vista qualitativo, come ho già detto, ci troviamo di fronte a qualcosa di scadente perché visto e rivisto. Gli unici attori degni di nota sono Billy Zane e Anthony Head, ma sono costretti in ruoli privi di sfumature e dunque non riescono ad emergere. Guilt è sicuramente un prodotto estivo che si guarda, con un po’ di fatica nel digerire le scelte banali che ci vengono propinate, ma si guarda.
Alcune decisioni, però, sono talmente tanto becere e di cattivo gusto, che proprio mi fanno storcere il naso. Prima fra tutte, quella di inserire un membro della Famiglia Reale con il cliché del principe ribelle e perverso, a metà tra la verità e Game of Thones.

Adesso sta a voi decidere se dare una possibilità a questa serie oppure no e, nel caso in cui lo facciate/avete già fatto, non mancate di farmi sapere la vostra opinione!

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About Jeda

Jeda
Top 5 : Banshee, Twin Peaks, Son of Anarchy, Homeland, Downton Abbey. Nata e cresciuta in mezzo al verde e alla campagna nel lontano 1990, Jeda sviluppa sin da piccola l’innata capacità di stare ore ed ore seduta di fronte un qualsiasi schermo a guardare serie tv - che, in età infantile, erano cartoni animati. È una dote che le tornò utilissima con l’avvento dello streaming, riuscendo a vedere telefilm senza stancarsi mai, ignorando completamente lo studio e i risultati si vedono: fuoricorso da circa mille anni, la sua preoccupazione principale è quella di riuscire ad essere in paro con i recuperi, almeno una volta nella vita. Le piace leggere, scrivere ed ha una passione quasi ingestibile per le cose oscene.

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